(ASI) Nessuno in Europa più dei britannici è cosciente che l'uscita o la permanenza (assai improbabile) della Gran Bretagna nell'Unione Europea rappresentano un passaggio decisivo ed epocale per il futuro del continente e per la
riaffermazione del concetto di sovranità nazionale, che l'UE, per sua natura, ha sempre cercato di limitare.
Nell'attuale situazione di stallo, causata sia dallo scontro interno sia dal comportamento ambiguo e attendista dei “negoziatori” dell'UE, il Primo Ministro Boris Johnson ha indicato come migliore soluzione il ricorso alle urne. Ma nel Regno Unito, come in Italia, la Sinistra - male consigliata dai “poteri forti” - cerca di evitare in tutti i modi di dare la parola al popolo. A tal punto, che in Italia, per esempio, con la massima disinvoltura sì è dato vita ad un'ibrida alleanza di Governo, quella che qualcuno (Giulietto Chiesa) non ha esitato a definire un ircocervo, cioè un animale fantastico, mostruoso quanto improbabile. In Gran Bretagna, invece, i Laburisti (con la City di Londra) arrivano perfino a paralizzare ogni attività del Governo in carica, pur di scongiurare la verifica popolare indicata dai Conservatori. Quanto mai opportune appaiono in questo senso le ultime dichiarazioni dell'alto esponente laburista, Fisher, il quale fra le polemiche ha deciso di lasciare il Labour, rivelando i timori del segretario del partito, Jeremy Corbyn (fervente europeista) di perdere eventuali elezioni. Un altro, eloquente esempio di come certa Sinistra (in Francia ribattezzata “Gauche al caviale”) intende il concetto di democrazia. La volontà del popolo incute timore dunque?