Materie prime, infrastrutture, sviluppo: l’Ue pronta a isolare la Russia in Asia Centrale

(ASI) Astana – L’Unione europea è determinata a costruire in diversi ambiti un partenariato solido e di lungo respiro con le cinque ex Repubbliche sovietiche asiatiche che costeggiano i confini territoriali della Federazione russa.

Mentre si inaspriscono i toni del conflitto in Ucraina, a scuotere le relazioni Est-Ovest vi è una seconda guerra, condotta stavolta con le armi della diplomazia e degli accordi finanziari. Una guerra che Bruxelles è decisa a vincere.

Occasione preziosa per ribadirlo è stato il vertice Ue – Asia Centrale tenutosi nella capitale kazaka lo scorso 27 ottobre alla presenza dei capi di governo di Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan. Nel corso della sua missione il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha illustrato un piano ambizioso mirato a rendere l’Europa un attore globale attrattivo e influente nella vasta regione orientale alle porte di Mosca. Una vera e propria sfida lanciata al Cremlino, ancor più evidente se si considera che alcuni degli Stati partecipanti al vertice sono al contempo membri dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, l’alleanza militare da numerosi osservatori considerata “la Nato russa”.

Il comunicato stampa redatto al termine dell’evento parla di “un'atmosfera aperta, amichevole, di rispetto e fiducia” in cui hanno trovato spazio tematiche legate a “valori condivisi e interessi vicendevoli”. In primis, l’economia. Dopo aver sostenuto gli esecutivi locali a riprendersi dal trauma della pandemia da Covid 19, l’Unione si è detta intenzionata a potenziare le finanze della regione incoraggiando gli Stati a fare gioco di squadra, ad ampliare i canali commerciali aperti con Bruxelles ed espandere il volume degli investimenti reciproci. “Le parti hanno sottolineato che la creazione di un ambiente economico favorevole contribuirà a incrementare ulteriormente gli investimenti, la connettività e il commercio” recita il comunicato.

Fondamentale al potenziamento del fiorente clima di scambi è l’assenza di insidie all’incolumità e alla stabilità. Per questo il vertice si è focalizzato anche sulla cooperazione nella gestione della sicurezza delle frontiere, nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata internazionale, al traffico di esseri umani, di migranti, di armi, di droga e alle minacce alla sicurezza informatica.

Altro punto di scottante attualità è rappresentato dalla complessa sinergia fra crescita economica e salvaguardia degli equilibri naturali. Secondo il comunicato “i partecipanti hanno espresso interesse a consolidare le azioni congiunte nei campi dello sviluppo sostenibile, della protezione dell'ambiente, del cambiamento climatico”. L’Unione si è mostrata disponibile a mettere a disposizione le sue conoscenze tecnologiche nel settore verde, proponendo un coordinamento costante fra esperti e analisti delle due regioni al fine di trovare “approcci collettivi alle sfide comuni”. Un esempio pratico è incarnato dai cosiddetti “partenariati acqua-energia”, ovvero sistemi innovativi volti a ottimizzare le risorse idriche dei singoli Stati uniformandone la gestione e il monitoraggio a livello di un’unica macroregione, grazie al supporto professionale e monetario dell’Europa. I cinque capi di governo hanno reagito in maniera positiva: “Tenendo conto della comprovata esperienza dell'Ue nella concezione e attuazione di meccanismi di gestione condivisa delle risorse i partecipanti hanno discusso le possibilità di potenziare la cooperazione interregionale nell'attuazione di partenariati acqua-energia mutualmente vantaggiosi in Asia Centrale”.

Charles Michel ha prospettato ai governanti asiatici l’immagine di un’Unione solida e affidabile in grado di assicurare un futuro sereno, prospero, pienamente inquadrato nella cornice rassicurante del diritto internazionale: “I capi hanno confermato l'importanza di acuire il dialogo sullo stato di diritto, la democrazia, i diritti umani, il buon funzionamento delle istituzioni”. Non è mancata, in merito, una sonora critica all’atteggiamento russo in Ucraina: “I partecipanti hanno espresso il loro costante impegno a difendere la Carta delle Nazioni Unite, in particolare i principi dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale di tutti i paesi, il rifiuto dell'uso della forza o della minaccia di ricorrervi, la risoluzione pacifica delle controversie”.

Ma fra le ex Repubbliche sovietiche è il Kazakhstan quella maggiormente strategica agli occhi dell’Europa. Ad oggi, l'Ue è il primo socio commerciale e il primo investitore estero di Astana, a sua volta principale mercato commerciale europeo in Asia Centrale. La sua collocazione geografica e lo sbocco sul Mar Caspio la rendono un ponte naturale fra l’Occidente e l’Asia. Un ponte essenziale per Bruxelles, da sottrarre all’influenza russa.

“I recenti eventi globali ci hanno avvicinato. Una stretta collaborazione è ora più importante che mai. Il nostro rapporto è saldo e lo sarà sempre in quanto si basa su fiducia e comprensione” ha confessato Michel al Primo ministro Kassym-Jomart Tokayev in un colloquio bilaterale a margine del vertice. “Questo incontro è il simbolo potente della nostra cooperazione rafforzata, un segnale inequivocabile dell'impegno dell'Ue nei confronti della regione” ha proseguito il presidente del Consiglio europeo.

Michel ha ricordato al suo interlocutore i passi concreti che meglio delineano tale impegno. A cominciare dalla sottoscrizione imminente di un partenariato su materie prime sostenibili, batterie e idrogeno. Sarà, inoltre, chiuso un accordo sui servizi aerei che contribuirà a incrementare i voli e i contatti interculturali fra le due regioni del mondo. A breve nelle casse statali kazake arriveranno i finanziamenti europei legati all’attuazione dell’accordo di partenariato precedentemente stipulato. Ma in gioco c’è molto di più, poiché sono state altresì annunciate iniziative congiunte relative ad acqua, energia, cambiamenti climatici e connettività digitale, nell’ambito del Global Gateway. Si tratta del corposo piano della Commissione europea destinato a sovvenzionare progetti tecnologici e infrastrutturali nei paesi in via di sviluppo, in aperta concorrenza con la China Belt Road, la Nuova Via della Seta cinese.

Una proposta ricca e diversificata, insomma, con la quale l’Europa spera di sostituirsi progressivamente al Cremlino nelle ex aree di influenza sovietica. Una proposta che Michel ha voluto circoscrivere nella cornice dei valori democratici occidentali: “L'Ue sostiene le riforme volte a rinvigorire la democrazia. Il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali è per noi un elemento essenziale”.

Con riferimento alle restrizioni imposte a Mosca per la sua condotta in Ucraina, il presidente del Consiglio europeo ha tenuto a precisare come esse non siano mirate a danneggiare i paesi circostanti. Impiegando termini netti, egli ha sottolineato che i governi dell’Asia Centrale non avranno nulla da temere e potranno continuare a intensificare le loro relazioni con Bruxelles: “Abbiamo varato sanzioni severe per frenare la macchina da guerra russa. Vorrei sottolineare ancora una volta che le sanzioni dell'Ue non colpiscono i prodotti alimentari o agricoli”.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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