(ASI) Bruxelles – Giovedì 6 ottobre la Commissione europea ha ufficialmente adottato l’ottavo pacchetto di sanzioni economiche ai danni della Russia. A causare l’ulteriore inasprimento delle relazioni, l’annessione al territorio nazionale russo delle confinanti regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson.
Per l’Europa si tratta di un’operazione illegale in quanto i referendum promossi lo scorso 21 settembre dalle autorità moscovite nelle quattro regioni si sono svolti in un clima intimidatorio, caratterizzato da sistematiche violazioni dei diritti umani fondamentali. Le procedure di voto, in altre parole, hanno violato le norme del diritto internazionale e i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite. L’esito delle consultazioni, quindi, a detta dell’Europa non rispecchia la libera volontà degli elettori, ma è solo l’ennesima dimostrazione della politica aggressiva di Vladimir Putin.
L’Unione ha subito dichiarato nulli i risultati dei referendum, sostenendo che essi non produrranno alcun effetto giuridico. Ha affermato, inoltre, di non avere intenzione di riconoscere l’annessione delle quattro regioni e di voler continuare a difendere la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Per questo, Bruxelles ha reagito con l’approvazione di nuove restrizioni nei confronti del Cremlino.
Secondo il comunicato stampa del Consiglio, ovvero l’organo cruciale nella definizione dell’indirizzo politico dell’Unione composto dai capi di governo degli Stati membri, le misure varate hanno lo scopo di rafforzare la pressione sull’esecutivo di Putin, intaccare l’economia russa e indebolirne le capacità militari. Il pacchetto impone, oltre a ciò, restrizioni individuali a carico di funzionari statali, membri del Ministero della Difesa e dell’Esercito direttamente coinvolti nell’organizzazione dei referendum.
Nello specifico, per quanto riguarda l’ambito militare Bruxelles vieta l’esportazione in Russia di armi da fuoco a uso civile, munizioni, veicoli ed equipaggiamenti militari, pezzi di ricambio, componenti elettronici e sostanze chimiche impiegati dall’industria bellica russa, nonché merci e materie prime utilizzate nel settore dell’aviazione.
Relativamente al campo economico e commerciale, il pacchetto bandisce l’importazione dalla Russia di una vasta gamma di beni e merci come prodotti siderurgici, macchinari e veicoli industriali, carta, plastica, sigarette, metalli e pietre preziose destinate alla manifattura dei gioielli, materie prime utili alla fabbricazione di cosmetici, calzature, tessuti e alla lavorazione della ceramica. Il blocco causerà al Cremlino un danno stimato pari a quasi sette miliardi di euro.
Il pacchetto prevede, poi, la fissazione di un tetto massimo ai prezzi per il trasporto marittimo del greggio e dei prodotti petroliferi venduti dai russi a paesi terzi. In tal senso, l’Europa continuerà a fornire a Mosca assistenza tecnica e finanziamenti per il trasporto via mare dei due prodotti, ma solo fin quando i loro prezzi si manterranno al di sotto di un tetto massimo stabilito dal Consiglio entro il dicembre 2022 per il greggio e il febbraio 2023 per il petrolio. Ciò, si ragiona a Bruxelles, contribuirà a ridurre in maniera drastica gli introiti e a danneggiare ulteriormente l’economia russa.
Le sanzioni ambiscono a colpire anche altri aspetti. In particolare, le imprese e gli organismi europei non potranno più erogare alla Russia servizi relativi ai settori dell’architettura e dell’ingegneria e, al contempo, dovranno guardarsi dall’offrire consulenze di natura informatica e giuridica. Infine, i cittadini europei non avranno più la possibilità di ricoprire incarichi all’interno di enti o organizzazioni di proprietà dello Stato russo o controllati da esso.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia