(ASI) Strasburgo – Mentre prosegue ininterrotto lo stillicidio di vite umane in Ucraina, si vanno sempre più deteriorando le tumultuose relazioni fra Europa e Federazione russa. Dopo accuse vicendevoli, minacce reciproche, sanzioni e blocchi incrociati il clima di palpabile ostilità si estende ora al settore giuridico.
Il 19 gennaio l’Europarlamento ha adottato una dura risoluzione per mezzo della quale intende fare definitivamente luce sulle nefandezze belliche compiute da Mosca. Nello specifico, i deputati riuniti a Strasburgo hanno sollecitato l’istituzione di un tribunale speciale internazionale ad hoc incaricato di indagare sui “presunti genocidi, crimini di guerra e crimini contro l'umanità” commessi in Ucraina. Il procedimento, avviato in stretta collaborazione con le autorità di Kyiv, dovrebbe essere portato avanti attraverso la mediazione delle Nazioni Unite.
A parere dell’Assemblea, la costituzione del tribunale rappresenta un passo importante per assicurare giustizia al popolo ucraino. Nel medio e lungo termine, inoltre, contribuirà ad agevolare le richieste di risarcimento per i danni subiti dalle vittime. In un’ottica di ampio respiro, l’operato della corte agirà da deterrente dissuadendo tutti gli attori internazionali dal regolare le controversie tramite l’uso indiscriminato della forza. Il messaggio è chiaro: ciò che sta accadendo alle porte dell’Europa non dovrà mai più ripetersi per nessuna ragione.
Il corretto funzionamento della giustizia avrà, secondo gli eurodeputati, consistenti ripercussioni anche sui meccanismi di potere e di consenso gravitanti attorno al Cremlino. L’intento dichiarato è quello di “inviare alla società russa, all'élite politica e imprenditoriale e agli alleati di Mosca un evidente segnale del fatto che non è più possibile per la Federazione, sotto la guida di Vladimir Putin, tornare alla situazione preesistente nei suoi rapporti con l'Occidente”.
Il testo ufficiale della risoluzione afferma che la composizione e l’attività del tribunale dovranno rispettare in modo ferreo i principi di trasparenza e imparzialità. Oggetto di indagine non saranno solo Putin e la catena di comando politica e militare a esso fedele. Rientreranno a pieno titolo fra i protagonisti dell’inchiesta pure i fiancheggiatori esterni del Cremlino. È il caso del presidente bielorusso Aljaksandr Lukašenka, accusato di “facilitare l’aggressione mettendo a disposizione il suo territorio e fornendo sostegno logistico” a Mosca.
L’Europarlamento ha colto l’occasione per ribadire la ferma condanna della guerra in corso, reiterare il sostegno all’indipendenza, alla sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina ed esortare la Russia a cessare le ostilità ritirandosi quanto prima dai confini internazionalmente riconosciuti del paese.
Al contempo, l’atto promosso dall’aula di Strasburgo serve a colmare una grave lacuna all’interno della giustizia penale internazionale. La Corte Penale Internazionale, infatti, sin dal marzo scorso sta cercando le prove dei presunti genocidi, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dal Cremino. Tuttavia, le indagini non possono produrre risvolti concreti e vincolanti dal momento che né la Federazione russa né l’Ucraina hanno ratificato lo statuto della Corte. All’impotenza del Tribunale dell’Aia si unisce la stagnante paralisi che affligge da mesi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, reso impotente dal costante esercizio del potere di veto da parte di Mosca.
L’istituzione di un tribunale speciale ad hoc dotato di competenze circoscritte e accuratamente delineate, dunque, appare l’unica soluzione in grado di giudicare ciò che l’Europarlamento definisce “l'atto di aggressione più oltraggioso compiuto dai vertici politici di un paese in Europa dal 1945”. Una guerra considerata dalla Camera di Strasburgo “illegale e ingiustificata”, combattuta “in palese e flagrante violazione” della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, segnata dalla “condotta disumana” delle forze russe.
La risoluzione non vincolante è stata approvata con 472 voti favorevoli, 19 contrari e 33 astensioni. Già in precedenza gli eurodeputati avevano a più riprese deplorato la strategia bellica del Cremlino. Attraverso un’altra risoluzione risalente allo scorso 23 novembre, avevano bollato la Federazione russa come uno “Stato sostenitore del terrorismo” in seguito ai costanti attacchi contro le abitazioni e le infrastrutture civili. La necessità di un tribunale ad hoc era stata caldeggiata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nonché dai ministri degli Affari esteri di Estonia, Lettonia e Lituania. Mozioni in tal senso erano state varate anche dai Parlamenti dei singoli Stati membri Ue, in particolare Francia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia