(ASI) - Ad Ottobre ci sarà l’ultima riunione di consiglio sotto la guida di Mario Draghi.
Nelle scorse settimana una parte del consiglio ha espresso la propria contrarietà al piano di stimoli varato a settembre; infatti non sta dando proprio i risultati sperati. Il problema è tutto nelle aspettative di inflazione di lungo periodo. .
Secondo Draghi i governi devono mobilitarsi, con uno stimolo di bilancio che affianchi quello monetario. Lo aveva già detto il mese scorso, lo ha ribadito alle riunioni del Fondo monetario internazionale a Washington: di fronte alla crescita che frena, con la manifattura in Germania e Italia che fanno intravedere aria di recessione: "I governi con spazio di bilancio che affrontano un rallentamento dovrebbero agire efficacemente, e tempestivamente". Un appello che Draghi rivolge in particolare alla Germania, leader economico nell'Eurozona.
Le aspettative d'inflazione misurate dagli swap, nonostante un nuovo programma di acquisti di bond al ritmo di 20 miliardi al mese che parte a novembre e un nuovo taglio dei tassi a -0,5% con la promessa di non fare rialzi finché necessario, sono crollate ai minimi storici, a 1,1150% agli inizi del mese.
Segno che gli investitori non sono del tutto convinti della determinazione della Bce a portare l'inflazione al 2%. Colpa della fronda di alcuni governatori, e di alcune uscite pubbliche contro il pacchetto Draghi che hanno irritato gli altri governatori. Ma anche di un ruolo delle banche centrali percepito dagli investitori come sempre meno efficace di fronte alle difficoltà dell'economia mondiale e alle spinte deflazionistiche globali. Il nuovo presidente della Bce Lagarde dovrà convincere gli investitori che la Bce è pronta a tutto, persino ad aumentare il Qe o tagliare ulteriormente i tassi. Draghi sa bene che il corposo pacchetto di settembre, di fatto, ha spianato alla Lagarde la strada per proseguire nel segno della continuità anche se necessità di consenso nel consiglio Bce.
Claudia Piagnani - Agenzia Stampa Italia