(ASI) Ieri, 8 settembre 2022 è morta la Regina Elisabetta. Noi che un 8 settembre in relazione ad una monarchia, lo abbiamo vissuto, possiamo apprezzare meglio la donna oltre che la regina.
. E già perché se la fuga di Vittorio Emanuele III all’alba di 79 anni fa rappresentò una macchia indelebile in Italia, la dipartita di una della regina Elisabetta, che per 70 anni e 213 giorni è stata il "bastione" di stabilità e di unità per il suo Regno, non può che lasciare un vuoto, nonché molta invidia per chi ne è stato suo suddito.Nonostante i tormenti e le fragilità incontrate, ha rappresentato la migliore interprete di quella funzione propria che chiediamo ai Capi dello Stato: unire.
L’ultima esponente della tradizione Vittoriana, ha regnato da quando al Vaticano c’era ancora Pio XII, la comunità europea non esisteva e le donne al potere praticamente non esistevano. Ha visto passare da Buckingham Palace 15 premier diversi, da Winston Churchill a Liz Truss, appena pochi giorni fa, attraversando epoche, mode, stagioni politiche, cambiandole e rivoluzionandole tutte, con un carisma e uno stile senza pari né paragoni. Bisogna dirlo, è stata anche una ribelle, una sovversiva, per certi versi una femminista a sua insaputa e al netto dell’etichetta di corte, per il modo in cui ha incarnato un ruolo retrogrado per definizione, modernizzandolo ed elevandolo a icona. Diana probabilmente l’unica vera macchia della sua vita, forse indelebile, ma che ha finito paradossalmente per cambiarla, ammorbidirla, umanizzarla. A prescindere dai giudizi e dalle idee di ognuno, con la morte della Regina Elisabetta è davvero finita per sempre un’epoca.
Al suo posto Carlo, il principe che, nella storia britannica, ha aspettato la corona più a lungo di qualsiasi erede reale. Il suo nome però è un presagio di sventura per la storia inglese. Carlo I d'Inghilterra venne decapitato nel 1649 dopo una guerra civile che vide l'instaurazione di una effimera Repubblica guidata da Oliver Cromwell. Quanto al figlio Carlo II, salito al trono nel 1660 dopo 18 anni in esilio, viene ricordato più per le numerose amanti, fra cui la venditrice di arance Nell Gwyn. Infine, sulla scia della tradizione, Carlo Edoardo Stuart, detto il "Giovane Pretendente al trono” (giacobita), che nel 1746 fu sconfitto nella battaglia di Culloden. Aveva cercato di regnare sotto il nome di Carlo III (anche l’alfieri lo ricorda, in termini poco piacevoli, nella sua Vita scritta da esso) proprio quello che dovrebbe adottare il principe di Galles se dovesse mantenere il proprio nome di battesimo. Insomma, staremo a vedere, in fondo ha avuto 73 anni per prepararsi al suo ruolo.
Emilio Cassese - Agenzia Stampa Italia