(ASI) Il segretario generale del Partito Comunista della Federazione Russa, Gennadj Zyuganov, tuona contro la coalizione atlantica impegnata in Libia e lancia un monito al popolo russo. Lo fa dalle pagine della Gazeta Pravda, erede "spirituale" dello storico quotidiano fondato nel 1912 e principale organo d'informazione del Partito.
Proprio in un articolo pubblicato lo scorso primo settembre, il leader politico russo ha ricordato come Tripoli sia ad oggi una città in preda a violenze e saccheggi, ribadendo la legittimità del governo della Gran Jamahryia di Gheddafi, come repubblica araba popolare e socialista, destabilizzata da gruppi di "ribelli" che stanno "ricevendo armi dall'estero", e sostegno proprio da quelle potenze della Nato che stanno bombardando senza riserve il Paese e che utilizzano questi personaggi come cavallo di Troia per la penetrazione interna, aggirando così la risoluzione Onu n.1973, che aveva un chiaro mandato limitato alla garanzia della sicurezza della popolazione libica.
In realtà, secondo Zyuganov, "in Libia, si sta perfezionando una nuova tattica per rovesciare i governi indesiderabili all’Occidente, con ampio uso di eserciti privati e di mercenari come ausiliari alla Nato". Il Paese di Gheddafi sarebbe dunque soltanto l'ultima vittima di una serie di aggressioni avviate dagli Stati Uniti e dalla Nato a partire dall'intervento del 1991 in Iraq, dando il via ad un vero e proprio "’intervento globale", proseguito con la distruzione della Serbia, con l'intervento in Afghanistan, con la nuova guerra all'Iraq, sino a ricomprendere le "rivolte “arancioni” in Georgia, Ucraina e Moldavia" e "passando anni a cercare di rovesciare il Presidente bielorusso Lukashenko", un intervento globale che ha saputo dunque mescolare hard-power e soft-power, interventi militari e ingerenze politiche, e che è "diventato possibile dopo la distruzione dell’Unione Sovietica".
Proprio la guerra mediatica in atto contro Bashar al-Assad, sarebbe dunque l'evidenza della volontà di aggredire la Siria, ultimo baluardo mediorientale dell'ormai lontana stagione panarabista, dopo i crolli dell'Iraq di Saddam e della Libia di Gheddafi.
Un'"orgia neo-coloniale" che, se non avrà un immediato freno, ben presto coinvolgerà anche la Russia, in qualità di paese sconfinato detentore di molte tra le principali riserve di materie prime al mondo, ribadendo, dunque, quanto pericolosa per il governo Putin e per la presidenza Medvedev possa essere la collusione con gli aggressori.
Lanciando un monito al popolo per le prossime elezioni del 2012, Zyuganov ricorda infine come "solo un governo forte e patriottico, in grado di rilanciare l’industria, l’agricoltura,
l’istruzione, la scienza e la cultura, il nostro passato di potenza e il ritorno delle nostre Forze Armate, può salvare la Russia dal ripetersi dello scenario libico delle rivoluzioni “colorate”".
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