(ASI) "Due nuove sentenze del giudice di pace di Treviso riaccendono il caso degli autovelox installati sulla tangenziale del capoluogo, gli stessi al centro dell’ordinanza della Corte di Cassazione n. 10505/2024.
I ricorsi, presentati da due automobilisti assistiti dall’Associazione Altvelox, sono stati entrambi accolti: i verbali sono stati annullati e il Comune è stato condannato al pagamento delle spese processuali.
Si tratta di un passaggio giudiziario significativo, perché conferma quanto già evidenziato dalla Suprema Corte: un autovelox privo di omologazione formale non può essere utilizzato per comminare sanzioni. Il Codice della strada prevede infatti un preciso decreto di omologazione, emanato dall’autorità competente e pubblicato in Gazzetta Ufficiale; una semplice “approvazione” amministrativa interna o un richiamo a procedure analoghe non sono sufficienti. A rendere il quadro ancora più controverso c’è il fatto che quel rilevatore figura nel nuovo “censimento nazionale degli autovelox” diffuso dal Ministero. Tuttavia, come sottolineato dal giudice di pace, il censimento ha natura meramente ricognitiva: indica la posizione degli impianti, ma non certifica la loro regolarità né sostituisce l’omologazione richiesta dalla legge.
Altvelox, che da mesi contesta pubblicamente la validità di alcuni acceleratori di sanzioni, parla, attraverso il suo Presidente Gianantonio Sottile, di “informazione fuorviante” che rischia di creare nei cittadini l’idea che la presenza nell’elenco equivalga alla piena legittimità dell’apparecchio. Le sentenze di Treviso (come già indicato dalla Cassazione) smentiscono questa interpretazione.
Entrambi i procedimenti si sono conclusi non solo con l’annullamento delle multe, ma anche con la condanna del Comune di Treviso alle spese legali sostenute dai ricorrenti. Secondo Altvelox, questo rappresenta un ulteriore profilo critico: se gli apparecchi non sono dotati dei requisiti previsti, l’ente rischia di generare un danno economico per la collettività, prima incassando sanzioni potenzialmente nulle e poi sostenendo costi giudiziari con denaro pubblico.
Nonostante le pronunce della Cassazione e ora anche del giudice di pace, il Sindaco Mario Conte ( accusano dall’Associazione) non avrebbe disposto lo spegnimento degli autovelox contestati. Altvelox annuncia quindi una nuova denuncia-querela alla Procura, con richiesta di sequestro preventivo degli impianti. Secondo l’Associazione, la persistente utilizzazione degli strumenti senza omologazione comprometterebbe la corretta applicazione della legge e l’affidabilità del sistema sanzionatorio, oltre a generare potenziali riflessi sui conti pubblici.
Il caso trevigiano si inserisce in un dibattito più ampio sulla legittimità e sulla trasparenza dei controlli automatici di velocità in Italia. Il messaggio ricorrente, ribadito anche nelle due recenti sentenze, è chiaro: la legalità dei controlli non si garantisce con elenchi o comunicati, ma con il rispetto formale delle norme e degli atti di omologazione previsti dalla legge.



