Ambasciatore Mammad Ahmadzada: tra Italia ed Azerbaigian rapporti molto stretti, non solo nel campo energetico

Ambasciatore Mammad Ahmadzada: tra Italia ed Azerbaigian rapporti molto stretti, non solo nel campo energetico

ambasciataazerarm(ASI) Per le grandi interviste esclusive di Agenzia Stampa Italia abbiamo avuto l’onore ed il privilegio di incontrare Sua Eccellenza Mammad Ahmadzada, Ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia. Con il rappresentante di Baku abbiamo parlato a tutto tondo del suo Paese analizzando i rapporti con l’Italia e l’Unione europea. Tra i temi affrontati ovviamente quello energetico legato al TAP, l’ultimo segmento del Corridoio Meridionale del Gas che, una volta completato nel 2020, dovrebbe portare benefici in termini di risparmio economico nelle tasche dei consumatori italiani.
Da sempre attenti alle tematiche geopolitiche abbiamo cercato di approfondire e capire la situazione in una regione - quella del Caucaso - che, oltre all’Azerbaigian, coinvolge anche la Russia, l’Iran, l’Armenia e la Turchia. Con S.E. Ahmadzada abbiamo parlato della politica estera del suo Paese e dell’importanza degli investimenti operati all’estero dal governo di Baku. Tra i temi affrontati anche quello legato alla Sofaz, il Fondo sovrano azerbaigiano per la gestione delle risorse petrolifere che, a detta del suo vicedirettore esecutivo Israfil Mammadov, "appartiene quasi al popolo".


A giugno scorso, l’Ambasciata ha celebrato a Roma la Festa nazionale ed il centenario del vostro servizio diplomatico durante il biennio della Prima Repubblica democratica indipendente. Forte di un partenariato strategico sempre più solido, il legame fra Italia e Azerbaigian ha oggi raggiunto un'importanza cruciale, e non solo nell'ambito del mercato energetico. Quali sono le nuove frontiere di cooperazione fra i due Paesi? Sempre in tema di rapporti bilaterali, lo scorso 18 settembre, il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, ha incontrato alla Farnesina il Ministro degli Affari Esteri dell’Azerbaigian, Elmar Mammadyarov. Può farci un breve resoconto dell’incontro? Quali reazioni ha suscitato a Baku?

I rapporti tra i nostri due Paesi sono molto intensi, non legati solo al comparto energetico. Collaboriamo nel settore politico, un campo questo dove abbiamo sempre avuto un dialogo strategico; vorrei ricordare la visita effettuata lo scorso anno nel nostro paese del presidente Sergio Mattarella, una visita storica dal momento che è stato il primo capo di Stato italiano ad essere venuto in Azerbaigian. Questo incontro ha riconfermato il partenariato strategico tra Roma e Baku. Nell’occasione sono state discusse anche nuove collaborazioni bilaterali. Dopo questa visita è giunta in Italia la nostra prima vicepresidente Mehriban Aliyeva, ci sono poi state le visite dei massimi rappresentanti politici dei due Paesi e di numerose personalità. Questi incontri e queste visite confermano il fluido dialogo politico bilaterale ed aprono a nuove possibilità di interscambio economico, culturale, umanitario e non solo.

Azerbaigian ed Italia hanno un livello di cooperazione economica molto alto. Da anni, l’Italia è il nostro principale partner commerciale e noi, negli ultimi anni, siamo diventati il vostro primo fornitore di greggio. Siamo il primo mercato per il Made in Italy nell’area del Caucaso.

Molte aziende italiane operano in Azerbaigian in diversi settori; negli ultimi anni siamo diventati importanti acquirenti di prodotti tecnologici. Numerose imprese italiane partecipano alla diversificazione della nostra economia. Ci sono numerose opportunità di business per le società italiane. Abbiamo una collaborazione intensa anche nel settore culturale. Abbiamo realizzato numerose iniziative a Roma per la salvaguardia del patrimonio mondiale. Il numero di studenti azerbaigiani in Italia è in costante crescita. Stiamo portando avanti progetti per la cooperazione per lo sviluppo in Paesi terzi. La visita del nostro ministro Elmar Mammadyarov ha riconfermato la collaborazione tra i nostri due Paesi ed esplorato le possibilità di rafforzarla.

Il TAP, ultimo segmento del più vasto Corridoio Meridionale del Gas pensato dall'Unione Europea, sta per essere completato. Gli ultimi dati disponibili, aggiornati all'aprile scorso, parlano di un avanzamento dei lavori complessivi pari all'87,5%. Dopo qualche protesta e polemica, il governo Conte-1 è riuscito a superare le perplessità di una parte delle comunità locali pugliesi e a procedere coi lavori. Quando il gasdotto entrerà in funzione, il gas del gigantesco giacimento azerbaigiano di Shah Deniz, capace di generare 16 miliardi di metri cubi all'anno, giungerà fino al nostro Paese attraversando Georgia, Turchia, Grecia e Albania. L'Azerbaigian diventerà così uno fra i più importanti partner di Bruxelles, al pari di nazioni molto più grandi territorialmente, come la Russia o la Norvegia. E' per voi un successo diplomatico o lo ritenete soltanto un rapporto di mero business?

Il TAP rientra in un progetto di 40 miliardi di dollari che coinvolge 7 Paesi. Noi forniamo il gas dal Mar Caspio tramite uno dei giacimenti più grandi del mondo ma hanno un ruolo anche i Paesi di transito e di consumo e vi collaborano diverse importanti società energetiche di tutto il mondo, non solo in qualità di soci ma anche operativi nelle 3 diverse fasi che compongono questo progetto. C’è il consorzio Shah Deniz, che comprende diverse società multinazionali; c’è poi la parte caucasica, cioè il Corridoio del Sud del Caucaso, ed infine la parte relativa al TANAP. Ognuna di queste parti ha i suoi partner interessati. Come ho già detto si tratta di un progetto da 40 miliardi di dollari. Per la realizzazione dell’infrastruttura sono state coinvolte tutta una serie di società, tra cui anche realtà italiane. In tutto, le imprese del vostro Paese hanno siglato contratti per circa 8 miliardi di dollari. Sono coinvolte inoltre molte banche nel finanziamento di questo progetto. Sono socie di questo progetto anche aziende dei Paesi coinvolti nel transito del gas: ciò implica una collaborazione politica tra tutte le parti coinvolte.

Il TAP realizza, se vogliamo, anche un legame fisico tra il Mar Caspio ed il Mar Mediterraneo. Noi siamo un Paese produttore ed abbiamo il nostro principale mercato in Europa. Con questo progetto, tramite il gas, tutti i Paesi coinvolti saranno legati tra loro per molti anni da una struttura fisica e questo porterà sicuramente ad una cooperazione e ad un'integrazione a 360 gradi, e svilupperà anche la cooperazione nel campo dell’istruzione.

Il vostro Paese sta investendo molto nelle infrastrutture turistiche e per attrarre sempre più visitatori sta sfruttando anche le opportunità derivanti dallo sport. A maggio lo Stadio Olimpico di Baku ha ospitato la finale di Europa League fra Chelsea e Arsenal; le due storiche squadre inglesi hanno raggiunto la capitale azerbaigiana trovando un impianto moderno ed accogliente, nonostante qualche polemica fra i tifosi per le difficoltà a raggiungere l'Azerbaigian da Londra. Da anni, inoltre, la capitale azerbaigiana ospita anche il Gran Premio di Formula 1. Qual è l'impatto economico e turistico di eventi del genere per la città?

L’Azerbaigian negli ultimi anni sta facendo importanti investimenti nell’organizzazione di grandi eventi internazionali, non solo nello sport. Vorrei approfittare della vostra intervista per sottolineare due importanti risultati sportivi che abbiamo ottenuto recentemente: il Qarabag, la squadra di calcio più seguita del nostro Paese e nostro orgoglio nazionale, ha vinto in Lussemburgo nel suo girone di Europa League, mentre Teimour Radjabov ha vinto la Coppa del Mondo di Scacchi, uno sport molto diffuso nel nostro Paese. Questi eventi sono molto importanti per posizionare l’Azerbaigian nella mappa del turismo internazionale.

Negli ultimi anni, il nostro Paese ha segnato un’importante crescita economica dovuta principalmente al comparto energetico ma il nostro governo punta a diversificare la nostra economia ed in quest’ottica il turismo rappresenta una priorità. Abbiamo realizzato delle infrastrutture molto avanzate, non solo a Baku ma anche nelle altre città. Per far conoscere l’Azerbaigian come meta turistica questi eventi internazionali sono molto importanti; il nostro impegno in tal senso ha già iniziato a dare i suoi frutti. Il numero di turisti stranieri è in costante aumento e, come Paese, siamo pronti ad accogliere visitatori. Abbiamo una storia millenaria, bellissime manifestazioni architettoniche, siamo ricchi di beni culturali. Vogliamo far scoprire anche la nostra cucina, la nostra musica e i nostri tappeti.

Negli ultimi anni sono aumentati i turisti provenienti dai Paesi limitrofi ma ci piacerebbe molto che anche dall’Italia aumentassero i visitatori perché sono sicuro che ogni singolo italiano potrebbe trovare in Azerbaigian una "parte d’Italia". Nel nostro paese, difatti, c’è un ricco patrimonio europeo che prevede molte manifestazioni culturali europee e non solo. La prima opera d’arte musulmana nel mondo è stata realizzata in Azerbaigian. Camminando per le strade di Baku sembra di essere tra le strade di una grande città europea. Da noi c’è una forte presenza del Made in Italy: ad esempio, l’Italia ha partecipato al restauro di numerosi palazzi a Baku. Un italiano troverà a Baku una città non solo in cui l’Europa incontra l’Asia, ma anche molto vicina alla realtà italiana.

Il vostro è un Paese giovane. Dopo l’esperienza della Prima repubblica democratica indipendente nel 1922 siete stati inglobati nell’URSS per rinascere poi come Stato autonomo ed indipendente quasi settant'anni dopo, nel 1991. In che condizioni era il vostro Paese a quel tempo e dove siete arrivati oggi?

La riconquista della nostra indipendenza coincide con un periodo molto particolare. Già alcuni anni prima della dissoluzione dell’URSS avevamo subito un’invasione da parte dell’Armenia, fatto che ha inciso anche nei primi anni dell’indipendenza. Attualmente, il 20% del nostro territorio, riconosciuto dalla comunità internazionale, si trova sotto occupazione armena.

Abbiamo più di un milione tra profughi e rifugiati: di questi, 250.000 azerbaigiani furono deportati dall'Armenia prima della dissoluzione dell’Unione Sovietica. C’è poi stata l’espulsione degli azerbaigiani dai territori occupati. Nel 1991 eravamo un Paese di 7 milioni di abitanti in una situazione molto difficile. La transizione economica e politica non è stata semplice. Si è trattato di una situazione molto complessa per un Paese che aveva appena riconquistato la propria indipendenza.

Già dal 1985, con la politica della Perestrojka, che aveva portato ad una serie di cambiamenti anche economici in tutta l’URSS, era stato avviato un processo molto complesso e difficile. I primi anni, dunque, sono stati critici ma in seguito il Paese, grazie alla politica lungimirante del governo, ha saputo mettere insieme molti elementi della nostra identità utilizzando anche le vaste risorse energetiche, dando al Paese una stabilità economica ed allo stesso tempo sfruttando al meglio la nostra strategica posizione geografica. Questi elementi sono stati alla base di un importante processo di sviluppo socioeconomico ed oggi siamo uno dei pochi Paesi che negli ultimi anni ha registrato una crescita economica così veloce. Negli ultimi quindici anni, la nostra economia è crescita più di quattro volte, generiamo più del 70% del totale dell’economia del Caucaso meridionale e possediamo il 95% delle risorse economiche della regione. Siamo un Paese indipendente in politica estera, autosufficiente ed abbiamo un’economia molto solida. Senza di noi sarebbe impossibile realizzare un qualsiasi progetto nella regione. Sia nell’ambito energetico che in quello delle infrastrutture siamo il motore di tutte le iniziative.

Siamo attivi in politica internazionale: qualche anno fa siamo stati eletti nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU in qualità di membro non permanente a conferma del nostro crescente prestigio internazionale.

Anche in ambito sociale abbiamo ottenuto grandi risultati, è diminuita in modo importante la povertà come anche la disoccupazione. Partecipiamo a progetti di sviluppo internazionale e di cooperazione in Africa, Asia ed America Latina. Siamo molto orgogliosi del percorso che abbiamo fatto in questi ultimi 20-25 anni.

Geograficamente siete un Paese asiatico ma molti vi considerano un Paese a vocazione europea, ad esempio fate parte del Consiglio d’Europa. Qual è il vostro rapporto con l’Unione Europea e pensate sia fattibile una vostra adesione a questa organizzazione politico-economica oppure avete altri obiettivi?

L’Unione Europea è un partner importante della nostra politica estera ma né nella nostra agenda né in quella di Bruxelles c’è un progetto per la nostra adesione. La nostra agenda politica prevede però un rafforzamento dell’integrazione. Noi in quanto fornitori di greggio, gas ed energia siamo partner fondamentali. L'UE è il nostro principale mercato di realizzazione; abbiamo già un ruolo di primo piano nella sicurezza energetica dell'UE e con la realizzazione del TAP questo ruolo crescerà ancora di più. Noi ovviamente vogliamo aumentare la nostra cooperazione, abbiamo già firmato con 10 Paesi accordi di partenariato strategico ed ora stiamo negoziando con Bruxelles un nuovo accordo che getterà le basi per una collaborazione approfondita tra le parti per i prossimi decenni.

Il nostro obiettivo è quello di portare in Azerbaigian le migliori pratiche della Ue in ambito politico, economico, sociale e dell’istruzione. Sempre più studenti azerbaigiani scelgono di studiare in paesi UE così creiamo anche una massa critica per il futuro e ci darà un contributo positivo per lo sviluppo della nostra cultura.   

 

Sempre geograficamente, vi trovate in una zona molto delicata, tra i vostri vicini c’è la Russia, l’Iran che spesso viene demonizzato dal mondo occidentale e, soprattutto, l’Armenia con la quale avete molte tensioni. Come vivete questa situazione e la popolazione che vive nelle regioni di confine che percezione ha della propria sicurezza? Sempre in tema di vicini, attualmente avete in contenzioso aperto con la Georgia per la definizione dei confini. Può dirci a che punto sono i colloqui in materia e quali sono i principali ostacoli per l’intesa finale?

Noi stiamo portando avanti una politica di buon vicinato con tutti i Paesi limitrofi tranne l’Armenia; abbiamo rapporti molto stretti con la Russia con la quale abbiamo condiviso parte della nostra storia. La Russia è il nostro partner strategico e questa collaborazione è stata confermata anche nella recente visita in Russia del nostro presidente su invito del presidente Vladimir Putin. In quell’occasione è stato riconfermato il partenariato strategico tra Mosca e Baku. Anche con l’Iran abbiamo buoni legami ed anche con loro condividiamo una storia ed una geografia comune, la collaborazione tra noi è molto fluida.

Con la Turchia abbiamo rapporti privilegiati, essendo integrati con loro culturalmente, politicamente, economicamente e storicamente. Anche con la Georgia abbiamo un partenariato strategico e di buon vicinato, con loro abbiamo un’ottima collaborazione nel settore politico, economico e culturale. Tutti i nostri progetti legati al trasporto di petrolio e gas verso l’Europa attraversano questo Paese. Azerbaigian e Georgia sono due nazioni molto vicine. Per quanto riguarda la questione legata ai confini c’è una commissione speciale che se ne occupa ed alcune questioni sono già state superate e risolte.

L’unico problema con i Paesi limitrofi è con l’Armenia che, come ho già detto, occupa il 20% del nostro territorio da più di venticinque anni. Ci sono diverse risoluzioni ONU e di altre organizzazioni internazionali, anche europee, che ribadiscono il dovere di rispettare l’integrità territoriale dell’Azerbaigian, la sovranità e l’inviolabilità dei confini riconosciuti a livello internazionale. Queste risoluzioni hanno intimato all’Armenia di ritirare le proprie forze armate dai territori occupati dando la possibilità ai nostri profughi di tornare nelle loro terre natali ma dopo venticinque anni la situazione non è ancora cambiata.

Noi abbiamo una posizione molto costruttiva nei negoziati nel tentativo di risolvere questo problema ma purtroppo non notiamo lo stesso atteggiamento dall’altra parte. Anzi osserviamo continue violazioni al 'cessate il fuoco' da parte armena, uccisioni di civili sulla linea di confine e questa situazione purtroppo continuerà fino a quando l’Armenia non ritirerà le sue truppe dai territori che ha occupato, anche perché la soluzione a questo conflitto porterà non solo la pace nella regione ma una cooperazione ed un’integrazione economica completa tra tutti i Paesi. A giovarsene sarà anche l'Armenia stessa, che sta vivendo una difficile situazione economica e sociale.      

Che immagine hanno gli azeri dell’Italia e, basandosi sulla sua esperienza diretta, questa visione è conforme alla realtà?

In Italia non ci sono molti azerbaigiani. Per lo più si tratta di studenti che sempre più spesso scelgono le università italiane. Oggi in Italia ci sono tra i 1.500 ed i 2.000 studenti del nostro Paese che, una volta terminati gli studi, torneranno a casa e questo sicuramente contribuirà a rafforzare i rapporti bilaterali. Noi, come Ambasciata, ne siamo molto soddisfatti perché ogni studente è nel suo piccolo un "ambasciatore" del nostro Paese e contribuisce a far conoscere l'Azerbaigian all'estero. Con loro organizziamo molti eventi culturali.

Nel dicembre 2019 ricorrerà il ventesimo anniversario della creazione del Fondo sovrano azerbaigiano per la gestione delle risorse petrolifere (Sofaz). Questo ente è incaricato di gestire tutti i proventi derivanti dal petrolio. A differenza di altri fondi statali, come ad esempio quello norvegese che fa capo alla Banca centrale, Sofaz è un’entità legale separata che "appartiene quasi al popolo", come ebbe a dire il vicedirettore esecutivo Israfil Mammadov. Può spiegarci meglio questo concetto?

Il fondo è stato creato nel 1999 in vista degli importanti introiti che iniziavano ad arrivare nel Paese grazie al settore Oil&Gas. In questo fondo vengono accumulati i proventi del settore energetico ma anche le imposte e le tasse versate dalle imprese che operano nel nostro Paese. Oggi, il fondo ha un attivo di circa 42,5 miliardi di dollari e rappresenta un grande patrimonio per l'Azerbaigian. Esso ha la funzione di raggiungere vari obiettivi. Innanzitutto è alla base della stabilizzazione macroeconomica del nostro Paese ed allo stesso tempo partecipa ai progetti di grande valore strategico, sia interni che esterni. Ad esempio finanzia il TAP e grandi progetti infrastrutturali all’estero. Inoltre, questo fondo serve anche a finanziare gli studi universitari dei nostri studenti. Ha un ruolo molto elevato sia in ambito sociale che economico e rappresenta un grande patrimonio per assicurare il futuro delle giovani generazioni.

Tra i tanti investimenti del vostro Paese ve n'è uno stipulato con la precedente amministrazione capitolina guida da Ignazio Marino da 1 milione di dollari in ambito archeologico-culturale. A cosa sono finalizzati questi investimenti esteri?

Abbiamo vari investimenti in Italia, anche nel settore immobiliare. Ad esempio, un palazzo a Milano acquistato dal fondo Sofaz nel 2015. Il settore culturale è un importante tassello che unisce i nostri Paesi e i nostri popoli. Sono anni che il nostro governo finanzia progetti di lavoro e di restauro per la tutela del patrimonio culturale mondiale. L’investimento cui Lei si riferisce è stato pensato nel 2014, durante la visita del nostro presidente in Italia, proprio in quell’ambito. Questo accordo prevede il finanziamento da parte del nostro governo dei lavori sulla via Alessandrina ai Fori Imperiali. Il progetto si articola in due parti: da un lato lo studio archeologico, dall’altro la sistemazione di quest'area. Abbiamo notato durante gli scavi che sono stati fatti importanti ritrovamenti, tra cui la testa di una statua del dio Dioniso, ma l’obiettivo finale di questo progetto è quello di unire il Foro di Traiano a quello di Augusto e di Nerva. Siamo molto felici ed orgogliosi che il nostro governo faccia parte di questa importante iniziativa.

 

Ettore Bertolini e Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

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