Poi, la Guida suprema iraniana ha aggiunto: "Le realizzazioni nucleari e gli sviluppi tecnologici sono in linea con i legittimi interessi nazionali e fatte per far progredire il paese. Infatti, se alle nazioni fosse permesso di fare progressi in modo indipendente nei settori strategici quali l'energia nucleare, il settore aerospaziale, la scienza, la tecnologia e l' industria, non ci sarà spazio per il dominio tirannico delle potenze imperialiste". Infine, il leader della Rivoluzione Islamica, Ayatollah Seyyed Ali Khamenei ha concluso: "Le sanzioni nei confronti dell'Iran sono entrate in vigore subito dopo la vittoria della Rivoluzione Islamica, mentre la questione nucleare è una controversia di questi ultimi anni, quindi, il vero problema per i paesi dell'Occidente non è il nucleare iraniano, ma è la Repubblica Islamica che ha deciso di essere indipendente”.
Invece, l'Occidente, che è sempre più la terra del tramonto culturale, economico e politico, spesso, non passa giorno senza trovare l'occasione per stigmatizzare, con pretesti il più delle volte ridicoli, la politica nucleare iraniana, rea secondo loro, di costituire una minaccia atomica mondiale ed essere un pericolo militare per Israele.
Però, lo stesso Occidente (Usa-Israel centrico), colpevolmente si dimentica, per prima cosa, di portare prove inconfutabili alle sue accuse contro l'Iran. Stiamo parlando di riscontri oggettivi che non siano come quelli falsi prodotti per giustificare l' attacco all'Iraq. Per coverso, troviamo un Occidente, poco reattivo, che non si è indignato e nè ha agito politicamente, aprendo inchieste e facendo indagini internazionali per trovare e punire quei terroristi che, a partire dal 2007, hanno ucciso nella Repubblica Islamica cinque scienziati che erano coinvolti nel programma nucleare iraniano.
Inoltre, cosa grave, sembra ignorare il fatto che esiste una realtà assodata: Israele ha, come minimo, 200 ordigni atomici. Inoltre, lo stato ebraico non è soggetto, come avviene per la Repubblica Islamica né a periodici e minuziosi controlli Aeia (Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica) e né a sanzioni internazionali. Eppure, ci sarebbero i presupposti e i palesi rilievi che attesterebbero una certa pericolosità sulle volontà di un'importante parte dell'esecutivo di Tel Aviv. Non fosse altro perché gli unici a parlare di un attacco preventivo, in verità, sono stati gli israeliani.
Basterebbe prendere atto delle intenzioni manifestate recentemente e più riprese da Benjamin Netanyahu e dal ministro della Difesa Ehud Barak. I due esponenti del governo israeliano stanno cercando di convincere gli altri ministri del governo ad appoggiare un intervento militare contro l'Iran. Lo ha detto un alto funzionario israeliano, citato dal quotidiano Ha'aretz. Solo guerra psicologica? O altro? La domanda è la seguente. Perché esistono due pesi e due misure? Perché, allora si ingenera la paura solo quando si parla dell'Iran? Mentre si tace e non si agisce preventivamente nei confronti di Israele? Stante le dichiarazioni guerrafondaie dei suoi stessi membri di governo, se vere, non rappresenterebbero una più concreta minaccia per il mondo? Bisognerebbe approfondire meglio l'argomento e soprattutto avere il coraggio di vedere le cose stanno e non come vogliono farcele apparire i mezzi d'informazione al soldo degli usurai internazionali che, sottomettendo la politica alle logiche speculative a favore di pochi, hanno privato della sovranità le nazioni e affamato i popoli del pianeta!
Ettore Bertolini – Agenzia Stampa Italia