Cina. Dieci anni dopo, a che punto è lo sviluppo delle zone-pilota di libero scambio?

(ASI) Era il 2013, all'inizio del mandato presidenziale di Xi Jinping, quando Pechino lanciò la prima zona-pilota di libero scambio (FTZ), nell'area metropolitana di Shanghai, centro nevralgico economico-finanziario del Paese.

Negli anni successivi, il governo ha via via aperto altre venti zone-pilota in altrettante province, municipalità o regioni autonome: Guangdong, Tianjin e Fujian nel 2015; Chongqing, Sichuan, Shaanxi, Henan, Zhejiang, Hubei e Liaoning nel 2016; Hainan nel 2018, due anni dopo collegata al locale porto-pilota di libero scambio (FTP); Jiangsu, Shandong, Hebei, Heilongjiang, Guangxi e Yunnan nel 2019; Pechino, Anhui e Hunan nel 2020.

Pensate per adeguare le politiche di riforma e apertura alla esigenze della nuova era, le zone-pilota di libero scambio rappresentano, nei fatti, una versione profondamente aggiornata ed avanzata delle vecchie zone economiche speciali, inaugurate da Deng Xiaoping nel 1980, agli albori della modernizzazione del Paese.

Le FTZ non si limitano ad attrarre capitali e merci tramite semplici sgravi fiscali e facilitazioni amministrative contingenti, ma fanno leva anzitutto su una serie di nuovi punti di forza, in primis la riforma generale della disciplina in materia di investimenti esteri [con una "lista negativa" ridotta dell'80% negli ultimi dieci anni], l'ascesa dei consumi interni quale principale motore di crescita e i grandi passi in avanti compiuti in tema di connettività.

L'imponente sviluppo delle infrastrutture, sia fisiche che digitali, registrato nel corso degli ultimi tre lustri ha completamente trasformato il volto del Paese asiatico, dando inoltre impulso a progetti di portata regionale, come la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), o addirittura globale, come l'Iniziativa Belt and Road (BRI), a sua volta suddivisa nei due piani paralleli e correlati della Cintura Economica della Via della Seta (SREB) e della Via della Seta Marittima del XXI Secolo (MSR).

Le zone-pilota sono distribuite in modo abbastanza uniforme in tutta la cosiddetta Cina interna, ed in particolare nelle aree costiere, precostiere ed insulari. Ne restano fuori, per il momento, tre delle cinque regioni autonome, ovvero il Tibet, lo Xinjiang e la Mongolia Interna, ma anche altre province come il Gansu e il Qinghai, molto distanti dai principali centri economici del Paese, o come il Guizhou, il Jilin e lo Shanxi, già incastonate tra le zone-pilota delle province vicine.

Tra le FTZ assumono una particolare importanza quelle operative in prossimità dei confini con altri Stati, quali la zona-pilota dell'Heilongjiang, provincia confinante con la Russia, quella dello Yunnan, provincia confinante con Laos, Myanmar e Vietnam, e quella del Guangxi, regione autonoma confinante con il Vietnam.

Come riporta Xinhua in un recente approfondimento, proprio dal terminal merci di China United International Rail Containers a Kunming, nella zona-pilota dello Yunnan, inaugurata nel 2019, transitano regolarmente, rispettando la catena del freddo, grandi carichi di durioni, pregiata frutta asiatica, coltivati in Thailandia e destinati ai mercati di Chongqing.

Grazie alla nuova linea ferroviaria Cina-Laos, il viaggio compiuto dai treni container per percorrere i circa 1.035 km che separano la capitale laotiana Vientiane dal capoluogo dello Yunnan, richiede appena 26 ore [contro le 9 o 10 ore dei treni passeggeri]. Tra il dicembre 2021, quando il nuovo servizio merci ferroviario è entrato in funzione, e lo scorso 31 agosto, dal terminal di Kunming sono partite complessivamente oltre 224.000 tonnellate di merci verso il Laos, dal quale sono invece arrivate in Cina 312.600 tonnellate.

I dati mostrano dunque lo stretto legame tra sviluppo economico e sviluppo infrastrutturale, in un quadro di intensificazione delle relazioni tra Pechino e i dieci Paesi membri del mercato comune del Sud-est asiatico (ASEAN). «Se confrontato con quelli su gomma e su nave, il trasporto ferroviario è più economico e più veloce, risparmiando tempo logistico prezioso per la frutta stagionale», ha affermato Xu Chao, vicedirettore generale della filiale di CRIntermodal a Kunming, ai microfoni di Xinhua.

Discorso analogo vale per il Guangxi, anch'esso profondamente coinvolto nella fitta tela dei rapporti tra Cina e ASEAN. Non a caso, appena dieci giorni fa, il capoluogo Nanning ha ospitato la 20a edizione dell'Expo China-ASEAN (CAEXPO). La zona-pilota della regione autonoma [assegnata per Costituzione alla minoranza etnica Zhuang] è composta da tre settori: l'area della stessa Nanning, il Porto di Qinzhou e l'area di Chongzuo.

Sospinto dalla FTZ, lanciata nel 2019, il Guangxi sta diventano un «nuovo corridoio per il commercio internazionale terra-mare di fronte ai Paesi ASEAN ed un importante snodo in grado di collegare la SREB e la MSR» [Xinhua]. Secondo quanto affermato da Liang Tong, funzionario del Porto di Qinzhou, nel 2022 il traffico merci container movimentato dallo scalo è aumentato del 79,3% rispetto al 2019, raggiungendo quota 5,4 milioni di TEU.

Nello stesso periodo è invece cresciuto di quasi quattro volte il carico complessivo via nave-ferrovia, con 442.000 container nel 2022. Lin Jiatian, di Sinotrans Guangxi, spiega che grazie all'intermodalità garantita dal Porto di Qinzhou, i tempi di percorrenza tra la megalopoli Chongqing e la città-stato di Singapore sono stati più che dimezzati, passando da 20 a 9 giorni.

Lo scorso 29 giugno, il Consiglio di Stato ha pubblicato un documento contenente nuove misure da implementare l'apertura istituzionalizzata di zone-pilota e porti-pilota qualificati, in linea con i più elevati standard internazionali. Come sintetizza Dezan Shira and Associates, queste misure comprendono un elenco di 33 articoli dedicati a sei aspetti fondamentali, mirati a «promuovere un ambiente commerciale fiorente».

Al momento sono soltanto sei le aree ritenute ammissibili nel programma di riforma: Shanghai, Guangdong, Tianjin, Fujian, Pechino e il Porto di Hainan. Queste dovranno sperimentare i nuovi provvedimenti finalizzati a stimolare ulteriormente il commercio e gli investimenti.

Secondo l'approccio empirico, tipico del riformismo cinese, se le misure presentate tre mesi fa dovessero sortire gli effetti auspicati, nei prossimi anni saranno gradualmente applicate anche alle altre zone-pilota. L'obiettivo della leadership, in ogni caso, resta sempre lo stesso: fare della Cina l'economia di mercato più competitiva al mondo. Il tempo ci dirà come saranno andate le cose.

 

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

 

 
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