(ASI) Un rapporto della Commissione nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa) di Port au Prince ha avvertito che circa 4,9 milioni di persone, ovvero il 40% della popolazione, si trovano ad affrontare una situazione di insicurezza alimentare.
Secondo lo studio tra le basi di questa crisi l’aumento della vulnerabilità al deprezzamento della valuta, la perdita dei raccolti e la diffusione della violenza causata da bande armate che ostacolano le attività economiche in gran parte della nazione caraibica.
La situazione più critica è quella che si registra nella parte sud dell’isola che due anni fa è stata colpita da un terremoto di magnitudo 7.2 della scala Richter nel 2021; difficoltà si incontrano anche nei dipartimenti del Nord, Nordest, ad Artibonite, sull'isola di La Gonave e in tre aree della capitale.
Tra le note positive il fatto che la situazione particolarmente delicata in cui versa Cité Soleil, il più grande quartiere povero del Paese, è gradualmente migliorata grazie all'assistenza statale di emergenza.
Secondo le autorità nazionali, “le famiglie sono impantanate in un estremo deficit alimentare, nonostante il ricorso a strategie di sopravvivenza”, per le quali vengono imposte misure eccezionali per aiutare il 50% della popolazione in stato di vulnerabilità.
Il primo ministro haitiano, Ariel Henry, ha promesso all'inizio di quest'anno di promuovere lo sviluppo dell'agricoltura per alleviare la crisi alimentare, riconoscendo la responsabilità dello Stato nell'approvvigionamento alimentare e nel controllo dei prezzi, nonostante l'aumento della violenza e la speculazione provocata dalle bande criminali.
Secondo il primo mandatario Haiti ha la capacità di produrre il cibo che tradizionalmente consuma la popolazione e ha considerato controproducente l'importazione di prodotti che possono essere raccolti nel territorio nazionale stesso.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia