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NATO, sette guerre chiamate con furbizia "operazione di Pace"

(ASI) Lettere in Redazione. Roma - Il 20 e 21 maggio si è tenuto a Chicago il summit dei 28 Paesi membri dell’Alleanza Atlantica. Sul Corriere Massimo Gaggi scrive che la Nato ha potuto celebrare "il successo della sua missione storica: un mondo che da oltre 60 anni non conosce vere guerre". Ah sì? In poco più di vent’anni la Nato, improvvisatasi, in nome di non si capisce bene quale diritto "poliziotto del mondo", ha inanellato sette guerre: primo conflitto del Golfo (1991), Somalia (1992), Bosnia (1995), Serbia (1999), Afghanistan (2001), Iraq (2003), Libia (2011).

 

In che senso queste non sono delle "vere" guerre? Perché le chiamiamo "operazioni di pace" o, preferibilmente, "missioni umanitarie"? Credo che oggi più nessuno oserebbe sostenere questa truffa linguistica. Più probabilmente per noi occidentali queste non sono vere guerre perché non hanno coinvolto i nostri territori e, grazie all’enorme superiorità militare e tecnologica, non c’è alcuna possibilità che li coinvolgano. Ma sarebbe difficile andare a dire ai circa 400mila civili iracheni, serbi, afgani, libici morti per causa diretta o indiretta, delle nostre aggresioni, delle nostre invasioni, delle nostre occupazioni e dei nostri bombardamenti ("effetti collaterali") che quelle che hanno subito non sono state delle "vere" guerre. Quattrocentomila vittime civili stanno in rapporto di 40 a 1 con quelle provocate, nello stesso periodo, dal terrorismo internazionale, Torri Gemelle comprese.

Al sicuro, sostanzialmente ancora ben pasciuti, preoccupati di mantenere con Activia la nostra "naturale regolarità", viviamo con la coscienza tranquilla mentre le nostre macchine belliche (perché ormai non combattiamo nemmeno più con gli uomini, con i soldati ma con i satelliti, con sistemi digitalizzati, con l’elettronica con i "droni", aerei senza equipaggio) perpetrano massacri su popolazioni più o meno lontane. Molto attenti alla nostra pelle abbiamo introiettato una totale indifferenza per quella altrui. Noi italiani abbiamo guardato con comprensibile orrore ciò che è avvenuto a Brindisi: quei corpi in fiamme, quelle membra semicarbonizzate, quei feriti a terra. Ebbene queste scene, e altre ancora più sconvolgenti, si ripetono quasi ogni giorno, a causa nostra, in Afghanistan e, sempre a causa nostra in Iraq perché con la demiurgica pretesa di portarvi la democrazia abbiamo scatenato una guerra civile fra sunniti e sciiti che sotto il pugno di ferro di Saddam non c’era. I giornali della "cultura superiore" coprono le guerre, pardon le "missioni umanitarie", dell’Occidente con l’omertà, le mezze verità, i silenzi.

Durante il summit di Chicago i Talebani hanno inviato ai Paesi della Nato un messaggio. Dice: "Ci rivolgiamo agli altri Paesi membri della Nato perchè non lavorino a favore degli interessi americani e rispondano alle richieste dei loro popoli ritirando immediatamente tutte le loro truppe dall’Afghanistan". In coda i talebani ringraziano Francois Hollande per aver anticipato a quest’anno il ritiro delle truppe francesi. Nessun giornale italiano ne ha dato notizia. Lo ha fatto l’Ansa, senza peraltro riferire il contenuto del messaggio ma solo per definirlo "minaccioso". A me pare invece molto civile, considerando che viene da uomini che da undici anni, pagando un tributo di sangue altissimo, si battono per la libertà del loro Paese da truppe di Paesi che, con violenza e arroganza, pretendono di sostituire i loro valori con i propri

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