(ASI) «L'inizio è cruciale per la situazione complessiva e decisivo per il futuro». Queste, tra le tante, le parole forse più importanti pronunciate da Xi Jinping ieri, durante il tradizionale convivio di fine anno della Commissione Nazionale della Conferenza Politico-Consultiva del Popolo, massimo organismo consultivo del Paese.
Che l'abbrivio del nuovo anno avrebbe segnato una svolta era già chiaro a molti, sopratutto nelle ultime settimane, da quando il governo ha preso la decisione tanto attesa dai cittadini cinesi. Con il graduale superamento della politica zero-Covid, il gigante asiatico può finalmente tornare a pensare le proprie politiche di sviluppo socio-economico in un contesto di sostanziale normalità, dopo quasi tre anni di pandemia.
Criticata e contestata negli ultimi mesi da una parte della popolazione, sopratutto tra i più giovani, la strategia di contenimento del contagio è stata effettivamente caratterizzata da misure drastiche, contrastanti rispetto all'indirizzo assunto da gran parte degli altri Paesi, dove le ultime varianti del SARS-CoV-2 avevano destato minore inquietudine già da tempo.
Tuttavia va sempre ricordato che, per le sue dimensioni demografiche, il contesto cinese è molto particolare ed è tutt'altro che semplice tenere sotto controllo la diffusione di un virus respiratorio trasmissibile anche da vettore asintomatico, per impedire che gli ospedali e gli altri presidi sanitari rischino di saturarsi, specie a causa delle preoccupazioni di salute personale espresse da una popolazione anziana in crescita rispetto al passato.
Sta di fatto che dal prossimo 8 gennaio, le autorità sanitarie cinesi declasseranno il Covid-19 da infezione di Classe A ad infezione di Classe B, dichiarando ufficialmente conclusa la fase acuta della pandemia. La Cina potrà così mettersi alle spalle un triennio difficile, segnato da mutevoli limitazioni agli spostamenti, lockdown localizzati, specifici controlli sanitari e costanti tracciamenti, con tutto ciò che questo ha comportato non solo in termini di sovraccarichi per le casse dello Stato ma anche per quanto riguarda il commercio e il turismo.
La ripresa nel 2021, con un crescita all'8,1% ed una solida ripartenza dei consumi interni, aveva lasciato ipotizzare un 2022 più tranquillo. Purtroppo non è stato così. L'incremento del PIL per quest'anno è stimato al 3,2%, nettamente al di sotto dell'obiettivo fissato dal governo a gennaio (+5,5%) e, paradossalmente, proprio l'elevata efficacia sanitaria della politica zero-Covid, che aveva impedito a gran parte della popolazione di entrare contatto col virus nei due anni precedenti, ha mostrato un suo fisiologico limite: pochi giorni dopo l'allentamento delle misure di contenimento, tantissime persone sono risultate positive e, sebbene in gran parte con sintomi lievi o assenti, sono dovute restare in casa.
Niente di particolarmente allarmante, insomma. Anche perché, come ribadito dagli esperti del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) e dalla stessa Commissione Europea a proposito dei recenti casi positivi di alcuni cittadini cinesi tornati all'estero, la variante riscontrata (Omicron) è la stessa che circola da mesi in Europa, contro la quale «gli europei hanno alti livelli di protezione».
Sul fronte internazionale, la guerra in Ucraina ha fortemente complicato il quadro generale, aumentando esponenzialmente l'inflazione nel mondo, e soprattutto in Europa, a causa dell'aumento fuori controllo dei costi energetici e delle materie prime in genere. Nel caotico quadro del 2022, la Cina, come Turchia ed Ungheria, ha cercato di favorire l'individuazione di un punto di mediazione tra le parti, purtroppo ancora senza successo.
Nel suo discorso di ieri, Xi Jinping ha sottolineato come il 2023 sarà il primo anno di implementazione delle linee-guida emerse dal XX Congresso del PCC, svoltosi a Pechino lo scorso mese di ottobre. «Dobbiamo affrontare le sfide con spirito battagliero, aprire il futuro lavorando duramente, sforzarci di raggiungere gli obiettivi e i traguardi per l'intero anno e gettare solide fondamenta per il Secondo Obiettivo Centenario», ha spiegato il presidente cinese, riferendosi al target del 2049, quando la Repubblica Popolare compirà il suo primo secolo di storia. Per arrivare a quella data nelle vesti di una nazione completamente sviluppata, tecnologicamente e culturalmente avanzata, democratica e sostenibile, la Cina dovrà prima aver raggiunto un elevato grado di modernizzazione sotto tutti gli aspetti entro il 2035.
Riguardando indietro, malgrado le difficoltà, il 2022 appare agli occhi di Xi come «un anno significativo nella storia dello sviluppo del Partito e del Paese». Oltre al successo del XX Congresso, il leader cinese ha ricordato come la Cina abbia «aderito al principio generale del perseguimento del progresso garantendo la stabilità, pienamente implementato la nuova filosofia di sviluppo, promosso uno sviluppo di alta qualità, mantenuto l'operatività economica entro un ventaglio adeguato, con una PIL complessivo stimato oltre i 120.000 miliardi di yuan, raggiunto un raccolto eccezionale di grano e mantenuto stabili sia l'occupazione che i prezzi».
Il 2022 è stato anche l'anno dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Pechino, «ospitati con successo», del 25° anniversario del ritorno di Hong Kong alla madrepatria, del massimo contrasto al separatismo e alle interferenze straniere a Taiwan, specie dopo la visita di Nancy Pelosi a Taipei lo scorso agosto, ma anche l'anno della scomparsa dell'ex presidente Jiang Zemin, morto in novembre a 96 anni e ricordato ancora una volta con commozione da Xi Jinping: «L'intero Partito, l'esercito e il popolo cinese di tutti i gruppi etnici sono rimasti profondamente addolorati e hanno pianto per la sua perdita, sono dunque determinati a portare avanti la sua eredità e a promuovere incessantemente la causa del socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era».
Le intenzioni, insomma, sono chiare: l'economia socialista di mercato, sistematizzata proprio dal compianto ex presidente nel 1993, continuerà ad essere la pietra angolare della leadership cinese, chiamata ad adattarla, di volta in volta, alle esigenze e alle condizioni presenti. Maggiore apertura, maggiore forza al mercato, sostegno alle piccole e medie imprese, stimolo ai consumi interni ed incremento dell'import dall'estero saranno le parole-chiave per comprendere la direzione del Paese nell'anno che sta per iniziare.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia