(ASI) Lo scenario libico continua a preoccupare la comunità internazionale non solo per i suoi risvolti bellici e umanitari, ma anche per le possibili conseguenze in termini geopolitici.
Il Cremlino è infatti uno degli attori schierati, sempre più in modo palese, col leader Kalifa Haftar i cui uomini combattono le truppe del premer, riconosciuto dall’Onu, Fajez al – Serraj. Il generale del Pentagono Stephen Townsens ha riferito nelle ultime ore, all’agenzia di stampa Reuters, che un drone americano è stato abbattuto, il 21 novembre scorso, probabilmente da alcuni contractor russi. L’ufficiale di Washington ha specificato che l’azione compiuta è stata forse involontaria, ma ha chiesto formalmente a Mosca di restituire, ai militari a stelle e strisce, il velivolo Usa senza pilota. Ha aggiunto tuttavia che la risposta ricevuta dalla controparte è stata negativa. L’accaduto ricorda il triste episodio del jet spia della Casa Bianca colpito. dai sistemi di difesa nei cieli dell’Unione Sovietica, il 1 maggio 1960. Il mondo aveva temuto che la conseguenza di tutto ciò potesse essere la trasformazione della Guerra Fredda, in atto, in un conflitto aperto tra le due superpotenze. Tali nubi, che offuscavano l’orizzonte, sono state poi diradate grazie ad una sapiente iniziativa di de - escalation della comunità internazionale. La speranza è che venga attuata la medesima prudenza, che aveva prevalso all’epoca, unita ad un’azione efficace della diplomazia che non è sotto i riflettori mediatici.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia