Giornale multimediale Agenzia Stampa Italia Notizie, Mercoledì 14 Maggio 2025 - ore 18:42:31
×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 113
Libano. Visita al campo profughi di Chatila

(ASI) Sabra e Chatila è un nome che evoca sinistri ricordi, una tra le più inquietanti macchie di sangue che sporca la pur tragica storia recente del Libano. Gli effetti del conflitto israelo-palestinese erano già penetrati a Beirut da diversi anni, portando come conseguenza migliaia di morti a causa di atrocità compiute da tutte le parti coinvolte.

L’uccisione a sangue freddo di quelle diverse centinaia di civili, tuttavia, è universalmente considerata la peggiore espressione della guerra civile libanese.


Tra il 16 e il 18 settembre 1982
, le milizie falangiste guidate da Elie Hobeika, dopo aver fatto irruzione nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila, a Beirut ovest, compirono l’atroce mattanza con la complicità dell’esercito israeliano, che controllava la zona. Lo scenario che si presentò agli osservatori internazionali a massacro avvenuto, stando alle parole di alcuni cronisti, sembra la manifestazione di un incubo vissuto ad occhi aperti. Questi i ricordi di Elaine Carey, inviata del Daily Mail: “Io guidai il gruppo verso il campo di Sabra. Nessun segno di vita, di movimento. Molto strano, dal momento che il campo, quattro giorni prima, era brulicante di persone. Quindi scoprimmo il motivo. L'odore traumatizzante della morte era dappertutto. Donne, bambini, vecchi e giovani giacevano sotto il sole cocente”. L’italiana Oriana Fallaci, che ha raccontato il Libano della guerra civile attraverso un romanzo intitolato Insciallah, non usa giri di parole per descrivere il livello di barbarie consumatosi a Sabra e Chatila: “(..) E fortunati gli uomini uccisi subito a raffiche di mitra o colpi di baionetta, fortunati i vecchi sgozzati nel letto per risparmiare le munizioni. Le donne, prima di fucilarle o sgozzarle, le avevano violentate. Sodomizzate”

Questo il tono dei racconti, la descrizione delle immagini che affollano la mia testa durante la visita al cimitero sorto a poca distanza dal luogo di quel massacro.
Un prato di modeste dimensioni, al centro del quale si erge un cippo costruito in memoria dei defunti, e ai cui lati due enormi striscioni plastificati arrecanti frasi e foto commemorative. Un luogo disadorno, situato all’inizio di una lunga strada che conduce dove si trova, attualmente, il campo palestinese di Chatila. La percorro insieme a un gruppo di altri giornalisti italiani, rimanendo colpito dalla confusione di persone e auto che la caratterizzano. Ai lati della strada, si trovano negozi o chioschi di ogni genere, presieduti da venditori che ci guardano meravigliati, evidentemente non abituati a ricevere visite occidentali da queste parti. Giunti ad uno degli ingressi di quel fitto dedalo di stradine tortuose che è il cuore di Chatila, ci accoglie il responsabile della sicurezza del campo. E’ un uomo sui quarant’anni, un palestinese membro della sicurezza di Fatah (che controlla il campo), il quale vive qui da molto tempo. Insieme a lui facciamo il nostro ingresso in questo microcosmo della periferia di Beirut, un fazzoletto di terra affollato da diciassettemila persone, uno dei luoghi al mondo a più alta densità di abitanti. La guida ci racconta nei dettagli quello che è già lampante ai nostri occhi, ovvero la totale mancanza di una pur minima pianificazione urbanistica: l’estensione del campo è proibita, dunque si è sviluppata negli anni la disordinata tendenza ad ampliare gli edifici in altezza, così determinando pericoli di crolli. Le abitazioni diroccate sono soltanto uno degli aspetti degradanti di questo campo: i bambini giocano nell’immondizia, fili elettrici aggrovigliati pendono minacciosi sulle teste dei passanti, un piccolo pronto soccorso fatiscente, privo di alcuni elementari presidi medici, è l’unica risorsa sanitaria per queste migliaia di palestinesi. Ci viene spiegato che acqua e elettricità sono tra i principali problemi, cui difficilmente si prova a far fronte mediante qualche aiuto internazionale che talvolta viene elargito alle organizzazioni che si prodigano per il campo.


Passeggiando in questo labirinto, lo sguardo viene spesso catturato dal fitto campionario di scritte, murales e manifesti; messaggi di sofferenza e speranza, ma anche propaganda della variegata galassia di movimenti politici che proliferano tra i palestinesi. Ad oggi in Libano vivono circa 225mila profughi provenienti dalla Palestina, dislocati in 12 campi ufficiali. Ognuno di questi - come previsto dagli accordi de Il Cairo del 1969 - è amministrato dall’Olp e inaccessibile alle forze di sicurezza dello Stato libanese. Tuttavia, le dispute interne e il contesto agitato hanno, nel tempo, minato i fragili equilibri sanciti da quegli accordi. Quel fronte compatto che era un tempo la resistenza palestinese si è sgretolato negli anni. Si è assistito alla nascita di diverse correnti, spesso impegnate a scontrarsi in faide interne. Più di recente si è avuto, poi, il diffondersi di gruppi non votati all’interesse della patria palestinese, bensì al fondamentalismo islamico. Pochi giorni prima di visitare Chatila, saremmo dovuti accedere al campo profughi di Ein el-Hilweh, presso Sidone. Visto il recente approdo, anche in Libano, della crisi che infiamma la Siria, ci è stato categoricamente proibito di effettuare quella visita. La presenza di occidentali in luoghi in cui l’autorità dell’Olp e di Fatah non riesce a prevalere su gruppi di estremisti salafiti costituisce un pericolo, viepiù aggravato in un momento di tensione come questo. Si ha l’impressione che si stia diffondendo un’aria di caos, ancor più umida e maleodorante di quella che abbiamo respirato all’interno del campo di Chatila. Un’aria che non presagisce un futuro roseo: né per il Libano, né per la Palestina, né per tutto il Medio Oriente.

Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia

 

 

 

ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione

 
L'onestà intellettuale crea dibattito e stimola nelle persone l'approfondimento. Chi sostiene l'informazione libera, sostiene il pluralismo e la libertà di pensiero. La nostra missione è fare informazione a 360 gradi.

Se credi ed apprezzi la linea editoriale di questo giornale hai la possibilità di sostenerlo concretamente.
 

 

 

Ultimi articoli

L’Uruguay piange l’ex presidente José, 'Pepe' Mujica

(ASI) L’Uruguay piange il suo ex presidente José, 'Pepe' Mujica, ex guerrigliero che mise la lotta alla povertà ed alle disuguaglianze in cima alla sua agenda politica.

Gli Stati Uniti riprendono contatto con la realtà, ora l’obiettivo è un accordo paritario con la Cina

(ASI) Lo scorso fine settimana, le delegazioni di Cina e Stati Uniti si sono incontrate a Ginevra per due giorni di colloqui sulle relazioni commerciali, pesantemente compromesse dai dazi ...

Bonus bollette 2025: come funziona e come si ottiene

(ASI) - Approvato definitivamente in Senato attraverso il cosiddetto Decreto Bollette 2025 in vigore dal 30 aprile, questo bonus è stato concepito dal Governo per fronteggiare le importanti conseguenze economiche dovute all’emergenza ...

Intelligenza Artificiale: De Bertoldi (LCD – Lega), “grande opportunità in grado di determinare la quarta rivoluzione industriale”

  (ASI) "Ritengo l’intelligenza artificiale una grande opportunità, al punto da poter rappresentare la quarta rivoluzione industriale. Gli investimenti previsti entro il 2028 superano i 630 miliardi di dollari, indicando una ...

iSwiss pronta a investire 435 milioni nel patrimonio demaniale italiano

(ASI) Il gruppo bancario iSwiss, attraverso il proprio hedge fund con sede a New York, sta preparando un’importante operazione finanziaria basata su immobili di proprietà dello Stato italiano. Il ...

Bene! nel weekend all’autodromo di Magione per Alberto Naska: tre podi in cinque gare

Secondo appuntamento LegendsCar Italia: un out e due primi posti & Seconda data Lotus Cup Italia: un secondo ed un quarto posto per Alberto Naska

India-Pakistan: basterà la fragile tregua voluta da Trump per evitare lo scontro fra le due potenze nucleari?

(ASI) - Il conflitto tra India e Pakistan ha origini storiche e profonde, sin dal 1947 quando l’intera regione venne suddivisa in due stati distinti, spinti da due maggioranze religiose ...

De Marino e Fernicola all’Happy Village di Marina di Camerota

(ASI) Riceviamo e Pubblichiamo - Martedi 13 e Mercoledi 14 Maggio 2025 Espedito De Marino sarà all’Happy Village di Marina di Camerota per due        &...

Referendum, Tiso (Accademia IC): “Andare a votare è un dovere civico e sociale”

(ASI) “Il voto referendario è un diritto costituzionale che appartiene a ogni cittadino. Tacere su questo momento cruciale per la vita democratica del Paese è un atto grave e irresponsabile”.

Riarmo, Maiorino (M5S): mobilitazione 5 aprile non si ferma

(ASI) Roma  - "Il Movimento 5 Stelle ha partecipato all’evento 'Il coraggio della pace disarma - Il nemico è la guerra' organizzato dalle associazioni che insieme a noi sono scese ...

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 113