(ASI) Dopo un primo quadrimestre difficile, segnato dalla recrudescenza pandemica, con la diffusione massiccia della variante Omicron in diverse città del Paese, a maggio la Cina ha visto la sua economia riprendere progressivamente la marcia. Oltre che dagli indici PMI, già visti a fine mese su questa rubrica, l'inversione di tendenza viene confermata dai dati relativi al commercio estero, diffusi nei giorni scorsi dall'Amministrazione Generale delle Dogane, e da quello della produzione industriale a valore aggiunto.
L'insieme di import ed export cinese è infatti cresciuto a maggio del 9,6% su base annua, raggiungendo un volume pari a 3.450 miliardi di yuan (510 miliardi di dollari). Lo sprint segnato il mese scorso viene messo in risalto anche dal confronto su base annua tra la crescita dell'interscambio nei primi quattro mesi (+7,9%) e quella nei primi cinque (+8,3%), durante i quali il volume del commercio estero cinese ha superato quota 16.000 miliardi di yuan (2.390 miliardi di dollari).
Per quanto riguarda la produzione industriale a valore aggiunto, un indicatore ritenuto da molti anni fondamentale nel quadro della crescita economica del gigante asiatico, il dato ufficiale di maggio, riportato da Xinhua, segna un +0,7% contro il -2,9% del mese precedente, a conferma del rimbalzo dell'attività manifatturiera dopo la ripresa del lavoro nelle fabbriche rimaste completamente o parzialmente chiuse nelle città interessate dalle misure restrittive.
Al netto dell'impatto delle restrizioni, altri numeri interessanti sono quelli che provengono dal Ministero del Commercio a proposito degli investimenti diretti esteri nel Paese. In Cina continentale - dunque ad esclusione di Hong Kong, Macao e Taiwan - i flussi di IDE in entrata sono aumentati del 22,6% nei primi cinque mesi di quest'anno, a quota 87,77 miliardi di dollari. Questo significa che, anche nei momenti più duri dell'ultima ondata Covid-19, l'ecosistema imprenditoriale cinese ha mantenuto una decisiva capacità di attrarre investimenti stranieri.
Che il clima si stia rasserenando lo ha sottolineato anche il Financial Times lo scorso 3 giugno, evidenziando la risalita degli investimenti sui mercati azionari cinesi «dopo una diffusa ondata di vendite all'inizio di quest'anno, innescata dalle restrizioni draconiane per il Covid-19, dalle conseguenze geopolitiche della guerra russo-ucraina e dagli effetti persistenti del giro di vite normativo» [K. Martin - H. Lockett, Financial Times, 3/6/2022].
Dopo un inizio d'anno critico per l'indice CSI 300, quotato a Shanghai e a Shenzhen, «alcuni gestori di portafogli internazionali stanno scommettendo sul fatto che il peggio sia passato», tanto che nella settimana compresa tra il 30 maggio e il 3 giugno scorsi, gli investitori off-shore hanno acquistato 28 miliardi di RMB netti ($4,2mld) di azioni della Cina continentale sulla piazza di Hong Kong, ricorrendo allo schema di scambio Stock Connect, lanciato quasi otto anni fa dalle autorità finanziarie cinesi, collegando prima Shanghai (2014) e poi Shenzhen (2016) alla borsa della regione amministrativa speciale.
Rassicuranti sono state anche le parole di Xi Jinping durante l'intervento in videoconferenza di venerdì scorso all'ultima edizione del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo (SPIEF), finito sotto i riflettori internazionali soprattutto per il discorso del presidente russo Vladimir Putin e per i suoi riferimenti alla situazione di guerra in Ucraina.
Fermo restando lo status di neutralità di Pechino rispetto al conflitto in corso tra Mosca e Kiev, di cui la Cina fisiologicamente teme le conseguenze socio-economiche globali, Xi ha specificato l'importanza di seguire un vero multilateralismo, rispettare e sostenere i percorsi di ricerca dello sviluppo di tutti i Paesi in base alle rispettive condizioni nazionali, costruire un'economia mondiale aperta ed aumentare la rappresentanza e la voce dei mercati emergenti e dei Paesi in via di sviluppo nel quadro della governance economica globale.
In quest'ottica, Xi ha indicato la necessità di rafforzare la cooperazione Nord-Sud e Sud-Sud allo scopo di rafforzare le sinergie e ridurre il divario nello sviluppo globale. Il presidente cinese ha ricordato che è fondamentale promuovere la globalizzazione economica lungo alcune direttrici d'azione:
- Rafforzare una "connettività morbida" tra le diverse politiche di sviluppo, le regole e gli standard internazionali
- Respingere i tentativi di "disaccoppiare" le economie (decoupling), una suggestione molto in voga tra alcuni influenti think tank statunitensi già da prima della pandemia, sconvolgere le catene di approvvigionamento, imporre sanzioni unilaterali ed esercitare massima pressione
- Rimuovere le barriere commerciali, mantenendo stabili le catene industriali e logistiche
- Contrastare il peggioramento della crisi alimentare e di quella energetica
Strategica, per Xi, è la pietra angolare del nuovo modello di sviluppo cinese e del piano di sviluppo manifatturiero Made in China 2025, cioè l'innovazione: fondamentale sbloccarne il potenziale di crescita, migliorare le norme e l'ambiente istituzionale per la sua realizzazione, eliminare gli ostacoli che ne impediscano lo sviluppo dei fattori, approfondirne scambi e cooperazione.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia