(ASI) Da oggi, vigilia del Capodanno lunare, i cinesi sono in vacanza. Le celebrazioni sono previste sino al 6 febbraio prossimo, per salutare l'inizio dell'Anno della Tigre e la Festa di Primavera.
Tra quattro giorni, poi, il villaggio olimpico di Pechino e le altre sedi di gara si illumineranno per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali 2022. Un evento preparato nei minimi dettagli, cui le autorità tengono in modo particolare per mostrare al resto del mondo, anche in occasione di un grande appuntamento sportivo internazionale, l'efficienza e l'organizzazione messe in campo in questi due anni di pandemia.
Dalla fine di dicembre sono state tre le grandi città finite in lockdown: Xi'an (Shaanxi) e Yuzhou (Henan), che hanno ormai concluso i rispettivi periodi di restrizioni, oltre ad Anyang (Henan). A Zhengzhou (Henan), invece, le autorità locali avevano disposto temporaneamente la chiusura delle scuole poco prima della metà di gennaio. Con l'ingresso della variante Omicron in Cina, accertato lo scorso 15 gennaio a Pechino con l'identificazione del primo caso di trasmissione locale, il controllo si è fatto più serrato e la strategia "zero-casi" è stata confermata.
Le misure applicate localmente, anche di fronte ad una lieve crescita della curva di contagio, hanno fatto discutere sia in patria che all'estero. Tuttavia - dati alla mano - sembrano non aver mai intaccato seriamente l'economia del Paese. La logica messa in campo dal governo è infatti quella di monitorare costantemente la popolazione con periodici tracciamenti di massa per stroncare sul nascere qualsiasi rialzo dei contagi, mantenendo i casi prossimi allo zero.
La città più colpita in questo inizio d'anno è stata Xi'an, che ha affrontato tre settimane di chiusure, inaspritesi per qualche giorno con un blocco totale delle attività e la consegna diretta di pacchi alimentari ai cittadini da parte del governo. Da circa una settimana, la situazione nell'antica capitale cinese, al tempo nota col nome di Chang'an, è tornata alla normalità ma non sono mancate le critiche per una misura ritenuta eccessiva da una parte dell'opinione pubblica.
Il dilemma, anche nel governo, non è certo di poco conto: da un lato, la necessità che le libertà personali e le attività economiche siano garantite per la serenità generale e la ripresa dei consumi; dall'altro, i timori alimentati dal ricordo, ancora vivido, di quanto accaduto due anni fa a Wuhan, la prima città al mondo ad affrontare il SARS-CoV-2.
Un po' ovunque i pareri della scienza suggeriscono, pur con prudenza, che la variante Omicron sia molto più contagiosa ma molto meno pericolosa di quella prima versione del patogeno allora identificata nel capoluogo dello Hebei. Se anche in Cina, dove la nuova variante è arrivata più tardi, gli esperti dovessero prevedere con certezza l'ingresso del virus nella fase endemica, è molto probabile che il governo rivedrà la strategia "zero-casi", allentando il protocollo previsto in caso di aumento della curva.
Nel frattempo, ieri, il Dipartimento Nazionale di Statistica ha pubblicato i dati di sentiment economico relativi al mese di gennaio. Sia l'indice PMI manifatturiero che quello non-manifatturiero hanno perso terreno su base mensile. Eppure, entrambi si mantengono al di sopra della soglia dei 50 punti, indicando ancora una fase espansiva.
Il primo si è attestato a quota 50,1 perdendo due decimi rispetto ai 50,3 punti di dicembre. Il sottoindice relativo ai prezzi all'acquisto delle principali materie prime è aumentato di 8,3 punti percentuali nell'ultimo mese, toccando quota 56,4. Quello relativo ai prezzi in franco fabbrica è salito di 5,4 punti percentuali, raggiungendo quota 50,9. Come conseguenza, la produzione è in discesa di 0,5 punti (50,9), sebbene ancora in terreno espansivo per il terzo mese consecutivo, mentre i nuovi ordini ne perdono 0,4 scendendo a 49,3 ed evidenziando una contrazione della domanda.
Già da dicembre, il governo cinese invita alla massima attenzione sottolineando il fattore critico della "tripla pressione" esercitata sull'economia dal calo della domanda, dalle interruzioni nelle catene di fornitura e dall'indebolimento delle aspettative. È dunque già un buon segnale la risalita della fiducia delle aziende manifatturiere, con un sottoindice relativo alle aspettative di produzione e attività operative in crescita a gennaio di 3,2 punti, a quota 57,5.
Il PMI non manifatturiero è quello ad aver registrato la contrazione maggiore, scendendo dai 52,7 punti di dicembre ai 51,1 di questo mese. Le attività di servizi, come spesso accade, sono quelle a risentire di più delle misure restrittive, tanto che il sottoindice relativo ha lasciato sul terreno 1,7 punti in questo mese, scendendo a quota 50,3. L'edilizia, particolarmente colpita in tutto il mondo dal rincaro delle materie prime, a gennaio ha perso terreno anche in Cina (-0,9) pur mantenendosi abbondantemente in terreno espansivo (55,4).
Aver chiuso il 2021 con una crescita del PIL pari all'8,1% ha senz'altro rassicurato tanto la Cina quanto l'economia mondiale, che sulla stabilità del gigante asiatico fa affidamento per tutta una serie di motivi. Tuttavia, alla luce del rallentamento - solo in parte fisiologico - registrato a partire dal secondo semestre dello scorso anno, dopo il picco di crescita del primo trimestre (+18,3%), restano sul tavolo diversi motivi di preoccupazione per l'impatto, ancora tutto da quantificare, che l'inflazione globale avrà sull'economia in questo 2022. L'auspicio generale è che l'Anno della Tigre consenta di fuoriuscire dalla fase emergenziale della pandemia per tornare a stabilizzare la crescita e il commercio mondiale.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia