(ASI) Ha preso il via ieri il Chūnyùn, ovvero la stagione vacanziera più importante per i cinesi in inverno. Si tratta di un periodo di quaranta giorni, che comincia due settimane prima del Capodanno lunare, previsto quest'anno per il prossimo 10 febbraio, e si allunga nei venticinque giorni successivi.
In circa un mese e mezzo, decine di milioni di cinesi si spostano per visitare città o siti culturali e paesaggistici ma anche - nel caso dei migranti interni - per rientrare nelle città o nei villaggi di origine, producendo enorme un flusso di spostamenti, con ricadute significative sul mercato del turismo.
Stando alle stime del Ministero dei Trasporti, riportate ieri da Xinhua, durante il Chūnyùn di quest'anno si prevedono 9 miliardi di viaggi passeggeri con un impatto considerevole sul settore dei trasporti pubblici, a partire da quello ferroviario, vero e proprio fiore all'occhiello della tecnologia e della logistica del Paese, che ad oggi dispone di una rete ad alta velocità superiore ai 43.000 km di estensione: la più lunga al mondo.
Secondo China Railway, il gestore ferroviario nazionale, in questi quaranta giorni saranno 480 milioni i passeggeri cinesi che saliranno a bordo dei convogli per spostarsi: una media di 12 milioni al giorno, per un incremento del 37,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, quando il Paese aveva già eliminato la politica zero-Covid. Basti pensare che soltanto tra il 12 ed il 26 gennaio scorsi sono già stati venduti 230 milioni di biglietti ferroviari.
Per venire incontro alla grande mole di richieste, gli operatori ferroviari cinesi hanno messo in campo un servizio che garantisce 12.700 treni al giorno sino al 10 febbraio e 12.800 sino al termine del Chūnyùn, con un aumento della capacità di trasporto passeggeri rispettivamente del 14,4% e del 12,6% sul 2019. Gli operatori aerei non sono stati certo a guardare: anche in questo caso si è deciso di potenziare l'offerta per la stagione aggiungendo 2.500 voli, considerando la probabile domanda di viaggi all'estero verso destinazioni ormai molto popolari tra i cinesi come Sud-est asiatico, Giappone, Corea del Sud ed altri Paesi limitrofi [Xinhua].
Al di là degli specifici benefici per il settore turistico e per l'indotto, i numeri confermano lo stato di grazia dei consumi già osservato lo scorso anno e lasciano presagire un graduale consolidamento della ripresa economica dopo un 2023 globalmente positivo, segnato da una crescita del PIL al 5,2%, da un commercio estero ancora rassicurante (+0,2%), da nuovi investimenti in capitale fisso (+3%) e da un reddito disponibile pro-capite che continua ad aumentare (+6,1%) [Dezan Shira and Associates].
L'anno appena conclusosi è stato tuttavia denso di incertezze, legate non solo a fattori interni come la gestione della crisi del colosso immobiliare Evergrande, l'aumento della disoccupazione giovanile e la crescente sfiducia degli investitori sul mercato azionario, ma anche e soprattutto a fattori esterni come la guerra in Ucraina, la stagnazione dell'Eurozona, i conflitti e l'instabilità in Medio Oriente. Tutti rischi che devono ancora essere pienamente scongiurati.
La trasformazione del modello di sviluppo avviata da Xi Jinping nel suo primo decennio di presidenza (2013-2022) ha comportato l'implementazione di una serie di riforme che stanno cambiando il volto del Paese, cercando al contempo di venire incontro alle esigenze di una società e di un mercato in continua evoluzione, come testimonia anche il dato demografico [2,08 milioni di abitanti in meno nel 2023], per ora non così impattante come ritengono alcuni analisti occidentali ma significativo del cammino intrapreso dalla Cina verso lo status di economia pienamente avanzata, che sarà raggiunto tra il 2035 e il 2049.
La priorità conferita dalla leadership alla qualità manifatturiera, all'innovazione tecnologica [in particolare nell'ambito delle infrastrutture sia fisiche che digitali] e alla sostenibilità della produzione hanno già da nove anni avviato una fase di nuova normalità, caratterizzata da tassi di incremento del PIL ad una sola cifra ma più attenta al benessere generale della popolazione. Una fase in cui, non a caso, i consumi interni rappresentano il primo fattore di crescita dell'economia.
La strategia della "doppia circolazione" approvata nell'ottobre 2020 ha rafforzato questa tendenza: non uno stravolgimento del focus di governo ma una rimodulazione del rapporto - che resta comunque simbiotico - tra circolo economico interno e circolo economico esterno, con il primo cui viene conferita la priorità rispetto al secondo.
Dopo il lancio delle Zone-Pilota di Libero Scambio (FTZ) - ben 21 tra il 2013 e il 2020 - che hanno nettamente modernizzato le vecchie Zone Economiche Speciali (SEZ), rimpiazzandole, il nuovo piano generale di riforma e apertura procede speditamente, malgrado un fisiologico rallentamento durante la pandemia. Per comprendere le opportunità offerte dal mercato cinese in questa nuova era sarà dunque opportuno ragionare in termini molto diversi rispetto al passato, fuori dagli schemi consolidati.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia