(ASI) Non accenna a diminuire la tensione. La reazione è arrivata, come era prevedibile, a stretto giro. Non è rimasta senza risposta la scelta del Pentagono di annunciare, 48 ore fa per bocca di alcuni funzionari citati dalla rete televisiva Cnn, lo schieramento imminente di 4 bombardieri americani B-1 e circa 200 membri, del personale della Dyess Air Force in Texas, presso la base Usa di Orland in Norvegia.
L’obiettivo è quello di effettuare, nelle prossime tre settimane, alcune missioni nel Circolo Polare Artico. Sono presenti qui infatti forti interessi contrapposti, la cui protezione potrebbe intensificare i già numerosi attriti, della nazione di Vladimir Putin e di quella d’Oltreoceano. I sorvoli, che avverranno su ordine del dipartimento della Difesa di Washington, riguarderanno anche lo spazio internazionale al largo della Russia nordoccidentale. La Casa Bianca intende rassicurare così, gli alleati della Nato ai sensi dell’articolo 5 del Trattato di fondazione del Patto Atlantico siglato il 4 aprile 1949, in merito al suo impegno a tutelarli da possibili offensive del Cremlino. Pure Mosca ha scelto dunque di flettere i propri muscoli dislocando, per fermare gli intenti poco pacifici della controparte, i suoi caccia intercettori MiG-31BM Foxhound, i primi al mondo a entrare in servizio a latitudini così elevate, nell’arcipelago di Novaya Zemlya, area conosciuta anche come la “terra dei venti”. Il numero esatto, dei jet inviati in tale zona è sconosciuto ma, in base alle fotografie scattate dai satelliti, è possibile ipotizzare che siano almeno cinque. Essi apparterebbero al novantottesimo reggimento aereo misto e sarebbero pronti a decollare immediatamente per neutralizzare qualsiasi minaccia. Il livello di scontro, per il momento solo verbale, è aumentato tra le due superpotenze in seguito al caso dell’oppositore Alexiei Navalny e le accuse, esplicitate da Joe Biden, di un violento attacco informatico, attribuito agli 007 russi, nei confronti delle istituzioni Usa.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia