(ASI) Bruxelles – A oltre tre mesi dai violenti terremoti che hanno portato morte e distruzione in aree geografiche già flagellate da instabilità politica e guerre, i più importanti attori globali non sono rimasti a guardare.
“Insieme per le popolazioni di Turchia e Siria” è il titolo della grande conferenza internazionale tenutasi il 20 marzo a Bruxelles. L’evento è il frutto dello sforzo dell’Unione europea nel sostenere in maniera concreta gli abitanti delle aree messe a ferro e fuoco dal sisma dello scorso febbraio.
A due passi dalle sedi delle principali istituzioni comunitarie, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il Primo ministro svedese Ulf Kristersson, presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea, hanno accolto più di sessanta delegazioni provenienti da tutto il mondo. Dagli Stati membri Ue ai rappresentanti delle Nazioni Unite, dalle istituzioni finanziarie europee e internazionali fino alle banche multilaterali di sviluppo, le più rilevanti organizzazioni globali hanno potuto confrontarsi e donare fondi a favore di turchi e siriani che da un momento all’altro hanno perso tutto o quasi.
L’esito di una lunga giornata di incontri e negoziazioni appare incoraggiante. Tra prestiti e sovvenzioni, la cifra complessiva raggiunta è pari a ben 7 miliardi di euro da ripartire fra Ankara e Damasco. L’Europa, da sola, ha erogato oltre 3 miliardi e mezzo, arrivando a coprire più della metà dell’ammontare totale. La Commissione di von der Leyen, ad esempio, ha stanziato oltre un miliardo. Per quanto riguarda i singoli Stari membri, Germania, Olanda, Svezia e Danimarca si sono rivelati quelli maggiormente generosi. Il nostro paese si trova al sesto posto in classifica, con tredici milioni donati alla Turchia e quattro milioni alla Siria. La Francia, invece, occupa il nono posto, preceduta da Polonia e Finlandia.
La lista delle nazioni donatrici non appartenenti all’Unione è piuttosto corposa. In particolare, le quote più consistenti sono state messe a disposizione da Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, i quali hanno superato paesi come Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Giappone, Norvegia, Svizzera, Nuova Zelanda. La catastrofe umanitaria innescata dal sisma non ha lasciato indifferenti nemmeno gli Stati meno floridi dal punto di vista economico. E così anche Serbia, Albania, Kosovo e Moldavia, nel loro piccolo, hanno voluto contribuire.
Le principali organizzazioni internazionali, tra cui l’Organizzazione internazionale del lavoro, la Banca europea per gli investimenti e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, hanno raccolto nel complesso quasi 93 milioni di euro in sovvenzioni. Oltre 4 miliardi di prestiti per la ricostruzione in Turchia, invece, sono arrivati dalle cosiddette banche multilaterali di sviluppo, vere e proprie banche finanziate dagli Stati per assicurare alle popolazioni povere virtuosi progetti di sviluppo. Nella lista dei donatori figurano la Banca mondiale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, la Banca europea per gli investimenti, la Banca per il commercio e lo sviluppo del Mar Nero.
“Abbiamo dimostrato al mondo che sosteniamo chi ha bisogno. Siamo sempre al fianco dei nostri interlocutori”, ha annunciato soddisfatta von der Leyen. Il presidente svedese Kristersson, a capo del Consiglio dell'Unione europea per sei mesi, ci ha tenuto a sottolineare i risultati tangibili che l’Europa è in grado di ottenere. “Abbiamo trasformato le nostre parole di cordoglio e solidarietà in azioni. E abbiamo dato una risposta forte, efficiente, coordinata per aiutare le persone colpite dai devastanti terremoti”, ha affermato.
L’Europa, d’altronde, si è mobilitata sin dal principio per fronteggiare gli effetti drammatici della catastrofe mediante il meccanismo comunitario di protezione civile. I dati diffusi dalla Commissione parlano di 8,6 milioni e di circa 10 milioni erogati nell’immediato rispettivamente a Turchia e Siria. Accanto all’impegno finanziario, l’Ue e alcuni collaboratori esterni hanno prontamente inviato sul posto squadre di ricerca e soccorso, squadre mediche, hanno costruito 5 ospedali da campo. Alla Turchia sono state consegnate 500 strutture abitative temporanee, 2.000 tende e 8.000 letti. Bruxelles non ha esitato, altresì, ad attingere alle proprie scorte strategiche per offrire agli indigenti cibo e beni di prima necessità.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia