(ASI) Quanto si ripete, ormai da tempo, è certamente uno dei fattori di instabilità del Medioriente. Nessuno pare riuscire a fermare i drammatici episodi che avvengono con sempre maggiore frequenza.
Israele avrebbe distrutto 29 obiettivi in Siria dall'inizio dell'anno, togliendo la vita in tutto a ben 76 persone in 8 distinti attacchi nel 2021. E’ il drammatico bilancio dell' Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), organizzazione non governativa (ong) con sede a Londra. Lo ha rilevato un rapporto citato dal quotidiano panarabo, edito nella capitale del Regno Unito di Gran Bretagna, "Asharq al Awsat". L’ esercito dello Stato ebraico ha preso di mira, secondo la fonte d’ Oltremanica, diverse posizioni del governo di Damasco, distruggendo in particolare edifici, magazzini, quartier generali, centri logistici e veicoli. I raid hanno generato l’ uccisione di 21 soldati di Bashar al – Assad e miliziani fedeli al suo alleato Teheran. L’ elenco delle vittime comprende anche 22 iracheni; 14 del gruppo afghano "Liwa Fatemiyoun"; 5 di quello pachistano "Liwa Zainebiyoun" e 10 miliziani filo-iraniani non siriani. Le province colpite, dai jet con la Stella di David e dai loro ordigni, sono state Damasco, Rif Dimashq, Deir-ez-Zor, Al Quneitra, Hama e Al Suwaidaa.
Nessuno è riuscito a fermare, fino a ora, tali crimini giustificati, da chi li compie, da presunte ragioni di sicurezza nazionale. Le Nazioni Unite sono paralizzate infatti a causa del continuo veto , posto dagli Stati Uniti alleati del premier Benjamin Netanyahu, all’ interno del Consiglio di sicurezza del Palazzo di Vetro di New York. Washington continua a legittimare, in quanto membro permanente di tale organismo che ha come scopo quello di mantenere la pace mondiale, le continue violazioni del diritto internazionale che, almeno a parole, dice di voler difendere con coraggio e determinazione.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia