A confermare che gli Usa non hanno intenzione di smobilitare l'arsenale di morte dislocato lungo la penisola il nuovo rapporto del Fas, Fedration of American scientist dove la parola riduzione non viene minimamente menzionata mentre si parla in modo molto generico ed ambiguo di "significativa moderrnizzazione" in riferimento al potenziamento in atto in seno agli armamenti Nato.
la atomiche americane presenti in Europa sono sostanzialmente vecchie ed inoltre inadeguate al nuovo mondo, negli anni 60 i nemici della "democrazia statunitense" erano al confine con l'Italia, oggi la Nato ha praticamente accerchiato la rinata Russia di Putin. Ciò ha ovviamente reso necessario un ripensamento di questi armamenti, anche nella potenza e nelle dimensioni non a caso dal 2001 la Nato ed il Dipartimento della Difesa a stelle e strisce sonno mettendo a punto progetti ed operazioni per arrivare ad uniformare i quattro diversi modelli di bombe atomiche attualmente stoccate nel Vecchio continente.
Per il momento però tra guerre in corso e altre probabili, con la crisi economica che pesa anche sul bilancio della Nato, l'operazione di rinnovamento delle testate procederà molto al rilento, lo smantellamente inizierà solo nel 2016 e le prime teste nucleari create con il nuovo progetto non saranno pronte prima del 2019, in concreto saranno apportate milgiorie capaci di aumentare la precisione riducendo il fallout radioattivo conseguente all’esplosione, mentre la carica nucleare verrà riulizzata, con una potenza massima nell’ordine dei 50 chilotoni.
Nel frattempo però inizieranno gli addestramenti di nuove truppe specilizzate capaci di utilizzare questi ordigni, in Italia hanno queste facoltà solamente i militari statunitensi di stanza a Ghedi o Aviano, ai nostri soldati non è concesso l'uso di questi mezzi.
Mentre a Vicenza stanno per prendere il via i lavori al Site Pluto, con quelli che alla Ederle che si dovrebbero chiudere a breve, l'Italia quindi si continua a mostare una semplice Portaerei degli Usa, ovvero di quella nazione che ci invase nel lontano 1943, irportando in Sicilia quella mafia che il prefetto Mori aveva scacciato, e che continua a chiamare umanitarie tutte le sue guerre di conquista.
Fabrizio Di Ernesto Agenzia Stampa Italia