Gennadij Zyuganov prepara le sue carte
Gli anni che hanno visto Dimitrij Medvedev al potere hanno segnato uno spartiacque pesantissimo per tutto il partito di governo, Russia Unita: secondo gli ultimi sondaggi elaborati dal centro studi Levada nel febbraio scorso, infatti, il consenso elettorale per la compagine al potere sarebbe drasticamente calato al 35%, dopo che le elezioni amministrative dell’ottobre 2010 avevano registrato un netto ulteriore ribasso, a vantaggio del Partito Comunista della Federazione Russa di Gennadj Zyuganov (oltre il 20%) e, seppur in minor misura, dei liberaldemocratici di Vladimir Zhirinovskij (9%) e dei social-democratici di Russia Giusta (6%).
La sfida è dunque aperta, e il principale leader di opposizione, Gennadj Zyuganov, torna a riproporre il suo programma elettorale, senz’altro aggiornato all’attualità, ma ancora una volta fondato sui cardini politici e strategici che lo contraddistinsero nelle intense giornate precedenti alle tormentate elezioni del 1996, quando per pochi voti (e, probabilmente, come dicono in Russia, in seguito a brogli) fu battuto dal suo acerrimo nemico, Boris Eltsin. Quindici punti per la rinascita del Paese, una rinascita che – per il PCFR – passa necessariamente attraverso la rivalutazione di un passato, considerato sin troppo demonizzato da diversi storiografi negli ultimi vent’anni, ed attraverso l’acquisizione di una coscienza nazionale e sociale, ancor oggi in grado di costituire l’intera linea-guida degli scritti teorici e delle proposte pratiche di Zyuganov, un politico arguto e risoluto spesso sottovalutato, quando non ignorato, dai media occidentali, intenti a concentrarsi su gruppi d’opposizione assolutamente minoritari e socialmente insignificanti, come il blocco liberal “L’Altra Russia” creato da Irina Hakamada o come il movimento per i diritti dello scacchista Kasparov.
Rispetto a questi, l’opposizione costruita da Gennadj Zyuganov è di un altro pianeta. Ben più consistente in termini istituzionali ed elettorali, il PCFR incuriosisce senz’altro l’osservatore occidentale, stupito dinnanzi alle immancabili effigi di Stalin, celebrato (ogni 7 Novembre ed ogni 9 Maggio) da migliaia di persone, come l’eroe della Grande Guerra Patriottica e come l’emblema di una potenza e di un prestigio ormai perduti. Ma il PCFR non è più soltanto il partito dei “veterani” e dei “nostalgici retrò”, né tanto meno di “giovani scalmanati” che vorrebbero “fare a pezzi gli oligarchi”, come la stampa spesso lo ha dipinto. È altresì un partito maturo, che, al di là degli ovvi riferimenti ideologici, appare assolutamente cosciente e consapevole dei limiti di un passato che ha riservato grandi fasti per la Russia e per tutti i popoli dell’Unione Sovietica, ma anche momenti difficili ed errori non di poco conto. La produzione teorica di Zyuganov è molto vasta, e, ad oggi, sono soltanto due i testi del politico moscovita reperibili in lingua italiana. Malgrado Geografia della Vittoria (1998) rappresenti un fondamentale sommario di analisi e riflessioni geopolitiche e geostrategiche, il testo più noto è senz’altro Deržava, pubblicato originariamente nel 1994, e tradotto col titolo di Stato e Potenza per le Edizioni All’Insegna del Veltro nel 1999. Nel marchio, un intero programma: questo spiega le notevoli difficoltà che il traduttore incontrò nell’individuare un corrispondente italiano calzante e pertinente rispetto a quel vocabolo così russo da riassumere tanti significati in una sola secca parola. Deržava è un termine che riassume la portata storica e geopolitica non soltanto dell’Urss, ma dell’intera vicenda dell’Impero Russo, dagli albori nella Rus’ di Kiev sino alla dissoluzione sovietica nel 1991. Analogamente a quanto proposto da Stalin nell’imminenza dell’invasione tedesca, anche Zyuganov ripercorre le tappe di una tradizione storica che va dai Rjurik ai Romanov, da Vladimir I ad Ivan III, da Aleksandr Nevskij a Mikhail Kutuzov, dalla Santa Rus’ alla Terza Roma, individuando gli episodi più importanti e gli esempi più fulgidi per la salvezza di uno Stato così vasto e gigantesco da sfuggire a qualunque mera reinterpretazione in stile occidentale, che ne distruggerebbe la natura storica e politica, riducendone la portata essenzialmente imperiale ad una dimensione meramente “nazionale” o “repubblicana” che non le si addice.
Si dibatte e molto, in proposito del pensiero che anima il PCFR. Diversi ambienti delle sinistre occidentali non risparmiano pesanti critiche a Zyuganov e al suo movimento, riproponendo – su termini chiaramente diversi – una polemica non nuova, che vide già pesanti strappi durante la Guerra Fredda. Basti pensare a quanti intellettuali di sinistra, in Occidente, sposarono le tesi del trotzkismo per condannare la presunta “deriva burocratica e nazionalista” di Stalin, o a quanti militanti del Sessantotto appoggiarono più o meno “tatticamente” la rivoluzione culturale cinese in aperta polemica anti-sovietica.
La linea dei nuovi comunisti russi è fortemente permeata di patriottismo, senso di appartenenza e logica di potenza che, pur rifuggendo da qualunque deriva “imperialista” o “egemonica”, rispolvera e rivendica senza mezzi termini persino l’importanza della religione ortodossa nell’opera di edificazione e di ricostruzione territoriale dello Stato, a cominciare da un programma di riunificazione – giudicata imprescindibile – con l’Ucraina e con la Bielorussia.
Checché se ne dica, in generale Zyuganov si pone in perfetta continuità con ciò che l’esperienza sovietica ha rappresentato storicamente e concretamente, cercando di abbandonare quanto più possibile tutto ciò che è rimasto nell’irrealtà, nell’astrazione e nella mera utopia ideologica, senza nemmeno margini di concretizzazione. E nel concreto, il suo partito sembra sempre più capace di coinvolgere le nuove generazioni per infondere in esse non solo i dettami di un programma politico ma anche i valori perduti di un’etica sociale e di un patriottismo, oggi quasi del tutto strumentalizzato soltanto per le “esibizioni muscolari” vuote e fini a sé stesse dell’era Putin.
I quindici punti di di Zyuganov per le elezioni del 2012
È senz’altro possibile individuare una sintesi del programma di Zyuganov, rintracciandola tra i punti pubblicati un anno fa circa, proprio in vista della campagna elettorale cominciata in questi ultimi mesi. Dopo gli incendi dello scorso anno, molti villaggi agricoli sono stati completamente distrutti, le fatiche di una vita dissolte in poco tempo. Zyuganov ha immediatamente visitato le zone colpite dal disastro, denunciando ritardi nei servizi di soccorso e un’evidente scarsità nei fondi destinati alle famiglie contadine vittime del disastro. In generale, i fondi riservati all’agricoltura ammontano in Russia a poco più dell’1% dell’intera cassa dello Stato, contro il 15% circa investito dal Kazakistan di Nursultan Nazarbayev e il 23% investito dalla Bielorussia di Aleksandr Lukashenko che, malgrado i cambiamenti post-sovietici, dimostrano ancora oggi una capacità di bilanciamento saggia e lungimirante tra i diversi settori produttivi. Non è messo meglio il tessuto industriale, non solo volano dei primati tecnologici e scientifici durante la Guerra Fredda ma vera e propria fonte di lavoro e incremento demografico, specie nelle aree più disabitate della Siberia e dell’Estremo Oriente Russo. Dopo la dissoluzione sovietica, la popolazione del territorio federale è calata sino a 142 milioni di abitanti (2008), con un tasso di natalità molto basso ed un rapporto nascite/decessi estremamente preoccupante, se confrontato con i dati del quarantennio precedente (1950-1990). La spoliazione di alcune tra le più importanti cittadine industriali sorte in Siberia tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta, rischia seriamente di lasciare a terra interi settori produttivi legati all’estrazione mineraria e alle materie prime, di cui il territorio russo, come si sa, è ricchissimo.
La ricetta di Zyuganov è perciò tutta basata sul rilancio dell’industria e dell’agricoltura come settori trainanti per la rinascita della Russia, per la sua sussistenza e per la sua difesa.
Ecco i quindici punti, pubblicati l’anno scorso:
Ritorno alla proprietà pubblica nel settore minerario e nei settori chiave dell'economia. Introduzione della gestione statale per i settori particolarmente colpiti dalla crisi. Creazione di un'autorità centralizzata per la gestione dell'economia nazionale, per la mobilitazione collettiva e per l'efficace utilizzo dei fondi necessari alla ricostruzione del Paese.
Il fondo valutario statale andrà utilizzato ad uso esclusivo dell'economia nazionale. Introduzione di misure rigorose per impedire il deflusso dei capitali all'estero. Nazionalizzazione delle banche settoriali. Creazione di un sistema di investimenti statali nei settori reali dell'economia.
Stabilire uno stretto controllo del sistema finanziario. Le banche e i monopoli che si avvalgono dei sussidi dello Stato non potranno al contempo utilizzare tali contributi per pagare gli stipendi dirigenziali che superino i 100.000 rubli al mese, così come non potranno essere utilizzati per bonus, premi e altre forme di compensi. Bloccare i dividendi destinati agli azionisti di queste società. Gli utili delle banche e delle società che abbiano ricevuto i prestiti dallo Stato dovranno essere restituiti allo Stato. Un tale provvedimento proibirebbe l’intenzione di ottenere dei fondi dal fondo statale a condizioni agevolate per tutti coloro che non solo non ne hanno bisogno, ma che cercando di sfruttare la situazione di crisi per arricchirsi.
Emissione di obbligazioni anti-crisi erogate da un prestito statale e disponibili per l'acquisto da parte di tutti gli interessati. Rendere obbligatorio l'acquisto di questi titoli per i cittadini la cui proprietà familiare totale (denaro, beni mobili e immobili) supera i 3 milioni di dollari americani. Le obbligazioni dovranno essere acquistate da costoro ogni anno, in misura corrispondente almeno al 2-3% della proprietà indicata sino alla fine della crisi. Il termine imposto per il rimborso dei titoli sarà di 10-15 anni. I fondi mobilitati in questo modo serviranno per finanziare i programmi anti-crisi.
Inserire la tassazione progressiva iniziando dal reddito di 100.000 rubli. È inaccettabile che un insegnante di un villaggio e il magnate (oligarca) del petrolio, paghino le tasse nella stessa misura del 13%. Le persone più agiate hanno l'obbligo di contribuire in maggior misura. E' necessario introdurre un credito preferenziale del 5% per le imprese industriali e per il settore agricolo a fini di investimento senza diritto di impiego per altri scopi.
Aumentare la domanda effettiva della popolazione tramite aumenti salariali, pensionistici, l’incremento di borse di studio e di assegni familiari. Fissare i prezzi massimi consentiti dei beni di prima necessità. Ridurre di almeno due volte il prezzo di carburanti e lubrificanti, nonché le tariffe-passeggeri ferroviarie, aeree, fluviali, marittime e degli autobus. Le spese per l’affitto e per i servizi di pubblica utilità non possono superare il 10% del reddito complessivo familiare mensile. Proibire lo sfratto dai loro appartamenti per tutte le famiglie con bambini, invalidi, pensionati e persone che vivono sotto la soglia di povertà.
Aumentare notevolmente i finanziamenti per la costruzione di nuovi alloggi a prezzi accessibili e per il ripristino del sistema dei servizi pubblici comunali, per le riparazioni degli stabili abitativi e degli alloggi. Acquistare, a spese del governo e al prezzo del costo di costruzione, gli appartamenti invenduti dalle imprese edili affinché questi passino sotto la gestione di un fondo sociale per la distribuzione tra i bisognosi e i cittadini in lista d'attesa per l’ottenimento di una abitazione.
Stanziare per l'agricoltura sino al 10% delle spese di bilancio. Creare delle cooperative per acquisto, stoccaggio, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. Nella vendita dei prodotti agricoli al dettaglio, determinare la norma limite del sovrapprezzo commerciale (50-70%).
Ristabilire l’ordine nell’usufrutto dei terreni, adottare nuove misure per ripristinare la rotazione agraria nelle superfici rurali abbandonate. Azionare la mobilitazione di risorse statali per il lavoro dei campi in primavera: fornire i contadini di macchinari, braccianti, carburanti, fertilizzanti e credito finanziario. Stipulare contratti per l'acquisto di prodotti con l'uso di pagamenti in acconto anticipati
Stabilire alcuni sgravi fiscali per le piccole e medie imprese. Proporre un condono fiscale per le imprese agricole, escludendo i pagamenti del terreno e dei fondi pensione. Consentire alle piccole e medie imprese di acquistare locali in affitto al valore corrente. Sostenere lo sviluppo delle piccole imprese di produzione di beni per la popolazione, per garantire la sostituzione delle importazioni, soprattutto nella produzione di alimentari e di medicine. Diminuire la pressione fiscale, in particolare per quanto concerne l'IVA, bloccare la crescita delle tariffe. Adottare misure per tutelare i posti di lavoro esistenti e per crearne nuovi.
Ripristinare il sistema energetico unitario sotto il controllo statale. Ripristinare le tariffe dell'elettricità ai prezzi che esistevano al 1° gennaio 2008.
Rilanciare l’industria meccanica, soprattutto dell’aeronautica, delle costruzioni navali, della costruzione di strumenti volti al controllo e alla misurazione, della costruzione delle macchine utensili. Garantire la ricezione di fondi pubblici (statali) a questi settori. Adottare misure urgenti per rilanciare l'industria leggera, fornendo alto assorbimento dei fondi d’investimento da consentire di sostituire le importazioni di beni di consumo per la popolazione.
Sviluppare con forza le infrastrutture legate alle comunicazioni e ai trasporti, anche e soprattutto nelle zone della Siberia e dell'Estremo Oriente. Ciò richiederà il coinvolgimento di forza-lavoro e contribuirà a ridurre la disoccupazione.
Aumentare in modo sostanziale di 2-3 volte la spesa per la ricerca e lo sviluppo. Coinvolgere i rappresentanti dei centri di ricerca nella gestione economica. Garantire il finanziamento statale per la preparazione degli specialisti nel campo dell'istruzione universitaria. Aumentare notevolmente gli stipendi del personale docente e insegnante. Fornire le scuole e le università di moderne strutture didattiche.
Garantire la protezione sociale per bambini e giovani: alunni delle scuole dell’obbligo, studenti delle scuole speciali e delle università. Inserire nelle misure anti-crisi come prioritarie la garanzia di conservazione dei posti a copertura del budget pubblico negli istituti di istruzione generale, l’organizzazione di pasti caldi nelle scuole e la fornitura di corse gratuite per scolari e studenti nel trasporto pubblico.
È in particolar modo il settore bancario ad essere messo sotto accusa da Zyuganov, che proprio in questi giorni ha puntato nuovamente il dito contro il Ministro delle Finanze Alekseij Kudrin, appena dimessosi dal suo incarico. Per quanto riguarda le Forze Armate, da sempre coinvolte all’interno del Partito, Zyuganov sembra intenzionato a voler lavorare per una riforma generale che preveda l’aumento delle paghe per i militari e un potenziamento strategico su tutti i fronti terrestri, aerei e navali, minacciati dalla pressione della Nato, ormai penetrata nell’Europa centro-orientale e nei Balcani, sino a lambire i confini occidentali dell’ex Urss. L’imperialismo degli Stati Uniti rimane dunque, per il leader politico comunista, il pericolo numero uno, soprattutto dopo la guerra in Libia, che – secondo quanto riportato in un suo articolo pubblicato sulla Gazeta Pravda lo scorso 1° Settembre – dimostrerebbe la volontà della Nato di sconvolgere lo scenario mediorientale in base ad una geopolitica del caos del tutto contigua con le operazioni belliche e le rivoluzioni colorate, sostenute da Washington negli ultimi dieci anni.
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