(ASI) Oltre 1.600 rappresentanti del mondo politico, imprenditoriale, delle organizzazioni internazionali e della società civile si sono riuniti in questi ultimi due giorni a Dalian, nella provincia nordorientale cinese del Liaoning, per l'ormai classico appuntamento con il Vertice Annuale dei Nuovi Campioni.
L'evento, giunto alla sua quindicesima edizione, si svolge sotto l'egida del Forum Economico Mondiale (WEF), tanto da essere conosciuto anche col nomignolo di "Davos estiva", un'edizione alternativa del dibattito sullo stato dell'arte dell'economia globale, che si trasferisce dalla celebre località sciistica svizzera all'Asia Orientale.
All'insegna del tema Prossime frontiere di crescita, il forum si è svolto in un momento particolarmente critico dal punto di vista geopolitico, tra guerre, crisi ed incertezze sull'immediato futuro, che giocoforza pesano gravemente sulle prospettive della produzione e del commercio internazionale.
Secondo lo storico patron del WEF, il Prof. Klaus Schwab, «per guidare la crescita economica futura» sarà necessario «abbracciare l'innovazione e rafforzare la collaborazione tra settori, regioni, nazioni e culture al fine di creare una società più pacifica ed inclusiva nonché un futuro resiliente».
A fare gli onori di casa ai numerosi ospiti, tra cui il presidente polacco Andrzej Duda e il primo ministro vietnamita Pham Minh Chinh, è stato il primo ministro cinese Li Qiang. «L'intelligenza artificiale, l'energia verde e la biomedicina sono i settori che credo promettano di diventare fondamentali comparti multimiliardari», ha detto il capo di governo del gigante asiatico, che ha aggiunto: «Per molti aspetti, la profondità della cooperazione internazionale determina la misura dello sviluppo umano».
Stando ai dati della Banca Mondiale, la crescita economica globale è prevista in ulteriore rallentamento per il terzo anno consecutivo. Alla fine di quest'anno, il tasso di crescita del PIL mondiale dovrebbe infatti diminuire al 2,4%, ovvero uno 0,2% in meno rispetto al 2023. Complessivamente, il periodo 2020-2024 dovrebbe confermarsi come il quinquennio più stagnante degli ultimi trent'anni.
Rimane, tuttavia, sullo sfondo la costante rappresentata dalla Cina, con la sua solida crescita. Pur entrata in una fase di "nuova normalità" da ormai quasi un decennio, passando dalla "doppia" alla "singola cifra", l'economia del Dragone continua a recitare un ruolo essenziale nel contesto dell'economia mondiale. Nel 2023 il suo PIL equivaleva al 17% di quello globale, contro il 6% del 2007, ed il suo contributo alla crescita planetaria è da diversi anni quasi un terzo del totale.
Al netto delle tensioni geopolitiche, delle reazioni di pancia e del wishful thinking espresso dai circoli e dagli analisti neoconservatori occidentali, la Cina resta dunque un attore imprescindibile. Non si tratta più e tanto dell'export di prodotti semilavorati o di beni di consumo verso le economie avanzate, che pure copre ancora una quota di mercato significativa, ma anche e sopratutto della creazione di nuovi o rinnovati poli che puntano ad affermarsi quali attrattori di capitali, tecnologie, infrastrutture, talenti e servizi ad alto valore aggiunto.
Con questo spirito avanguardistico, a partire dal 2013, il presidente Xi Jinping ha via via inaugurato 21 nuove zone-pilota di libero scambio (FTZ) in altrettante aree, col compito di condurre la Cina verso il secondo grande obiettivo centenario, quello previsto entro il 2049, per fare del Paese asiatico un leader globale nell'ambito dell'innovazione.
Per arrivare a questo sarà prima necessario portare a termine le riforme in atto sui fronti della semplificazione, della liberalizzazione e della giustizia. Sebbene permangano alcune difficoltà e la concorrenza sia elevata, le opportunità che il mercato cinese offre al resto del mondo sono già oggi molteplici, a cominciare dalla possibilità di esportare beni e servizi di fascia medio-alta, sfruttando il netto incremento dei consumi interni e il considerevole upgrade tecnologico e gestionale delle aziende locali.
I principali rischi provengono semmai dalla politica. Le tensioni commerciali e tecnologiche con Washington, i dazi paventati dall'Unione Europea, la situazione nel Mar Cinese Meridionale e nello Stretto di Taiwan sono tutte situazioni che, pur con origini ed evoluzioni storiche diverse l'una dall'altra, vanno ricondotte all'intenzione, sempre più esplicita, di alcuni ambienti politici trasversali statunitensi di mettere in difficoltà Pechino per impedirle l'ormai sempre più vicino - e fisiologico - sorpasso.
«Massimizzare i propri benefici a discapito degli interessi altrui o ricorrere ad azioni regressive di disaccoppiamento, distruzione delle catene di fornitura e costruzione di "piccoli giardini con alte recinzioni" non farebbe altro che aumentare i costi operativi, recidere i legami economici tra regioni del mondo ed aggravare tensioni e dispute», ha sottolineato Li Qiang dal palco di Dalian, aggiungendo che «tutto ciò trascinerebbe il mondo in una spirale distruttiva in cui la feroce competizione per una fetta più grande finirebbe per ridurre l'intera torta».
Il primo ministro cinese invita quindi il resto del mondo a «cogliere le nuove opportunità offerte dalla rivoluzione scientifico-tecnologica e dalla trasformazione industriale», coltivando quei nuovi motori di crescita che la Cina sta sviluppando con sempre maggior decisione. «Le attività di innovazione globale nel campo della scienza e della tecnologia sono diventate più intense e dinamiche che mai», ha spiegato Li, indicando come questo ciclo sia «alimentato principalmente dal progresso nelle tecnologie intelligenti, green e sanitarie», a fronte di sfide globali quali il cambiamento climatico, la crisi energetica ed altro ancora.
«Dal punto di vista del modello di business, con il progredire della rivoluzione sci-tech, l’organizzazione delle attività economiche e delle industrie sta subendo una rapida trasformazione, contraddistinta dalle caratteristiche del funzionamento basato su piattaforma, della struttura in rete e della presenza ubiquitaria», ha sostenuto il primo ministro, facendo riferimento in particolare ai servizi on-line, alla manifattura intelligente e al modello Consumer-to-Manufacturer (C2M), che consente alle aziende di personalizzare i prodotti venendo incontro alle esigenze dei consumatori attraverso l'utilizzo dei dati.
Quattro sono, in sintesi, le proposte di Li: approfondire gli scambi e la cooperazione nell'ambito scientifico-tecnologico; migliorare le fondamenta dello sviluppo green; salvaguardare un ambiente di mercato aperto; promuovere uno sviluppo inclusivo e reciprocamente vantaggioso.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia