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Crisi in Siria. Intervista a Jamal Abo Abbas, presidente Comunità siriana in Italia

(ASI) I siriani residenti in Italia sono circa sedicimila. Alcuni studiano, molti lavorano, tutti si sono costruiti una vita qui. Ed è per loro naturale, come per qualunque altro emigrato che vive lontano dalla patria, rivolgere spesso i propri pensieri - d’affetto, di nostalgia - verso la terra d’origine. In questo periodo, durante il quale violenze e disordine si sono impossessati della Siria come un flagello, essi hanno gli animi carichi di ansie per la sorte di parenti e amici, di preoccupazioni per l’incertezza che avvolge i destini del Paese.

Jamal Abo Abbas (nella foto, al microfono durante una manifestazione a Roma) è uno dei sedicimila siriani d’Italia, lavora come medico pediatra a Roma e ricopre un incarico di rappresentanza dei suoi connazionali, è infatti il presidente della Comunità siriana in Italia. La sua veste lo rende oltremodo sollecito in questo momento travagliato, è un costante tramite fra la Siria e la sua comunità qui residente. Non ha dubbi circa la natura di quanto sta avvenendo in patria, per questo recentemente ha organizzato alcuni presidi, uno dei quali sotto l’Ambasciata siriana, per denunciare le ingerenze straniere che starebbero “pilotando il caos” in Siria e per esprimere solidarietà al presidente Bashar al Assad. Lo abbiamo incontrato e ne è venuta fuori una breve ma interessante conversazione sulla Siria che proponiamo alla vostra lettura.

Presidente, lei è un convinto sostenitore della tesi della cospirazione esterna quale causa dei disordini in Siria. Può spiegarci quali sarebbero i motivi scatenanti di questa congiura contro il suo Paese e se individua dei responsabili precisi?

La Siria è l’unico Paese del Medio Oriente che ha una politica autonoma e l’unico che rivendica il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. Questi elementi spiegano la fonte e le ragioni dell’astio nei suoi confronti.

Nei fatti, cosa la fa essere convinto che le insurrezioni non siano solo dei moti spontanei ma principalmente manovre pilotate?

Non si tratta assolutamente di moti spontanei ma di una strategia atta a provocare violenze e a destabilizzare il Paese. I cosiddetti “insorti” - tra i quali figurano una miriade di mercenari afghani, libici, etc. - possiedono e utilizzano armi di ogni tipo, oltre a sistemi di telecomunicazione ultramoderni. E’ evidentemente un piano studiato da anni, curato nei dettagli affinché possa risultare vincente.

Il fronte di opposizione ad Assad è comunque molto ampio; non crede che molti oppositori siano mossi da sincere ed anche legittime rivendicazioni?

No, non lo credo. Le informazioni che pervengono qui in Occidente sono fuorvianti riguardo ciò che sta avvenendo in Siria. Se solo guardaste la televisione siriana che trasmette le manifestazioni a favore del presidente Assad, vi rendereste conto di come stanno le cose: milioni di siriani scendono ogni volta in piazza per sostenerlo. La maggioranza assoluta è dalla sua parte.

Consiglio nazionale siriano, Esercito Libero, etc… Ci può aiutare ad orientarci all’interno di quella disomogenea realtà che corrisponde all’opposizione?

E’ composta per lo più da stranieri, come ho detto prima principalmente arabi, afghani e sauditi. Al di là di quello che i media occidentali provano ad affermare, non esistono gruppi moderati. Coloro i quali stanno causando una guerra civile in Siria sono degli estremisti.

A Roma un gruppo di suoi connazionali che sostengono l’opposizione ha fatto irruzione notturna all’interno dell’Ambasciata siriana. Si è saputo che durante l’assalto hanno tentato di esporre la bandiera utilizzata dai “ribelli”, tuttavia i media italiani non hanno dato grande risalto all’accaduto e le istituzioni - almeno sembra - non hanno reagito con fermezza nei confronti dei responsabili di questo grave atto. Cosa sa di quanto è avvenuto e cosa ne pensa? Conosce siriani anti-regime che vivono in Italia?

Sì, conosco dei siriani anti-regime in Italia, i quali però sono tutti accomunati da una costante: in un primo momento stavano dalla nostra parte, alcuni sono anche venuti con noi a manifestare a favore del presidente, poi sono finiti ad ingrossare le file degli oppositori. Non mi spiego il motivo di questo loro repentino ripensamento.
Venendo all’assalto all’Ambasciata, credo che la definizione più corretta per inquadrarlo sia atto vile. Non è stato nulla di coraggioso o costruttivo, si è trattato semplicemente di una sceneggiata utile a fare un po’ di propaganda di stile cinematografico. Comunque sono convinto che le Istituzioni faranno la loro parte, noi siriani abbiamo fiducia nella Giustizia italiana.

La presenza dei salafiti tra le file dei rivoltosi è appurata da tempo, di recente ha rivendicato la propria partecipazione alle violenze anche al Qaeda. Ritiene che i timori della minoranza cristiana per un’eventuale caduta di Assad siano dunque fondati?

Certo che sono fondati. La caduta di Assad rappresenterebbe per i cristiani del Paese una tragedia. Essi verrebbero uccisi o, nella meno peggio delle ipotesi, cacciati fuori dalla Siria.

Come giudica l’atteggiamento dell’Italia rispetto a quanto avviene in Siria?

Non lo giudico, semplicemente perché non esiste una politica estera italiana. Esiste, invece, una politica americana che domina e determina le scelte dei Paesi suoi vassalli.

Dagli ultimi aggiornamenti che lei ha, qual è la situazione in Siria attualmente? Come immagina il suo Paese in futuro?

La situazione è sempre molto critica, i recenti attentati terroristici a Damasco e ad Aleppo hanno alzato ulteriormente il livello di tensione. Non credo tuttavia che attaccheranno la Siria, perché questo causerebbe una terza guerra mondiale. Continueranno ad appoggiare il fondamentalismo, fino ad esasperare la guerra civile. Gli americani hanno gettato la maschera: di facciata hanno detto fino a ieri di combattere al Qaeda, oggi sostengono questo gruppo terrorista anche finanziandolo affinché operi in Siria.

Federico Cenci Agenzia Stampa Italia




 
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