(ASI) Bruxelles – Prima di essere un’istituzione aspirante a ricoprire un ruolo rilevante nel complesso scenario internazionale, l’Ue è innanzitutto un’unione di Stati. Come tale, ogni giorno la sua esistenza è resa possibile, ancor prima che dal buon funzionamento dei suoi organi, dalle scelte dei suoi cittadini.
Il cuore pulsante dell’Europa sono le persone con le loro opinioni e preoccupazioni quotidiane. A comprenderle meglio ci pensano ormai da anni le rilevazioni statistiche condotte periodicamente dall’Eurobarometro.
Il sondaggio più recente risale allo scorso dicembre e fotografa una realtà dinamica, in costante movimento, attenta all’evolversi delle grandi questioni contemporanee. Tra di esse, sulla scia della Cop27 organizzata a novembre a Sharm el-Sheikh, l’incognita del cambiamento climatico. E se la Conferenza delle Nazioni Unite in Egitto non è riuscita a fornire una risposta univoca e convincente al problema, le criticità da essa sollevate appaiono ben ancorate nell’immaginario collettivo.
Sette europei su dieci si dichiarano angosciati dalle conseguenze degli sconvolgimenti ambientali. I più turbati sono gli abitanti dei paesi meridionali dalla Grecia a Cipro, fino a Malta e al Portogallo. In Italia, la percentuale degli intervistati consapevoli del pericolo è pari all’82%. L’80% dei cittadini – ciprioti, portoghesi, irlandesi e maltesi in testa – ritiene doveroso azzerare l’impatto negativo dell’uomo sull’ambiente entro il 2050.
I dati raccolti indicano che a guidare l’inversione di rotta dovrebbe essere proprio l’Unione europea, tuttavia le tendenze divergono da paese a paese. Ne sono fortemente convinti i residenti in Lussemburgo, Olanda, Danimarca e Belgio, mentre slovacchi, croati e ungheresi si dimostrano scettici. In generale prevale il pensiero per cui è necessario agire sia a livello europeo sia a livello nazionale, anche se in Romania, Bulgaria, Slovacchia e Ungheria è consistente la percentuale di chi affiderebbe solo al governo nazionale le misure da varare in merito. In Italia, la maggioranza del campione è favorevole a soluzioni adottate di concerto fra Palazzo Chigi e le istituzioni di Bruxelles.
Tra le manifestazioni più evidenti del cambiamento climatico figura il peggioramento della qualità dell’aria. Lo rileva quasi la metà degli intervistati, ma ancora una volta non c’è unità d’intenti nell’individuare chi debba prendersi carico del disagio. La maggioranza si appella alla comunità internazionale. In seconda posizione vi sono, a pari merito, l’Unione europea e i singoli governi nazionali. Una porzione ristretta, infine, confida esclusivamente nella legislazione dei governi nazionali.
Al grattacapo climatico si unisce un altro argomento di scottante attualità: la transizione verso un’energia meno inquinante e più economicamente sostenibile. Un obiettivo da perseguire, ad esempio, tramite la riqualificazione energetica delle case. Il 40% degli europei desidera ottimizzare i consumi della propria abitazione. Al contempo, però, risultano molteplici gli ostacoli incontrati lungo la via dell’efficientamento. Il 48% dei cittadini afferma di non riuscire a sostenere i costi elevati del processo, mentre il 28% sostiene di non aver ricevuto informazioni esaustive sulle modalità di intervento e sui vantaggi conseguenti. Tra le difficoltà, le persone annoverano la carenza di esperti del settore cui affidarsi nonché la scarsa reperibilità delle materie prime occorrenti. Al contrario, solo un europeo su cinque ammette di potersi permettere i lavori. Non stupisce, dunque, che negli ultimi cinque anni solo il 35% del campione abbia migliorato l’isolamento termico dell’edificio, sostituito porte e finestre di vecchia generazione o modificato l’impianto di riscaldamento. Ma anche in questo caso, le spese sostenute sono state supportate da finanziamenti pubblici solo nel 10% degli episodi.
Se da un lato sono i costi a frenare i lavori di efficientamento, dall’altro sono sempre i costi via via crescenti a indurre le persone a ridurre l’utilizzo di energia. Succede nel 62% dei casi, mentre solo il 36% degli intervistati agisce spinto dalle preoccupazioni per il cambiamento climatico. Del resto, un recente sondaggio condotto da Ipsos e citato dall’Eurobarometro rivela che gli europei si aspettano misure concrete orientate a facilitare dal punto di vista economico la transizione ecologica. Vengono con maggiore ricorrenza menzionati sussidi per l’acquisto di pannelli solari o veicoli elettrici, l’abbassamento del prezzo dei prodotti ecosostenibili, gli incentivi per investimenti privati nel settore verde. L’aumento delle tasse sulle fonti inquinanti come gas e petrolio è invocato da appena il 29% dei cittadini, a fronte della decisa contrarietà espressa dal 42% del campione.
In una contingenza dominata dagli interessi confliggenti e dai giochi di potere delle grandi potenze, le persone avvertono anche l’esigenza di sentire in maniera più netta la presenza dell’Ue. C’è bisogno di un’Unione compatta, che faccia sentire la sua voce e protegga la sua popolazione dalle minacce di un mondo in assidua fibrillazione. Il 70% degli europei ritiene che la politica estera debba essere discussa e realizzata congiuntamente, a livello comunitario. In paesi come Cipro, Lituania e Spagna la percentuale supera l’80%, mentre si attesta poco al di sopra del 50% in Francia, Svezia e Danimarca. L’Italia si conferma europeista, con sette rispondenti su dieci propensi a una politica estera condivisa e coordinata fra gli Stati membri.
Ma cos’è davvero l’Europa? A parere dei cittadini i principali valori incarnati dalle istituzioni di Bruxelles sono la libertà di espressione, l’eguaglianza sociale e la solidarietà fra le varie classi, la tolleranza e l’apertura mentale nei confronti degli altri, la pace. Per quanto riguarda le finalità che l’Ue dovrebbe conseguire, spiccano la difesa e la sicurezza, seguite dall’autonomia energetica da attori esterni, dal mantenimento di un’economia solida, dalla lotta al cambiamento climatico e dal contrasto alla disoccupazione.
Attenzione particolare è dedicata, poi, alla digitalizzazione della società e all’uso di Internet. Si tratta di un tema delicato, soprattutto in relazione alla tutela dei dati personali. Stando a un sondaggio Ipsos, infatti, solo la metà dei rispondenti dichiara di sentirsi sicuro quando naviga in Internet. Al contrario, quasi l’80% teme per l’effettiva salvaguardia della propria privacy. Gli europei si aspettano politiche più coraggiose per la protezione dei dati personali e la sicurezza di Internet. Invocano misure che impongano alle grandi compagnie limiti precisi circa il raccoglimento dei dati degli utenti e il loro successivo utilizzo. Chiedono più poteri sul controllo dei propri dati. Meno della metà del campione, invece, si dimostra interessato allo sviluppo e regolamentazione dell’intelligenza artificiale e al regime di funzionamento delle criptovalute.
Un ulteriore aspetto securitario legato al mondo digitale è quello della manipolazione dell’informazione e della diffusione di notizie false, nel deliberato intento di mistificare la percezione dell’opinione pubblica sugli argomenti più delicati e destabilizzare la tenuta della società. Si tratta di una vertenza rilevante in quanto in Europa le piattaforme online, i social media e i blog si trovano ai primi posti nella classifica delle più diffuse fonti di informazione. Tuttavia, la capacità di individuare le notizie false è inversamente proporzionale all’aumento dell’età e alla qualità dell’istruzione personale di ciascun europeo. Cittadini anziani o in possesso di un grado di istruzione medio-basso sono il bersaglio preferito di tecnologie malevole in grado di deformare con estrema facilità la voce, le parole e persino l’aspetto fisico di personalità politiche rilevanti o personaggi famosi.
La rilevazione mostra, dunque, che mai come ora c’è bisogno di un’Ue forte e unita. Nonostante alcune differenze regionali, i cittadini concordano nel reclamare sempre più Europa. Alle istituzioni di Bruxelles spetta adesso l’arduo compito di superare visioni politiche e interessi spesso divergenti a livello di Stati membri e trasformare, così, le aspettative in realtà. Al servizio dell’Unione, sin dal 1974, c’è l’Eurobarometro. Strumento ufficiale di indagine, esso è anche una fonte unica di conoscenza e informazione all’interno dell’Ue, capace di combinare l’ampia gamma di argomenti trattati con la regolarità delle rilevazioni e una copertura geografica capillare.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia