Istruzione e sanità: i due ambienti per i quali combatte l’associazione “ContiamoCi!”

Al primo evento in Umbriaospiti d’onore il presidente Dario Giacomini e la responsabile scuola Elisabetta Frezza

 (ASI) Perugia – Scuola. Una parola che porta in sé il futuro della nostra società. Un argomento caro all’associazione “ContiamoCi!” fondata in piena pandemia Covid, nel 2021, a Vicenza su iniziativa del medico Dario Giacomini.

Sabato 15 marzo, presso la sala Santa Chiara di Perugia, “ContiamoCi!” – Umbria”, in collaborazione con il movimento giovanile “Officina 451”, è stato presentato il libro “Per una scuola che torni ad essere scuola”. Il libro, curatodalla responsabile scuola dell’associazione “ContiamoCi”, Elisabetta Frezza, come si capisce dal titolo, tratta lo spinoso tema della scuola e dell’istruzione. Questo libro racchiude i vari interventi fatti da gruppo di insegnanti di varie materie ed appartenenti a diversi grado ed ordine di scuola durante un convegno organizzato dall’associazione a Roma. Il volume in questione è uno strumento utile per tutti coloro che vogliano riflettere sulla scuola, sulle cause che l’hanno mandata in crisi e la sta portando al collasso. Il convegno è stato un coro di voci armonizzate tra loro che ha dipinto un quadro realistico della scuola italiana.Qualche mese fa si è tenuto anche un secondo convegno che porterà alla pubblicazione di un altro volume dal titolo “Salvare i saperi per salvare la scuola”.

Nel suo intervento, la dottoressa Frezza, madre di cinque figli, ha affermato: “Il processo di degenerazione della scuolaitaliana, oggi posseduta del demonedell’innovazione, è iniziato tre decenni fa.Si sono susseguite delle riforme che sono andate tutte nella direzione segnata dall’importazione massiccia in Italia, che già funzionava e formava teste pensanti, di un modello pedagogico proveniente dagli Stati uniti. Purtroppo, questo modello nella sua terra di origine si era già rivelato fallimentare”.

Nel suo intervento la Frezza ha analizzato molto nel dettaglio come si sia arrivati alla situazione odierna della nostra scuola citando il filologo statunitense Eric Donald Hirsch,che negli anni 90 scrisse il libro, di recente traduzione italiana da due insegnati dell’associazione “ContiamoCi!”, dal titolo “Le scuole di cui abbiamo bisognoe perché non le abbiamo” dipinge il quadro della scuola americana pre-universitaria dichiarandone il disastro totale.

“Questo modello pedagogico americano– ha spiegato - tende a svuotare la scuola della didattica trasmissiva delle conoscenze, spostandola sulle competenze e sul saper fare a sfavoredei libri, la scrittura e la parola. Non a caso oggi i ragazzi fanno fatica ad impugnare correttamente la penna, a prendere appunti, non sanno comprendere periodi complessi perché hanno un lessico sempre più consunto e fanno scarso uso dei tempi verbali.Questo impoverimento è molto frustrante anche per loro perché riduce la loro capacità di comunicare.Dentro la parola risiede il ragionamento e la comunicazione. Solo comunicando correttamente si può esprimere se stessi e capire l’altro.Ora invece i ragazzi sono chiusi dentro i loro schermi e in se stessi. La scuola 4.0, quella scaturitadalla pandemia, è l’ultima declinazione di questo processo, il quale vuole che lo scolaro si formi in un ambiente onlife che è diventato un ecosistema di apprendimento dove le immagini sostituiscono le leggi della realtà e dove il docente è un semplice sovraintendentedel lavoro dello studente e non più il promotore del sapere. La scuola si sta svuotando del sapere e del suo contenuto culturale. Anche la nostra lingua italiana ha ceduto il passo agli sloganche riproducono il linguaggio massmediatico e questo ha fatto sì che la lingua letteraria sia diventata incomprensibile perché non hanno più gli strumenti per capirla.

“La scrittura a mano,in particolare quella corsiva, che non viene più insegnata,- ha continuato la Frezza - toglie ai ragazzi la manualità fine ed attitudini superiori che scrivendo a mano si acquisiscono gradualmente come ricorda unproverbio russo “’a mano ricorda’. Un concetto viene afferrato anche attraverso la memoria muscolare che passa per la mano. La scrittura aiuta l’apprendimento. L’ambiente di apprendimento diventando onlifeapre scenari distopici sulle menti in formazione che crescono sovrapponendo il virtuale al reale, faticando a fare un confronto con una realtà concreta. Inoltre, questa connessione permanente ai dispositivi cui sono sottoposti i nostri ragazzi è incentivata ed istituzionalizzata anche dalla scuola.Li stiamo abituando ad interiorizzare il controllo avendo un dispositivo, lo smarphone, che è sempre vigile su di loro in ogni momento della loro vita. Tutto ciò che è smart ti sorveglia. Stessa cosa accade con il Portfolio,un pacchetto di dati che vengono inseriti fin dall’asilo per tutta la carriera scolastica. In questo modo un discente non ha più il diritto di superare le sue difficoltà. Non c’è più il diritto all’oblio degli errori passati. In questo modo il concettodegli errori che servono a crescere viene meno perché nel Portfolio gli errori di ciascun alunno rimangono lì e tutti possono trarne un pretesto per deciderneil loro futuro. Tutto questo haefficacia predittiva sulla base degli errori o dell’eccellenza che ha commesso in passato”.

La dottoressa ha concluso il suo intervento sostenendo che: “La scuola 4.0 non giova agli studenti,né agli insegnanti, né alla cultura. Giova unicamente ai monopolisti delle tecnologie educative. Anche il registro elettronico è stato introdotto sulle ali della comodità, ma taglia il rapporto tra lo studente e la sua famiglia. I genitori possono controllare in diretta quello che accade a scuola al proprio figlio, ma in questo modo si è sottrattoil senso di responsabilità per entrambe le figure. Si riscontra inoltre una infantilizzazione nella categoria dei genitori che dovrebbero restare vigili e guidare i ragazzi a saper pensare”.

Durante l’incontro, moderato dal docente e referente Umbria “ContiamoCi!”, Stefano Falcinelli, è intervenuto anche l’ex sindaco di Perugia, Mario Valentini: “Siamo dentro un buco nero, ma non credo che siamo alla fine del sistema della libertà e della democrazia. Il filosofo perugino Capitini ci insegna l’importanza della consapevolezza.La battaglia èquella di non abbandonarsi al deserto civile che coinvolge ogni classe sociale.Le nostre famiglie, e non solo la scuola, possono essere di grande aiuto per indirizzare i nostri giovani verso obiettivi di civiltà e di consapevolezza”.

Poco prima che avesse inizio l’evento,il presidente di “ContiamoCi!”, Dario Giacomini, ha rilasciato una breve intervista al nostro giornale.

Qual è lo spirito che muove le persone all’interno dell’associazione?

“In qualità di medico, l’associazione è nata per motivi legati all’attacco che è stato fatto al corpo della persona con il Decreto n.44/2021 e l’obbligo vaccinale per i sanitari durante la pandemia Covid. Mi sono sentito in dovere di dire quello che pensavo intorno ad una mia esigenza, condivisa inizialmente nel mio ospedale e successivamente in tutta Italiada molti sanitari, che avevano trovato nelle mie parole un momento di conforto e consapevolezza che non intendevano barattare le proprie libertà con il lavoro. Non si possono far sottostarei diritti costituzionali di lavorare, studiare e circolare di una persona ad un obbligo che incide sulla propria salute e sul proprio corpo. Da medico sapevo quali erano i limiti di questa terapia e quelle che potevano essere anche altre soluzioni da mettere in pratica. Durante la pandemia si è voluto trasformare il medico in un agente governativo che doveva convincere la popolazione della bontà di una operazione politico-sociale e per nulla sanitaria. L’associazioneha mosso i primi passi in difesa delle libertà costituzionali ed essendoci stato un attacco al lavoro, quindi, è stato creato il sindacato ‘Di.Co.Sì’.

“Siamo entrati nell’argomento scuola - ha precisato Giacomini - perché è lì che è stata subita violenza anche da parte degli insegnanti e dei ragazzi di ogni ordine e grado. Fare un buon lavoro sulla scuola significa formare le generazioni future e trasmettere il nostro bagaglio di esperienze, altrimenti la nostra battaglia è persa in partenza.Per questo - ha concluso - all’interno dell’associazione sono due i grandi ambienti in cui si muove: ‘salute e sanità’ e ‘scuola’ perché vogliamo andarci a riprendere i nostri spazi istituzionali che abbiamo costruito e pagato. Noi siamo persone che si impegnano per riappropriarsi di spazi pubblici che devono continuare a garantire la pluralità. Non dobbiamo nasconderci, ma dobbiamo avere il coraggio di uscire a testa alta”.

Durante l’evento, Giacomini è intervenuto dicendo: “L’associazione è tutto se anche tutti si mettono in gioco. Mi sono sentito in dovere di testimoniare alla mia famiglia che ci può essere la possibilità di cambiare il proprio destino e di poter fare il futuro in modo diverso da come ci viene imposto. ‘ContiamoCi!’ è comunità di persone che hanno solidarietà reciproca uno stare in famiglia. Dal 2021 ad oggi abbiamo cercato di aiutare attraverso donazioni, attività culturali e produzione di libri. Abbiamo interloquito con le Istituzioni. Vogliamo trasformare la realtà che ci circonda e questo è possibile farlo tutti giorni.Dobbiamo tornare a essere protagonisti e farlo attraverso le competenze che ognuno di noi ha, per far sì che gli altri vedano in noi un punto di riferimento. Desideriamo coinvolgere Perugia, l’Umbria e raggiungere tutta Italia”.

“Il gruppo di ‘ContiamoCi’ in Umbria - ha spiegato il professore universitario Stefano Falcinelli - è partito da Perugia. L’idea è di allargare le attività della nostra associazione a livello regionale, coinvolgendo la città di Terni. Il percorso di ‘ContiamoCi’ si avvale della collaborazione del movimento giovanile‘Officina451’. Il nome‘Officina451’ si ispira al romanzo ‘Fahrenheit 451’ in cui in una società del futuro è vietato leggere ed avere libri. Per questo il governo oscurantista di questa società distopica assolda i vigili del fuoco per bruciare i libri. Libro è una parola di derivazione latina ed ha in sé etimologicamente la stessa radice della parola libertà. Lo studio sui libri - ha chiosatoFalcinelli- è stato per me uno strumento per esercitare i miei diritti come cittadino libero”.

Benedetta Orsini Federici per Agenzia Stampa Italia

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