Usa, Facebook e il grattacapo Trump: un altisonante ritorno all’orizzonte?

(ASI) Stati Uniti – Il personaggio pubblico americano più dibattuto degli ultimi anni potrà riprendere a pubblicare liberamente foto e messaggi su Facebook e Instagram. Lo ha annunciato l’impresa proprietaria Meta in mano a Mark Zuckerberg, essendo scaduta la sospensione di due anni inflitta a Donald Trump per il tragico assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

La clamorosa notizia è stata diffusa il 25 gennaio da un comunicato stampa di Nick Clegg. L’attuale presidente degli affari globali di Meta non è un volto nuovo: ex capo del Partito liberaldemocratico britannico, nel 2010 ha ricoperto la carica di vice Primo ministro del Regno Unito per cinque anni.

Il colosso californiano ci tiene a far sapere che la decisione è stata preceduta dall’aggiornamento dei protocolli di sicurezza e delle linee guida per l’utilizzo della piattaforma. Chiarisce, inoltre, che “il signor Trump” sarà trattato “come qualsiasi altro utente di Facebook o Instagram”.

Se non rispetterà le condizioni di utilizzo egli sarà severamente sanzionato, al pari “degli altri personaggi pubblici i cui profili vengono ripristinati dopo sospensioni legate a disordini civili”. Eventuali contenuti confliggenti con il nuovo protocollo saranno subito cancellati. A seconda della gravità dell’infrazione, Trump potrà essere nuovamente sospeso per un periodo compreso tra un mese e due anni.

Nell’emendare le linee guida, Meta ha introdotto misure particolari relative ai contenuti “che delegittimano un'elezione imminente o che sono collegati a QAnon”. Nello specifico, la loro divulgazione sarà limitata. Il pulsante condividi verrà rimosso, in modo da impedire agli utenti di diffonderli. In aggiunta, post del genere non finiranno all’interno dei contenuti raccomandati o sponsorizzati. Le persone, quindi, avranno meno possibilità di vederli comparire fra gli annunci che affollano gli algoritmi Facebook e Instagram.

Il riferimento esplicito al meccanismo elettorale e alle attività del gruppo estremista e complottista QAnon riconduce alla brusca interruzione della relazione fra Trump e i social di Meta. Riporta all’istante in cui il presidente ancora in carica – non riconoscendo la vittoria alle urne di Joe Biden – condivise su Facebook due post assai controversi, accusati di appoggiare il drammatico attacco del 6 gennaio 2021 al simbolo della democrazia statunitense.

Quel giorno, dinanzi allo sconcerto generale il colosso di Menlo Park deliberò con urgenza di “sospendere a tempo indeterminato” i profili Facebook e Instagram del capo della Casa Bianca. Ricorda a tal proposito Nick Clegg: “Due anni fa abbiamo agito in circostanze estreme, senza precedenti. Abbiamo decretato di sospendere l'allora presidente a causa del suo apprezzamento per le persone coinvolte nell'assalto al Campidoglio”.

Ma è qui che la tumultuosa vicenda si complica. Il comitato di vigilanza di Facebook – organo di controllo composto da professori universitari, politici ed ex Primi ministri, ex consiglieri presso istituti statali, esponenti di organizzazioni non governative provenienti da tutto il mondo – si oppose alla procedura. Gli esperti rilevarono la “minaccia all’ordinamento costituzionale” incarnata dalle azioni dei facinorosi. Riconobbero che le “affermazioni infondate” di Trump sui brogli elettorali e le sue “parole a supporto dei rivoltosi” avevano alimentato una situazione pervasa da un “chiaro e immediato rischio di violenze”.

Tuttavia, i membri del Comitato obiettarono che la sospensione a tempo indeterminato era un concetto piuttosto vago e non era nemmeno contemplato fra le penalità previste dalle linee guida di Facebook. Invitarono, dunque, a riesaminare la “sanzione generica, non disciplinata” sostituendola con un’ammenda maggiormente definita e in armonia con i protocolli del social.

Fu in quel momento che l’azienda optò per una sospensione di due anni, riservandosi di valutare il “rischio per la sicurezza pubblica” prima di revocare la misura alla scadenza del limite temporale. Un provvedimento preciso nelle tempistiche e nelle modalità di intervento, non più ostacolato dal Comitato di vigilanza.

“Si trattò di un’iniziativa straordinaria presa in circostanze straordinarie” scrive Clegg nel comunicato, sottolineando tanto l’eccezionalità del provvedimento quanto la gravità delle devastazioni di quell’indimenticabile 6 gennaio. Circostanze e avvenimenti che nel corso del tempo sono mutati radicalmente. Al punto che oggi, secondo il presidente degli affari globali di Meta, non sussistono più presupposti tali da giustificare l’estensione della sospensione: “Riteniamo che il rischio sia sufficientemente diminuito. Pertanto, nelle prossime settimane ripristineremo i profili Facebook e Instagram del signor Trump”.

Consapevole delle accese critiche innescate dalla decisione, Clegg ha colto l’occasione per ribadire la sua visione di una società democratica, aperta alle parole e ai pensieri di ciascun individuo: “Il pubblico dovrebbe essere in grado di ascoltare tutto ciò che i suoi politici dicono in modo da poter compiere scelte informate alle urne”. A detta dell’ex vice Primo ministro britannico, nella frenetica vita quotidiana dei cittadini c’è sia il buono sia il cattivo. Le idee circolano, mutano veloci. E finché non costituiscono un “evidente pericolo per l’incolumità del mondo reale” devono essere libere di farlo. “La democrazia è complicata. Noi di Meta siamo soliti lasciar parlare le persone, anche quando ciò che dicono è sgradito o fattualmente errato. Riteniamo sia possibile tracciare una linea di demarcazione tra i contenuti dannosi che vanno rimossi e quelli che, pur sgradevoli o superficiali, fanno comunque parte della nostra febbrile società”, si legge nel comunicato.

Resta da vedere se, in futuro, Clegg sarà in grado di tracciare correttamente la sua linea di demarcazione. Resta da appurare, cioè, se Facebook sarà capace o meno di informare l’opinione pubblica senza veicolare messaggi potenzialmente pericolosi per la sicurezza. Ai posteri l’ardua sentenza. Per il momento, in ogni caso, i riflettori sono puntati sul controverso protagonista di questa storia. Non si sa ancora se lo vedremo ricomparire su Facebook o Instagram. Alla notizia della fine della sospensione, Trump ha commentato lapidario: “Una cosa del genere non deve mai più accadere a un presidente in carica o a chiunque altro non meriti una punizione”.

L’ex capo della Casa Bianca, frattanto, non ha certo perso tempo e ha lanciato una piattaforma tutta sua. La nuova creatura si chiama – per ironia della sorte – Truth Social. Il “social della verità” viene pubblicizzato come la piazza virtuale “che incoraggia una comunicazione globale aperta, libera, onesta, senza discriminazioni basate sull'ideologia politica”. Mark Zuckerberg e il suo impero sono avvisati: il guanto di sfida a Facebook è stato lanciato.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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