Iran: “Il nostro piano di pace per il Medioriente”

TRUMP ASI copy copy copy(ASI) L’Assemblea generale annuale dell’Onu prenderà il via, tra poche ore, a New York. La crisi del Golfo Persico sarà certamente uno dei temi al centro del dibattito tra i capi di Stato e di governo delle 193 nazioni che compongono l’importante organismo mondiale.

Il presidente iraniano ha detto, partecipando ieri alla ricorrenza in occasione del trentanovesimo anniversario della fine della guerra contro l’Iraq (anno 1988), che illustrerà un piano di pace per il Medioriente nel discorso che terrà in settimana al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. Hassan Rohani ha anticipato così l’ intenzione di formare una “Coalizione della speranza” che renda sicura l’intera regione. Ha invitato quindi le forze straniere ad allontanarsi, dall’area, poiché la loro presenza ha procurato nel tempo solo disgrazie. L’appello potrebbe non soltanto cadere nel vuoto, ma anche produrre ulteriori tensioni a causa della scelta degli Stati Uniti di inviare nuovi mezzi e ulteriori truppe in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Queste due nazioni, alleate della Casa Bianca, hanno domandato infatti a Washington un rafforzamento delle loro difese per fronteggiare eventuali ulteriori attacchi. C’è la paura che possano essere ripetuti altri simili a quelli sferrati, a parere di Donald Trump dalla Repubblica Islamica, contro i due impianti di greggio più grandi del mondo situati sul territorio gestito da Riad. Pure Boris Johnson ha ritenuto molto probabile che ci sia stata la mano del paese degli Ayatollah dietro l’azione ostile, dello scorso 14 settembre, che ha generato il panico sulle piazze finanziarie e sul mercato dell’oro nero. Il leader di Downing Street non ha escluso pertanto un possibile contributo, se richiesto, agli sforzi militari del Pentagono in loco. Sembra essere stata rifiutata intanto la proposta, lanciata sabato dagli Houti sostenuti da Teheran, di cessare ogni attività bellica nello Yemen. I sauditi avrebbero intrapreso oggi  nuovi raid aerei contro le regioni di Omran e di Hijja, uccidendo rispettivamente una famiglia e un civile. Non è possibile verificare le informazioni sul terreno in maniera indipendente ma, se le notizie fossero confermate, dimostrerebbero l’incapacità delle grandi potenze di fermare il conflitto più sanguinoso e dimenticato del pianeta.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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