(ASI) Dopo la chiusura del tradizione appuntamento annuale delle Due Sessioni, la Cina riparte con qualche consapevolezza in più. Appena preso il via, lo scorso 5 marzo, la terza sessione della 14a Assemblea Nazionale del Popolo, massimo organo legislativo del Paese asiatico, ha messo nero su bianco gli obiettivi generali di sviluppo socio-economico per quest'anno.
Secondo quanto indicato nel rapporto di lavoro del governo presentato dal primo ministro Li Qiang, nel 2025 l'economia cinese dovrebbe crescere all'incirca del 5%, creare oltre 12 milioni di nuovi posti di lavoro, mantenere il tasso di inflazione a ridosso del 2% e quello di disoccupazione nelle aree urbane attorno al 5,5%. È inoltre prevista una diminuzione di circa il 3% nel consumo energetico per unità di PIL ed una produzione di grano pari a 800 milioni di tonnellate.
L'idea comune alla base della programmazione annuale dell'esecutivo è quindi quella di una sostanziale stabilità, in continuità con il consolidamento della ripresa registrato lo scorso anno e con l'avanzamento delle riforme messe in cantiere dal 14° Piano Quinquennale (2021-2025): una postura che cerca anche di lanciare un monito al resto del mondo, invitando indirettamente i principali partner internazionali a risolvere le dispute in corso attraverso la negoziazione e ad evitare ulteriori escalation, militari o commerciali, a seconda dei casi.
Come era emerso lo scorso 7 marzo, durante la conferenza stampa del ministro degli Esteri Wang Yi, Pechino sta cercando di ritagliarsi un ruolo di stabilizzatore all'interno della comunità internazionale, affermandosi quale «pilastro del sistema multilaterale»: un'esigenza ancora più pressante dopo l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca ed i conseguenti sconvolgimenti nelle relazioni tra Washington e i suoi principali partner NATO, in particolare Germania, Francia e Canada.
L'azione diplomatica cinese, tanto più nell'attuale fase di forte riconfigurazione delle dinamiche della globalizzazione, procede parallelamente alle politiche macroeconomiche. In uno scenario caratterizzato da dazi, sanzioni ed elevata competizione strategica, inoltre, le due dimensioni si intrecciano inevitabilmente, condizionandosi a vicenda. Con un PIL pari quasi ad un quinto (19,6%) del totale mondiale ed un contributo di circa il 30% alla crescita globale, anche nel 2024 l'economia cinese si è confermata un fattore imprescindibile per la stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento.
«Andando avanti malgrado le difficoltà, siamo rimasti fedeli al principio generale di perseguire il progresso garantendo al contempo la stabilità», recita nel suo preambolo il rapporto sottoposto dalla Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme alla terza sessione della 14a Assemblea Nazionale del Popolo, pubblicato ieri in versione integrale. E più avanti aggiunge: «Abbiamo approfondito la riforma e l'apertura in tutti i settori e rafforzato la regolamentazione macroeconomica. Di conseguenza, l'economia è rimasta generalmente stabile, pur registrando una crescita costante».
Nella prima parte, il rapporto esamina undici punti relativi al lavoro svolto nel 2024: sono state introdotte «misure più solide e innovative» nella macroregolazione alla luce delle mutate condizioni; è stata approfondita complessivamente la riforma per «consolidare il dinamismo e la vitalità dello sviluppo»; è stata pienamente implementata la «strategia di sviluppo trainata dall'innovazione»; sono stati «stimolati i consumi e migliorati i rendimenti degli investimenti», liberando sistematicamente il potenziale della domanda interna; è stata accelerata la modernizzazione del sistema industriale, con la crescita costante di «nuove forze produttive di qualità»; sono state sviluppate nuove istituzioni per «un'economia aperta di livello più elevato»; sono stati coordinati gli sforzi per promuovere la nuova urbanizzazione e la rivitalizzazione rurale generale, compiendo «ulteriori passi in avanti nello sviluppo integrato città-campagna»; sono state adottate misure complessive per implementare la strategia di sviluppo regionale coordinato, «migliorando ulteriormente la configurazione economica regionale» del Paese; sono stati promossi sforzi in materia di conservazione ambientale, garantendo «netti passi in avanti verso una transizione verde in tutti gli ambiti»; è stata migliorata la capacità di sicurezza; sono state introdotte «misure solide e meticolose» per servire i cittadini attraverso l'erogazione di «forti tutele sociali».
La seconda parte, invece, si concentra sui compiti da svolgere nel 2025. In questo caso, i punti principali sono dieci: potenziare con forza consumi e rendimenti degli investimenti, e stimolare la domanda interna su tutta la linea; sviluppare nuove forze produttive di qualità alla luce delle condizioni locali ed accelerare lo sviluppo di un sistema industriale modernizzato; implementare a pieno regime la strategia di rafforzamento della Cina attraverso la scienza e l'istruzione, e potenziare la performance generale del sistema di innovazione del Paese; sfruttare appieno il ruolo-guida della riforma strutturale per la costruzione di un'economia socialista di mercato di alto livello; espandere l'apertura di alto livello, stabilizzare il commercio estero e gli investimenti esteri; incrementare la capacità di sicurezza in ambiti strategici ed assumere l'iniziativa per affrontare rischi e sfide; coordinare la nuova urbanizzazione con la rivitalizzazione rurale generale per promuovere lo sviluppo integrato città-campagna; coordinare l'implementazione delle strategie di sviluppo regionale per promuovere lo sviluppo interconnesso ed integrato delle regioni, e migliorarne la vitalità; compiere sforzi coordinati per tagliare le emissioni di anidride carbonica, ridurre l'inquinamento, perseguire lo sviluppo verde e far crescere l'economia con l'intento di accelerare la transizione verde in tutti gli ambiti dello sviluppo economico e sociale; intensificare gli sforzi per garantire e migliorare il benessere dei cittadini, accrescendo il loro senso di soddisfazione, felicità e sicurezza.
Non meno importante, la terza sessione della 14a Conferenza Politico-Consultiva del Popolo, massimo organo consultivo del Paese, cominciata il 4 marzo e conclusasi il 10, ha stabilito l'efficacia dei criteri e dei meccanismi della cosiddetta «democrazia popolare dell'intero processo», un concetto sviluppato dal presidente Xi Jinping a partire dal 2019. Distinguendosi dalle democrazie liberali, infatti, la leadership cerca di presentare il modello politico cinese come il costante sviluppo di un sistema consultivo a più livelli, da quello centrale a quelli locali, coinvolgendo le otto forze politiche non comuniste del Paese raccolte nel fronte unito patriottico, deputati indipendenti, esperti, professionisti, imprenditori, intellettuali o anche semplici comunità di cittadini per conoscere il loro parere in merito a singole decisioni relative a riforme, progetti, decisioni ed interventi di vario genere e su diversa scala.
L'ultima plenaria di questo peculiare consesso, fondato in Cina nel lontano 1949, ha così confermato il suo ruolo trainante in questo processo di graduale democratizzazione, certamente complesso e non privo di contraddizioni. «La sessione ha dimostrato la forza politica della Conferenza Politico-Consultiva e la vitalità della democrazia popolare dell'intero processo in Cina», ha affermato Wang Huning, presidente della Commissione Nazionale del principale organo consultivo del Paese asiatico.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia