“La situazione, come già stato ampiamente illustrato, è drammatica dal punto di vista sanitario e umanitario, in un Paese dove già si soffriva la mancanza di tutto da questo punto di vista, peggiorato molto a seguito della pandemia”, riferiscono le associazioni, in un appello indirizzato a Commissione europea, Onu e governo italiano. I vertici di Amsi e Co-mai ribadiscono “la solidarietà al popolo e alla comunità sudanese in Italia” e riferiscono alcuni dati e notizie che arrivano dal Paese: “Più di 500 morti e 4500 feriti, ma il bilancio sicuramente è più alto rispetto a ciò che è dichiarato; più del 71% degli ospedali è fuori uso, la maggioranza di questi nella capitale Khartoum. 14 sono stati bombardati, 19 evacuati. Solo 22 ospedali sono operativi, ma con grande difficoltà e mancanza di medici e materiale sanitario. Inoltre, sono stati sequestrati due laboratori biologici e virologici, con grande rischio di una guerra biologica. Mancano cibo, acqua, elettricità, farmaci e ambulanze e ci sono gravi difficoltà di trasporto. Numerosi feriti e cadaveri si trovano in strada e l'impossibilità di trasportarli accresce il rischio di diffusione del colera. Più di 1687 cittadini arabi e stranieri evacuati dal Sudan sono arrivati in Arabia Saudita (sono sudanesi e di altre 26 nazionalità)”.
Amsi e Co-mai si rivolgono dunque a tutti i Paesi europei, all'Onu, alla Commissione Europea, al governo italiano e alla Lega Araba, affinché attivino corridoi sanitari e umanitari, tutelino gli ospedali e inviino delegazioni di medici specialisti (Medici d'urgenza, Ortopedici, chirurghi, pediatri, ginecologi e anestesisti ) e infermieri. Occorre inoltre tutelare tutti i cittadini di origine straniera nel Sudan, compresi gli studenti arabi, yemeniti ed iracheni i quali chiedono aiuto da giorni”.
Foad Aodi - Agenzia Stampa Italia