(ASI) La Camera dei deputati brasiliana ha bocciato la riforma costituzionale proposta dal presidente Jair Bolsonaro per reintrodurre il voto cartaceo nel paese; il primo mandatario di Brasilia aveva proposto la riforma contro i presunti brogli nel sistema elettronico che avrebbero inficiato le presidenziali del 2014 e del 2018, e che, a suo dire, potrebbero condizionare anche quelle del prossimo anno.
A fronte dei 309 voti necessari la riforma ne ha ottenuti solo 229 mentre i contrari sono stati 218. Ad incidere sul risultato finale i 64 assenti, molti dei quali tra le file della maggioranza.
La proposta era stata già respinta la settimana scorsa dalla commissione speciale della Camera, con 22 voti contro undici, ma il presidente dell’Aula, Arthur Lira, aveva comunque deciso di trasmettere il dibattito nella plenaria per registrare il parere dei 513 deputati.
La proposta stabiliva che ogni elettore dopo aver espresso il proprio voto in via elettronica potesse ottenere una prova cartacea della preferenza appena espressa. Una soluzione che, secondo l’alta magistratura del paese e la maggior parte dei partiti politici, avrebbe però dato adito a false denunce di brogli e, in alcune aree del paese, avrebbe potuto mettere i cittadini a rischio ritorsione da parte della criminalità organizzata.
La polemica alimentata da Bolsonaro sulle presunte illegalità del sistema di voto elettronico ha finito per divenire elemento centrale di una serrata battaglia istituzionale tra governo, parlamento e alti organi della magistratura. Le ripetute denuncie sulle presunte “frodi” commesse in passato nelle urne, mai accompagnate da prove vincolanti, hanno spinto la Corte suprema (Stf) ad inserire Bolsonaro nella lista degli indagati sull’inchiesta sulla diffusione di “fake news” aperta nel 2019, curata dal magistrato Alexandre de Moraes. A inizio mese il Tribunale supremo elettorale (Tse) aveva approvato l’apertura di una indagine amministrativa nei confronti del presidente, proprio per le ripetute e non documentate critiche rivolte al sistema del voto. Una indagine al momento in fase di istruttoria, di cui il Tse ha allargato i confini spingendosi a verificare eventuali abusi di potere economico e politico, uso indebito dei media, corruzione e frode.
In difesa del voto elettronico si erano schierati 14 ex presidenti del Tse, in carica dal 1988 ad oggi. “Lo scrutinio pubblico manuale di circa 150 milioni di voti significherebbe un ritorno ai tempi dei tabulati, e allo scenario di frode diffusa che ha segnato la storia del Brasile”, recitava una lettera aperta pubblicata a inizio agosto. “Non c’è mai stato nessun episodio documentato di brogli nelle elezioni.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia