(ASI) Gli ultimi giorni dell’amministrazione, guidata da Donald Trump, non ammorbidiscono le relazioni tra la nazione d’Oltreoceano e l’Iran. "Gli Stati Uniti stanno imponendo sanzioni a due organizzazioni controllate dalla Guida Suprema, l'Execution of Imam Khomeini's Order e Astan Quds Razavi". E’ l’ultima durissima presa di posizione del segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, in un comunicato.
Entrambe le realtà, mentre fingono di svolgere attività legate alla beneficienza - si legge ancora nella nota stampa -, controllano ampie porzioni dell'economia nazionale, a beneficio di Ali Khamenei, del suo ufficio e di alti funzionari del governo". Violano sistematicamente inoltre “i diritti dei dissidenti, confiscando terre e proprietà agli oppositori del regime, inclusi quelli politici, minoranze religiose e cittadini in esilio”. La lista nera, stilata dagli Usa nei confronti delle aziende estere coinvolte in attività giudicate come “illecite”, attua misure fortemente penalizzanti. Lo scontro tra Stati Uniti e Iran si è intensificato nel maggio del 2018, quando l’ormai numero uno uscente di Washington ha scelto di abbandonare l’ intesa internazionale sul nucleare, accusando la Repubblica Islamica di averne violato “lo spirito”. Il documento era stato siglato, nel 2015, da parte del predecessore Barack Obama. L’opzione del tycoon ha portato a nuove sanzioni che hanno danneggiato seriamente l’economia della Repubblica Islamica negli ultimi due anni. I rapporti, tra loro, sono diventati così decisamente più rigidi. Tale situazione ha generato numerose occasioni di scontro militare, mai concretizzate in maniera considerevole, che avrebbero potuto incendiare l’intera regione e il mondo mediante un eventuale coinvolgimento di Russia e Cina a favore di Teheran. L’alleanza d’acciaio, tra il leader di Gerusalemme e l’omologo americano ormai al termine del suo mandato presidenziale, ha spinto Benjamin Netanyahu a compiere atti contrari, come una serie di pericolosi omicidi mirati nei confronti di importanti esponenti dei Pasdaran considerati ostili, contrari al diritto globale. La patata bollente sarà nelle mani, a partire dal prossimo 20 gennaio quando si insedierà alla Casa Bianca, di Joe Biden che ha già lasciato intendere il suo desiderio, almeno apparente, di assumere atteggiamenti più morbidi per riformulare, nell’area, un nuovo equilibrio strategico.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia