(ASI) La Corte Penale Internazionale (CPI) con sede all'Aja ha emesso un mandato di arresto contro Vladimir Putin nel marzo 2023, accusandolo di crimini di guerra legati alla deportazione illegale di bambini ucraini dalle zone occupate dalla Russia. Questo mandato è valido in tutti i 123 Paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma, tra cui l'Ungheria.
Ieri la CPI è tornata alla carica, chiedendo al primo ministro ungherese Viktor Orbán l'esecuzione di questo mandato d'arresto in occasione dell'annunciato incontro bilaterale Putin-Trump a Budapest. Analoga accusa è stata formulata a novembre 2024 nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per quello che una Commissione indipendente dell'ONU ha definito "genocidio" durante l'ultima guerra a Gaza.
Netanyahu non si è preoccupato più di tanto della spada di Damocle che pesa da quasi un anno sul suo capo. Tuttavia non poteva ignorare completamente questa minaccia, Prova ne sia la strana rotta seguita dal suo aereo nel recente viaggio verso New York per partecipare all'Asemblea Generale dell'ONU. Dopo aver decollato, il velivolo di Stato israeliano ha infatti attraversato lo spazio aereo di Grecia e Italia ma ha evitato accuratamente i cieli di Francia e Spagna. Tutte e quattro le nazioni avrebbero potuto e dovuto eseguire il mandato di cattura, ma il primo ministro israeliano sapeva che Atene e Roma non avrebbero fatto nulla. Medesime certezze, evidentemente, non erano giunte da Madrid e Parigi, specialmente dalla prima.
Mentre tutti gli occhi saranno puntati sul vertice in terra ungherese, decisivo e importante per la pace tra Russia e Ucraina, nessuno sembra più voler parlare del mandato contro Netanyahu, nemmeno gli stessi giudici che l'hanno emesso. Semplice dimenticanza? Se non fosse così, sarebbe molto grave.
*Immagine generata da A.I. Microsoft Copilot.



