(ASI) Aia- Venerdì la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto per il presidente russo Vladimir Putin. La Corte, con sede all’Aia e principale tribunale internazionale per i crimini di guerra e contro l’umanità, imputa a Putin “la deportazione illegale di popolazione ( bambini ) e di trasferimento illegale di popolazione dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia.
Oltre Putin è stato emesso un mandato d’arresto anche per Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria presidenziale russa per i diritti dell’infanzia.
Il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, ritiene che il presidente russo Vladimir Putin possa essere processato per crimini internazionali così come accaduto ad altre figure (es. Slobodan Milosevic) incriminate.
La cosa che però sfugge é che sia Russia, che l'Ucraina, che gli Usa, non hanno mai ratificato lo Statuto di Roma e dunque non riconoscono la giurisdizione del Tribunale penale internazionale. Lo statuto di Roma inoltre prevede l’esenzione totale degli Stati che non fanno parte dell’accordo. Sicché, oltre al fatto che per questi paesi la rilevanza giuridica della Corte è al pari del Tribunale di forum, sulla base di vecchie reminiscenze del diritto internazionale, non si può immaginare una Corte che funzioni senza il sostegno degli Stati. L’elemento imprescindibile da sempre é la cooperazione. D’altronde, lo ricordava anche il giurista Niemeyer, il diritto internazionale è un bellissimo edificio costruito su un vulcano, quando si risveglia c’è un terremoto. E il vulcano è rappresentato dalla sovranità statale. Pertanto ogni volta che uno Stato non coopera vi è una piccola eruzione, una scossa per l’edificio della Corte penale internazionale.
Il problema è che tra coloro che non collaborano ci sono proprio gli Usa, che addirittura nel 2002 hanno emanato l’American service members protection act, che in una delle sue clausole prevedeva l’intervento militare proprio contro il tribunale dell’Aia, qualora un cittadino americano fosse stato processato per crimini di guerra. Contemporaneamente però, fa sorridere che la stessa legge non proibisce agli Stati Uniti di assistere alla cattura dei cittadini stranieri ricercati per essere giudicati dalla Corte penale internazionale. Un criterio di imparzialità assai labile, che perpetua la nefasta politica denunciata spesso dal governo cinese, dato che mai la Corte e i suoi organi hanno reagito in modo significativo ai crimini altrettanto gravi commessi dagli Stati Uniti, dalla Nato e dai loro alleati.
Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per il nostro paese, anche da un punto di vista legale, ha infatti, non a caso, ribadito la portavoce Maria Zakharova. Andrebbe sottolineato che l’emissione di un mandato di cattura contro un Capo di Stato in carica è in netta violazione del principio di immunitàriconosciuto dal diritto internazionale e confermato in varie occasioni dalla Corte internazionale di giustizia.
La decisione della Corte quindi, arrivata dopo un anno di indagini sull’invasione russa in Ucraina e sull’annessione della Crimea del 2014, rischia solo di soffiare sul fuoco del conflitto.