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(ASI) Il Presidente Mahmmoyìud Abbas ha chiesto alle Nazioni Unite di riconoscere uno stato per il suo popolo, in un appello rivolto alla comunità internazionale affinché "si assuma la responsabilità di porre fine a sei decenni di conflitto".  "Sono qui per dire, a nome del popolo palestinese ... estendiamo le nostre mani verso il governo israeliano e il popolo israeliano per la pace", ha detto Abbas. 




"Cerchiamo di costruire ponti di dialogo  invece di posti di blocco".  Rivolgendosi ai delegati, ha dichiarato: "Il vostro sostegno per il riconoscimento dello stato di Palestina è il più grande contributo alla pace nella regione. Spero che non dovremo aspettare a lungo. "La perdita di speranza è la più grande minaccia alla pace, la disperazione è la via più sicura verso l'estremismo". 

Abbas ha consegnato al Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, una lettera di richiesta di adesione a pieno titolo alle Nazioni Unite, che il Consiglio di Sicurezza deve prendere in considerazione - anche se questo potrebbe richiedere del tempo e gli Stati Uniti opporranno il veto. 

I fatti di ieri, la standing ovation dei delegati di fronte al discorso di Abbas, l’appoggio generale alle richieste palestinesi, evidenziano in modo inequivocabile la perdita di credibilità e di influenza degli Stati Uniti e l’isolamento di Israele, come aveva dichiarato qualche giorno fa il ministro degli Esteri cinese.

Abbas ha parlato anche di “resistenza popolare pacifica” che continuerà contro le politiche israeliane e le aggressioni giornaliere dei coloni, che “distruggeranno le possibilità di raggiungere una soluzione dei due-stati e minacciano la struttura e l’esistenza dell’Anp”.

Ha seguito a ruota il discorso del presidente dell’Anp quello del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha ribadito  che “solo i negoziati diretti tra le due parti potrebbe portare a uno stato palestinese”. 

Il presidente Usa Barack Obama, che un anno fa aveva dichiarato alle Nazioni Unite di sperare per uno stato dei palestinesi, nella sua relazione di mercoledì ha sposato totalmente la linea israeliana, sottolineando che  solo negoziati israelo-palestinesi potrebbero portare alla pace. 

Abbas si è rivolto alle Nazioni Unite, anche se politici israeliani e statunitensi hanno minacciato rappresaglie finanziarie che potrebbero paralizzare l'Autorità palestinese. 

Il dirigente dell’Olp, Saeb Erekat, ha detto che l’Anp potrebbe dissolversi, lasciando a Israele, come potenza occupante, la responsabilità di governare la Cisgiordania. 

"Vi invitiamo a diventare l'unica autorità dal fiume Giordano al Mediterraneo", ha detto alla radio israeliana.

In Cisgiordania, i palestinesi hanno manifestato entusiasmo, ma anche diffidenza per l’esito della richiesta all’Onu.

Israele, invece, considera l'iniziativa presso le Nazioni Unite come un tentativo di minare la legittimità e l’esistenza stessa dello stato. 

Da parte sua, il movimento di resistenza islamica, Hamas, al governo nella Striscia di Gaza, ha criticato la decisione dell’Anp di recarsi all’Onu per la richiesta di riconoscimento di uno stato palestinese nel bantustan cisgiordano.

"Il nostro popolo palestinese non elemosina uno stato - ha detto il premier di Gaza, Ismail Haniyah -, gli stati non sono costruiti sulle risoluzioni Onu. Gli stati liberano la propria terra e vi costruiscono le proprie entità”.

Il Consiglio di Sicurezza potrebbe ritardare l'azione sulla richiesta di Abbas, dando al "Quartetto sul Medio Oriente" (Usa, Ue, Russia e Onu), più tempo per creare una risoluzione che potrebbe indurre israeliani e palestinesi a sedersi al tavolo dei negoziati . 

Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha affermato che il Quartetto avrebbe aspettato di sentire i discorsi di Abbas e Netanyahu prima di stabilire "alcune linee guida, i punti chiave, ma anche alcune linee rosse".

"E 'meglio prendere uno o due giorni in più, piuttosto che accelerare e produrre  una dichiarazione debole", ha aggiunto. 

Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha proposto che l'Assemblea Generale voti per aggiornare i palestinesi a uno "Stato non membro", e nel frattempo far rivivere i colloqui di pace diretti. 

Israele ha respinto l'idea: "Uno stato palestinese dovrebbe essere il risultato dei negoziati, il che significa che esso dovrebbe segnare la fine del conflitto e la cessazione delle rivendicazioni".

(Fonti: Reuters, Ma’an, Quds Press)

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