(ASI) Roma, - “La decisione del Presidente tunisino Kaïs Saïed di congelare il Parlamento, esautorare il governo e assumere pieni poteri per i prossimi 30 giorni, secondo l’articolo 80 della Costituzione tunisina è la conseguenza di un’emergenza sanitaria, politica ed economica che affligge i cittadini da molto tempo, i quali infatti hanno accolto con sollievo ed entusiasmo la decisione, in considerazione del fatto che la situazione appariva ormai senza via d’uscita.
Adesso sono passate pochi giorni dai provvedimenti presidenziali, l'euforia sembra passata e c'è uno stato di attesa rispetto alle ulteriori decisioni che prenderà il Presidente, le quali devono essere concentrate sulla risoluzione dell’emergenza e la ripresa del regolare funzionamento democratico e costituzionale delle istituzioni. In questa attesa nonostante la preoccupazione, prevale ancora la fiducia e la speranza da parte dei tunisini e di tutto il mondo nell’uscita dalla crisi in corso e nella ripresa dell’ordine sociale e istituzionale. Il contesto sociale e politico in cui è maturata l’iniziativa presidenziale è stato descritto in tutta la sua gravità dall’Arcivescovo di Tunisi Antoniazzi. La popolazione non ne poteva più della situazione e dei governanti in carica, secondo i sondaggi, infatti l’87% dei tunisini approva la scelta del presidente. Si è arrivati al punto che non c'è lavoro, l’islam politico si stava rafforzando, il turismo è azzerato, l'unica cosa che sembra andare forte sono i contagi da Covid-19.
Sul piano internazionale, il Paese era ormai sin dai tempi della rivoluzione ostaggio dei politici islamisti e dei Fratelli musulmani, il rischio di una definitiva deriva radicale è stato uno dei motivi che hanno portato il Presidente ad assumere questa drastica decisione. Non di minor rilevanza il sospetto e le indagini in corso sul finanziamento di partiti islamisti tunisini da parte di Qatar e Turchia, se questa ipotesi trovasse conferma si spiegherebbero anche alcuni dei provvedimenti drastici del presidente nei confronti di questi partiti e di alcuni politici, poiché oltre a trattarsi di finanziamento vietato dalla legge, si tratterebbe di una diretta minaccia all’indipendenza del Paese.
Infine il nostro auspicio: che il Presidente possa ristabilire il regolare corso democratico ed istituzionale in Tunisia, che dopo aver portato il Paese fuori dall’emergenza possano tenersi nuove elezioni.”
Così l’Imam Hassen Chalghoumi e Alessandro Bertoldi, rispettivamente Presidente della Conferenza degli Imam di Francia, Membro del Comitato scientifico dell’Istituto Friedman e Direttore esecutivo dell’Istituto Friedman.