(ASI) Dopo aver inviato una lettera di congratulazioni alle autorità della provincia del Guangdong e alle maestranze per l'inaugurazione del ponte tra le città di Shenzhen e Zhongshan, il presidente Xi Jinping si prepara a raggiungere la capitale kazaka Astana e quella tagika Dušanbe dove, dal 2 al 6 luglio, rispettivamente prenderà parte al prossimo vertice generale dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) ed effettuerà una visita di Stato.
La nuova infrastruttura, che ha aperto oggi al traffico, è la seconda grande opera ingegneristica nella regione della Greater Bay Area Guangdong-Hong Kong-Macao (GBA) dopo il ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao, inaugurato nel 2018 al termine di quasi dieci anni di lavori. Stavolta si tratta di un percorso di 24 km composto da un tunnel sottomarino, due ponti e due isolotti artificiali, che consentono di collegare le due importanti città del Guangdong in soli 30 minuti contro le 2 ore necessarie in precedenza. L'opera, particolarmente complessa, ha già battuto dieci record mondiali.
«Questo indica appieno che la modernizzazione cinese può essere raggiunta soltanto attraverso un solido lavoro, poiché tutte le grandi cause vengono realizzate attraverso azioni concrete», ha detto Xi Jinping nel suo messaggio, sottolineando il «duro lavoro» e l'«incrollabile determinazione» di tuttI coloro che hanno partecipato ai lavori e completato il progetto «con alta qualità».
Lo sviluppo infrastrutturale si conferma dunque uno degli assi portanti nel nuovo corso della politica di riforma e apertura, inaugurato da Xi al momento della sua ascesa al vertice dello Stato, nel marzo 2013. Intensificando l'avanzamento tecnologico ed ingegneristico del Paese, sotto il suo mandato presidenziale sono state inaugurate centinaia di grandi opere in Cina e all'estero per migliorare ed efficientare i trasporti e le interazioni commerciali.
Stella polare di questo massiccio processo di modernizzazione è senza dubbio l'Iniziativa Belt and Road (BRI), il mega-progetto lanciato nel settembre 2013 dallo stesso Xi con lo scopo di ricostruire le direttrici terrestri e marittime dell'antica Via della Seta. Teatro di quell'annuncio storico fu l'aula magna dell'Università Nazarbayev di Astana. «Per costruire rapporti economici più stretti, approfondire la cooperazione ed espandere lo spazio di sviluppo nella regione eurasiatica, dovremmo assumere un approccio innovativo e realizzare congiuntamente una "cintura economica lungo la Via della Seta"», disse in quell'occasione Xi.
A quasi undici anni di distanza da quel discorso, martedì prossimo il leader cinese tornerà nuovamente nella capitale kazaka. La SCO, creata nel giugno 2001 insieme a Russia, Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan, è oggi una delle organizzazioni intergovernative più grandi al mondo. Nel corso degli anni, ai sei Paesi membri fondatori si sono aggiunti attori di grandi rilievo come India, Pakistan e Iran, e molti altri Stati, piccoli e grandi, tra membri osservatori e partner per il dialogo.
Inizialmente nata come piattaforma di dialogo e cooperazione in materia di difesa e sicurezza in Asia Centrale, regione diventata via via più instabile nel corso degli anni Novanta subito dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, la SCO ha allargato il suo raggio d'azione a molte altre materie, dall'energia alle infrastrutture, dal commercio alla logistica, dal turismo alla cultura e così via.
Nella regione autonoma cinese dello Xinjiang, proprio a pochi passi dal confine con il Kazakhstan, sorge l'interporto di Khorgos, uno snodo logistico sempre più centrale nel quadro della rete China-Europe Railway Express (CRE), ovvero il trasporto merci ferroviario tra Cina ed Europa. Con il lancio della BRI, il moderno hub di Khorgos ha assunto, agli occhi di Pechino, quel ruolo strategico di via d'accesso verso Ovest un tempo svolto dal Passo d'Alataw, noto anche come Porta di Zungaria, dal nome della popolazione mongolica oirate che ne abitava la regione.
Da Khorgos, nel 2023, sono transitati 7.762 convogli della CRE, una cifra record, in crescita del 9,8% rispetto all'anno precedente. A partire dall'avvio delle operazioni nel 2016, il "porto secco" ha registrato il passaggio di oltre 33.000 treni merci nelle due direzioni, arrivando a coinvolgere 80 rotte ferroviarie Cina-Europa e collegando 45 città in 18 diversi Paesi dei due continenti [CGTN].
Quando saranno completati i lavori per la strutturazione del Corridoio Mediano, cioè la rotta internazionale trans-caspica (TITR) che dovrà migliorare la connettività tra Kazakhstan, Azerbaigian, Georgia e Turchia, la direttrice Khorgos-Aqtau-Baku-Batumi-Istanbul diventerà una delle più importanti linee di trasporto intermodale al mondo.
In questa zona del Paese transitano anche le linee A, B e C del grande gasdotto Cina-Asia Centrale che, diventate operative in fasi successive a cominciare dal 2009, trasportano direttamente l'"oro blu" dal grande giacimento turkmeno di Saman-Depe allo Xinjiang cinese, attraversando Uzbekistan e Kazakhstan. Considerando anche il contributo di questi ultimi due Paesi, attualmente l'intera infrastruttura ha una capacità complessiva di fornitura pari a 55 miliardi di metri cubi all'anno.
Il gas proveniente dalle tre linee viene nuovamente compresso negli impianti di lavorazione di Khorgos, e da qui convogliato verso le più avanzate province costiere. Nel 2022, su Khorgos sono transitati circa 43 miliardi di metri cubi di gas proveniente dall'Asia Centrale, ovvero l'11,8% del consumo nazionale complessivo di quello stesso anno [Xinhua].
In corso di completamento è invece la linea D, una pipeline da 30 miliardi di metri cubi di capacità annuale che, partendo da Galkynysh, altro ricco giacimento turkmeno, attraverserà Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan prima di entrare in Cina, nel territorio della Contea di Wuqia, all'interno della Prefettura Autonoma Kirghisa di Kizilsu, sempre nello Xinjiang ma molto più a sud di Khorgos.
I cinque Paesi della regione assumono dunque una rilevanza crescente per il gigante asiatico che è tornato, insieme a Russia e Turchia, ad esercitare un'influenza significativa in Asia Centrale su più fronti - energia, commercio, infrastrutture, investimenti, trasporti, sicurezza, turismo e cultura - senza dimenticare il "sesto elemento", cioè l'Afghanistan, entrato nella SCO in qualità di partner per il dialogo ormai dodici anni fa: un grande punto interrogativo ma anche una sfida ambiziosa per la leadership cinese, intenzionata a conseguire un successo diplomatico laddove gli Stati Uniti e l'Occidente hanno fallito.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia