(ASI) Bruxelles – I ministri degli Esteri europei si sono riuniti il 24 aprile. A coordinare i lavori l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell Fontelles. Molteplici i temi di scottante attualità all’ordine del giorno.
I diplomatici dei ventisette Stati membri hanno aperto il vertice ascoltando in videoconferenza il messaggio del collega ucraino, Dmytro Kuleba, che li ha aggiornati sugli ultimi sviluppi bellici. Al termine del collegamento si è svolta della discussione, durante la quale è stato ribadito l’appoggio all’esecutivo di Volodymyr Zelensky.
Nel comunicato stampa finale, Borrell ha confermato l’intenzione di aiutare l’Ucraina finché non si giungerà a una “pace giusta”, che tenga sufficientemente conto delle esigenze di un paese violato dall’ingiustificata aggressione esterna. Fino ad allora, l’Europa non smetterà di rinforzare le capacità di difesa di Kyiv, mobilitandosi su più fronti.
La missione di assistenza militare dell’Unione “EUMAM Ukraine” continuerà ad addestrare i soldati ucraini sul campo, concentrandosi sulle tecniche di difesa dagli attacchi avversari. L’obiettivo dichiarato consiste nel formare entro la fine dell’anno ben 30.000 uomini. Alle operazioni di addestramento si uniscono i 13 miliardi di soldi comunitari sin qui versati alle casse di Kyiv sottoforma di sostegno militare. Bruxelles, inoltre, nei mesi scorsi ha lanciato un ambizioso programma in tre fasi mirato a consegnare un milione di munizioni d'artiglieria entro il 2023, attingendo sia alle scorte europee sia all’acquisto congiunto da parte degli Stati membri.
La prima fase, che prevedeva l’erogazione di un miliardo di euro per tamponare le esigenze più urgenti dell’esercito ucraino, è stata portata a termine con successo. I ministri degli Esteri hanno concordato di procedere speditamente per concretizzare la seconda, quella cioè dell’acquisto congiunto di nuove munizioni con fondi comunitari. Per quanto riguarda la terza fase, a breve la Commissione presenterà “proposte concrete” per aumentare la produzione dell’industria bellica europea, in modo da evitare il più possibile il ricorso a rifornitori esterni.
A proposito dell’andamento del conflitto, non si è fatta attendere una stoccata all’atteggiamento piuttosto ambiguo della Cina. Pechino, infatti, ha recentemente redatto una “proposta di pace” assai controversa, caratterizzata dalla maniacale cura a non schierarsi apertamente. “Per un processo di pace credibile e onesto è necessario parlare anche con Kyiv e recarsi sul posto per vedere l'aggressione attraverso gli occhi di coloro che vengono bombardati”, ha affermato Borrell, riferendosi alla mancata visita di Xi Jinping a Zelensky. L’Alto rappresentante ha ammonito il paese del dragone a rispettare le regole del diritto internazionale “nella loro interezza e non in modo selettivo”.
Non è un segreto, d’altronde, il fastidio provato dalle cancellerie occidentali per il silenzio di Xi nei confronti delle azioni violente di Vladimir Putin. Allo stesso tempo, però, non è nemmeno possibile ignorare l’ancora eccessiva dipendenza dell’Europa da numerose risorse e materie prime cinesi. E così, Borrell ci ha tenuto a sottolineare la necessità di collaborare “nelle aree in cui gli interessi dell'Ue e della Cina convergono”, citando ad esempio la lotta al cambiamento climatico.
Il Consiglio ha, poi, deciso di contrastare le indebite influenze russe negli Stati orientali che hanno espressamente manifestato l’intenzione di aderire all’Unione europea. È il caso della Moldavia, dove la tensione è salita alle stesse dopo che i servizi segreti ucraini hanno rivelato l’esistenza di un piano del Cremlino per rovesciare il governo filo-europeo e sostituirlo con un esecutivo fantoccio, in tutto e per tutto assoggettato a Mosca.
I ministri degli Esteri hanno dunque deliberato di ascoltare il grido d’aiuto del presidente moldavo, lanciando una missione civile – la “EUPM Moldova” – della durata di due anni. La missione aiuterà le istituzioni locali a riconoscere e combattere i tentativi di interferenza straniera negli affari interni e nella sicurezza nazionale. Il Consiglio, in aggiunta, ha stanziato 40 milioni di euro per sostenere le capacità difensive del paese e non ha escluso sanzioni a carico degli agenti esterni malevoli. Borrell non ha perso l’occasione per accusare direttamente la Russia di “destabilizzare la Moldavia” e ha avvertito che l’Europa farà di tutto per proteggere “la sicurezza, l’integrità territoriale e la sovranità” della nazione.
Il braccio di ferro contro Putin si estende alla Siria e prende di mira l’appoggio del Cremlino al regime repressivo di Assad. Il Consiglio ha varato restrizioni nei confronti della società russa di ingegneria e costruzioni Stroytransgaz per “aver fornito sostegno al regime”. Colpito anche il cerchio magico del dittatore, compresi militari, membri dei servizi segreti imprenditori e persino familiari diretti di Assad, rei di contribuire alle violazioni dei diritti umani perpetrate sulla pelle di oppositori e civili. Ad oggi, 322 persone e 81 entità sono finite nella lista nera delle sanzioni europee. Ne consegue che non potranno più mettere piede sul suolo comunitario, né potranno beneficiare di fondi o servizi e i loro beni saranno congelati.
Analoghi provvedimenti hanno bersagliato l’Iran, dove ormai da mesi non si placano le pacifiche proteste di piazza innescate dal brutale omicidio della giovane Mahsa Amini, “colpevole” di non aver indossato correttamente il velo. L’Europa ha ripetutamente condannato con la massima fermezza l’ordinaria pratica del governo e delle forze dell’ordine di reprimere violentemente le manifestazioni, torturare e condannare a morte i giovani partecipanti in seguito a processi farsa.
Il Consiglio ha imposto nuove sanzioni, questa volta colpendo parlamentari iraniani, membri delle forze dell’ordine appartenenti al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche e una fondazione direttamente riconducibile al Corpo. Nel mirino pure la compagnia telefonica Ariantel, accusata di aver supportato la censura governativa sulle crudeltà commesse. Al momento, le restrizioni si applicano a un totale di 211 persone e 35 entità e, come nel caso siriano, consistono nel divieto di viaggio verso l’Ue, nel congelamento dei beni, nel divieto di percepire sovvenzioni o sussidi da istituzioni europee.
Bruxelles, lo ricordiamo, è ai ferri corti con Teheran anche perché imputa alle autorità di aver venduto alla Russia droni sistematicamente impiegati nella guerra in Ucraina. I responsabili sono già stati colpiti da sanzioni, ma se la situazione non cambierà potrebbero presto arrivare nuove misure restrittive.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia