(ASI) Lettere in Redazione. Se in Italia ci fosse ancora la Socializzazione delle aziende, il caso FIAT, nelle forme drammatiche in cui oggi minaccia centinaia di migliaia di posti di lavoro, non esiterebbe. Con i dipendenti azionisti al 30% e presenti, con diritto di voto, nel consiglio di amministrazione, l’ipotesi di delocalizzare le fabbriche e di chiudere quelle italiane non avrebbe nessuna possibilità di realizzazione.
E’ la solita questione del conflitto tra liberalismo e socialità che permette a Marchionne ed alla proprietà di porre allo Stato, alternativamente, il ricatto sui posti di lavoro o la decisione di chiudere nonostante, tra l’altro, tutti gli aiuti ricevuti nel corso degli anni che è stato calcolato che costituirebbero più del 50% del valore azionario odierno dell’azienda.
Insomma, se gli aiuti fossero stati un prestito anziché un regalo, lo Stato italiano sarebbe oggi l’azionista di maggioranza della FIAT ..!
Quello che il Fascismo aveva stabilito con la Socializzazione è che il lavoro non può essere un mero rapporto di prestazione d’opera remunerata, me è espressione di un rapporto sociale ed umano che trascende il puro aspetto economico e che, intervenendo sulla dignità delle persone e sul loro ruolo nella comunità, coinvolge l’essenza dei rapporti sociali e come tale rientra nelle competenze dello Stato che lo salvaguarda e lo controlla.
Con la socializzazione, il lavoratore cessa di essere oggetto del rapporto e ne diventa uno dei soggetti rivoluzionandone la natura ed il significato etico e sociale.
Facendo dell’azienda una cosa anche sua, il suo apporto diventa più collaborativo, più cosciente, più partecipativo.
Allo stato attuale, in questa pseudo democrazia che altro non è che una oligarchia di gruppi di interesse, in nome di una libertà che all’atto pratico impegna solo una delle parti, il capitale può agire su basi puramente impostate sul massimo profitto senza tenere in alcun conto né i risvolti sociali, né l’impatto che le sue azioni possono avere sull’intera comunità nazionale!
Come abbiamo detto più volte, ma è opportuno ripetere, questo il frutto avvelenato della vittoria che l’oro ha avuto sul sangue nell’ultimo conflitto mondiale perché è in seguito a quella vittoria che l’economia ha prevalso sulla socialità, e l’Uomo è entrato al servizio del denaro anziché essere il denaro al servizio dell’Uomo!
E’ del tutto inutile dibattersi con discussioni e proposte sulla contingenza del problema Fiat perché il progetto di Marchionne e della proprietà non sono altro che la logica conseguenza di una stato d’essere della società e fino a quando non si riuscirà a ribaltare la scala assurda e disumana dei valori e delle priorità che essa adotta, il problema si ripresenterà ogni volta che l’inseguimento del massimo profitto lo richieda!
Non servono riforme.
Serve una civile rivoluzione che cambi la società ed i rapporti tra capitale e lavoro rendendoli più umani e meno finanziari.
Serve più umanesimo e meno ragioneria, più solidarietà e meno egoismo, più intelligenza aperta e meno pensiero gretto!
Sarà capace questa società di evolversi in quella direzione?
Purtroppo l’esperienza ci rende pessimisti ..!!