Il Messico al tempo della guerra in Ucraina: il  trasformismo di Obrador

(ASI) Cancun (Messico) - L'ambasciata russa in Messico ha, da pochi giorni, ringraziato il presidente Andrés Manuel López Obrador (AMLO), dopo le critiche che questi ha espresso in merito all’invio di carri armati Leopard in Ucraina, da parte della Germania.

Ho avuto modo di leggere i giornali e guardare le trasmissioni nazionali in questi giorni e ho notato che il conflitto non risulta essere un argomento così importante  nel dibattito pubblico messicano.  La posizione di ALMO risulta essere semplice: condanna l’invasione russa, ma non concorda con la linea “dura” occidentale (isolamento della Russia, sanzioni economiche, invio di armi). Lo ha espresso pubblicamente più volte restando particolarmente attento a mantenere la propria posizione di neutralità e distanza rispetto al conflitto. 

Una tradizione “multilateralista” e di equidistanza, basata su quattro punti essenziali: soluzione pacifica del conflitto, appoggio all’integrità territoriale dell’Ucraina, condanna dell’invasione russa e aiuti di carattere umanitario (non militare né economico) al Paese aggredito. 

Il Messico all’inizio del conflitto 

Bisogna riavvolgere il nastro all’inizio del conflitto, per comprendere la posizione tenuta dal presidente Obrador, ricordando l’astensione del Messico in occasione del voto per sospendere la Russia dal Consiglio per i diritti umani (Ginevra), il 7 aprile 2022, per violazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani appunto. 

Un non-allineamento contrario si agli altri paesi dell’America Latina, ma in linea con la sua dottrina della quarta trasformazione, ‘abrazos y no balazos’ (abbracci e non pallottole). A favore della risoluzione avevano infatti votato Argentina, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Honduras e Perú; mentre gli astenuti ( oltre al Messico) erano stati quelli di Bolivia, Cuba e Nicaragua, Brasile e El Salvador. 

Ci sono voluti più di trenta giorni perché il Presidente della Repubblica condannasse in maniera chiara l’invasione russa in Ucraina, ma non vi è stata alcuna proposta immediata e ufficiale di accoglienza dei rifugiati ucraini, (come invece avvenne con i rifugiati afghani nel 2021). 

La Secretaria de Economia è sembrata volersi affrancare da questa condizione di ambiguità, proponendo, nel mese di marzo 2022, controlli sulle esportazioni russe e bielorusse. Un’iniziativa decisamente “soffocata” dal governo nazionale con la creazione del Grupo de Amistad México-Rusia, creato dalla Camera dei Deputati messicana il 23 marzo 2022. Anche nella dichiarazione del Senato del 30 marzo 2022 ( preceduta da un mese di silenzio) si fa solo un generico riferimento all’invasione, ponendo l’accento sugli aiuti umanitari alla popolazione ucraina e senza che mai venga menzionata la parola “Russia”.

Messico e Russia

 

La posizione messicana sembra pertanto avere due anime, due visioni tra loro inconciliabili: l’amicizia con la Russia (cara al presidente Lopez Obrador) da un lato, e le proposte di aiuto umanitario con le(sterili) dichiarazioni di solidarietà al popolo ucraino, dall’altro. 

Il Presidente AMLO, allo scoppio del conflitto, si è genericamente limitato a condannare “cualquier invasion, de cualquier potencia, en este caso de Rusia” ( link BBC allegato), una  scelta che non deve stupire. Fin dall’inizio del suo mandato Lopez Obrador ha cercato di mantenere relazioni fluide e di cordialità con diversi Paesi, cercando principalmente di attrarre le simpatie delle maggiori potenze mondiali.

Per giustificare tale strategia, il Presidente ha, sin dal principio, alluso a motivazioni storiche, facendo più volte notare come nel passato il Messico non abbia mai preso le difese di una delle parti contendenti nei conflitti, attestandosi su una posizione di sostanziale neutralità.

Ad essere pignoli però in passato il Messico ha scelto, ad esempio, di appoggiare attivamente la rivoluzione sandinista in Nicaragua e si è rifiutato, nell’ambito della guerra civile spagnola, di avere relazioni col governo di Francisco Franco, inviando invece armi al fronte repubblicano.

Il flusso migratorio tra Messico e Usa

Le preoccupazioni interne dovute all’ambiguità del posizionamento internazionale riguardano le relazioni con gli Stati Uniti e l’Unione Europea, che restano i maggiori partner dell’economia messicana. Il timore è che tale ambiguità possa arrivare a isolare il Messico rispetto al mondo occidentale (prospettiva peraltro esplicitamente invocata da una consistente parte politica del Paese) ecco perché non vi è un sostanziale sbilanciamento.

La frontiera tra Messico e Stati Uniti ha triplicato il flusso di cittadini russi e ucraini che hanno provato a varcare la frontiera così come quello dei voli  Città del Messico e Cancun, che nel 2022 ha registrato 12 mila arrivi in più rispetto al 2021, di russi e ucraini. Iztapalapa, l’improbabile rifugio degli ucraini disagiati a Città del Messico, è sembrato assai confusionario, prima del tentativo di ottenere la documentazione per entrare negli USA, considerando che è durato pressoché un mese nel maggio del 2022.

Secondo l’Instituto Nacional de Migracion, dai 3 mila residenti ucraini e russi  a fine 2020, si è passati a 23 mila nel dicembre 2022, considerando che la prassi per entrare negli USA è quella di passare proprio dal Messico per la semplicità nell’ottenimento del visto. Sebbene il governo di Obrador abbia messo a disposizione i servizi consolari, non vi è un vero e proprio supporto e tanti tentano di raggiungere gli Stati Uniti proprio passando per la frontiera di Tijuana, sommandosi alle migliaia di messicani che già affollano la frontiera stessa.

Obrador Putin  

È chiaro quindi che il trasformismo di Obrador è dettato da una serie di accordi pregressi con Putin, come ad esempio l’installazione del GLONASS, il sistema satellitare globale di navigazione russo, controparte del Global Positioning System degli Stati Uniti e del sistema di posizionamento Galileo, sviluppato in Europa. L’'accordo era stato firmato il 28 settembre e secondo il ministero degli affari esteri “ l’intento è stabilire e sviluppare una cooperazione equa e reciprocamente vantaggiosa tra le parti, nell'esplorazione, nell'uso e nell'applicazione pratica delle attrezzature spaziali e delle tecnologie spaziali per scopi pacifici”. Un accordo che ha destabilizzato non poco i legami con Biden, immediatamente riequilibrati con l’incontro a tre ( tres amigos) Messico, USA e Canada, per discutere dei legami economici che si appresteranno ad instaurare.

In cuor suo AMLO cerca solo di evitare uno scontro politico con gli USA e con  la Russia, alleato strategico, soprattutto sul fronte della politica interna, per il supporto alla sua campagna anti-neoliberale (che sembra ad oggi, agire ben più a livello propagandistico che sul campo delle azioni concrete).

Seppur non giustificabile, è quantomeno comprensibile invece che la popolazione messicana sia insensibile ad una guerra lontana, considerando che gli stessi cittadini sono quotidianamente vessati da violenze efferatissime e da una disuguaglianza spaventosa (il 10% delle persone più ricche controlla il 43% della ricchezza del Paese), di cui 11,25 milioni in condizioni di povertà estrema, e dove lo Stato di diritto è costantemente messo a dura prova da forti tensioni interne e da spinte sempre più accentratrici.

 Cinismo o meno Obrador la sua guerra c’è l’ha in casa e sente il bisogno di tutto il supporto politico possibile, indipendentemente dagli schieramenti internazionali.

Cassese Emilio  - Agenzia Stampa Italia

 

 
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