(ASI) Bruxelles – Il decimo pacchetto di sanzioni appena adottato dal Consiglio europeo mira a indebolire il Cremlino, isolandolo sempre più sul complesso scacchiere internazionale.
Per gli esperti della Commissione, si tratta di “aumentare la pressione in risposta alla brutale guerra di Putin, che ha bersagliato ferocemente i civili e le infrastrutture critiche dell’Ucraina”.
L’Unione ha deliberato di aggiungere alla “lista nera” comunitaria altri 121 fra individui ed entità statali e private, molte delle quali direttamente coinvolte nel rapimento e nella successiva deportazione di bambini ucraini in Russia. Si tratta di dirigenti, alti funzionari governativi, capi militari, nonché delle autorità civili e politiche delegate da Putin all’amministrazione dei territori di recente occupazione. È il caso, ad esempio, delle regioni storicamente contese di Donetsk, Luhansk, Kherson, Zaporizhzhia, annesse lo scorso autunno tramite referendum giudicati illegali dalla comunità internazionale.
Nella lista nera europea figurano anche soggetti pubblici e privati gravitanti attorno al regime iraniano, reo di fornire all’esercito di Mosca droni e componenti militari impiegati nelle violente offensive ai danni dei civili. Viene preso di mira, poi, il gruppo mercenario russo Wagner. L’entità militare, accanita fiancheggiatrice di Putin, da vero e proprio braccio armato attivo pure in altri paesi esteri, dal Mali alla Repubblica Centrafricana. E non è certo un caso che proprio il Mali sia stato uno dei sette Stati a votare contro la risoluzione per la pace in Ucraina presentata a febbraio all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il decimo pacchetto prevede nuove restrizioni alle esportazioni verso un totale di 506 imprese del complesso militare e industriale moscovita. Gli Stati membri Ue non potranno più vendere “tecnologie sensibili che contribuiscono a potenziare le capacità militari e tecniche della Russia”. Si sta parlando di componenti elettronici per droni, missili, elicotteri, così come di telecamere termiche che potrebbero essere usate per fini militari.
Nel mirino sono finiti, inoltre, mezzi e materiali di varia natura suscettibili di approvvigionare la macchina bellica del Cremlino. Il nutrito elenco comprende veicoli quali autocarri, rimorchi, motoslitte, strumenti tattici quali generatori elettrici, binocoli, radar, bussole, componenti industriali e dell’elettronica quali parti e pezzi di ricambio per macchinari, pompe, macchinari per la lavorazione dei metalli, strumenti dell'industria aeronautica quali i turboreattori. Non sono sfuggite alla messa al bando nemmeno attrezzature vitali nel settore delle costruzioni – a prima vista innocue ma comunque riciclabili per scopi militari – come ponti o gru.
Secondo i calcoli della Commissione europea, l’impatto dei nuovi divieti è assai considerevole. Considerando l’andamento delle esportazioni nel periodo immediatamente precedente l’inizio della guerra, finora l’Unione ha emesso sanzioni che coprono quasi la metà del volume totale delle esportazioni verso la Federazione. Complessivamente, ad oggi il valore delle esportazioni congelate ammonta a circa 45 miliardi di euro.
Ma non finisce qui, perché il decimo pacchetto impone interdizioni anche alle importazioni per una somma pari a oltre un miliardo di euro. Nello specifico, costosi prodotti russi come il bitume, l’asfalto o la gomma sintetica non potranno più valicare i confini dell’Europa. Pure in questo caso, i dati della Commissione parlano chiaro: rispetto al periodo pre-bellico, il blocco delle importazioni ha intaccato il 58% degli scambi con Mosca, arrivando a sfiorare la cifra record di 90 miliardi di euro.
Alle proibizioni draconiane si aggiungono le sanzioni al settore finanziario. L’Unione, infatti, ha deciso di congelare i beni di altre tre banche russe: Alfa-Bank, Rosbank e Tinkoff Bank. Accanto a ciò, tali istituti di credito non potranno ricevere né fondi comunitari né alcun tipo di beneficio o agevolazione economica. Per di più, la Commissione ha ordinato ai suoi enti di vigilanza di rendicontare costantemente e con la massima precisione gli attivi in pancia alla Banca centrale russa. Questo permetterà, in futuro, di sfruttarne il valore per sovvenzionare il colossale progetto di ricostruzione dell’Ucraina.
Al di là delle consistenti misure fiscali e commerciali, il provvedimento contiene numerose altre restrizioni. Relativamente all’ambito mediatico, sono state censurate due nuove emittenti legate a doppio filo al sistema di potere di Putin. In passato erano già state prese di mira RT e Sputnik, incolpate di “inquinare deliberatamente lo spazio pubblico conducendo una crociata contro il sistema dell’informazione”. Stavolta è toccato alle filiali in lingua araba delle due emittenti, bollate come “organi che diffondono disinformazione e pura propaganda guerrafondaia”.
E non è tutto. Sono davvero tante, infatti, le restrizioni enumerate nel nuovo pacchetto. I cittadini russi non potranno più far parte di organi direttivi nelle società strategiche europee. A esclusione del gas naturale liquefatto, essi non avranno più la facoltà di usufruire del gas stoccato all’interno dell’Unione. Tutti i voli aerei provenienti dalla Federazione verso l’Ue – sia quelli diretti sia quelli che prevedono scali – dovranno essere preventivamente notificati alle autorità di controllo europee.
E ancora, ci saranno nuove misure per incentivare le aziende europee a disinvestire e chiudere i battenti in Russia. Tutti i beni congelati a entità statali o soggetti privati russi saranno sottoposti a una severa rendicontazione. Le armi vendute dall’Unione a paesi terzi non dovranno più transitare, durante il viaggio verso la destinazione finale, sui territori della Federazione.
Bruxelles ha annunciato, in aggiunta, che compirà tutti gli sforzi diplomatici necessari a persuadere i paesi terzi a collaborare nell’effettiva implementazione delle sanzioni. L’obiettivo è scongiurare che Putin riesca ad aggirare le conseguenze negative delle restrizioni alleandosi con gli Stati non appartenenti all’Unione.
A tale scopo sono stati rafforzati i poteri in mano a David O'Sullivan, da poco designato “Inviato speciale per l’implementazione delle sanzioni europee contro la Russia”. Nelle prossime settimane, l’ex ambasciatore dell’Ue presso gli Stati Uniti ed ex Segretario Generale della Commissione effettuerà numerose missioni diplomatiche per convincere le cancellerie extra-Ue ad applicare appieno le restrizioni.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia