(ASI) “Le forze armate confermano l’appoggio a Maduro”. L’esercito venezuelano ha comunicato, su Twitter nelle ultime ore, la fedeltà a colui che è alla guida del Paese. Quest’ultimo ha denunciato, ieri sera, il tentativo di un colpo di stato organizzato dai partiti d’opposizione con l’appoggio della Casa Bianca. Ha intimato così a Donald Trump il ritiro, entro 72 ore, di tutto il personale diplomatico americano, ma la controparte ha respinto la richiesta dichiarando che lascerà i propri rappresentanti in loco.
Tutto ciò è avvenuto in seguito al riconoscimento, del ministero degli Esteri di Washington, del ruolo assunto dal numero uno del Parlamento di Caracas, Juan Guaidò, che si è autoproclamato presidente del Venezuela. Il tycoon non ha escluso subito dopo un possibile intervento militare, su quel territorio, nel caso il leader trentacinquenne venisse attaccato dall’esercito nazionale. L’opzione non sarebbe vista di buon occhio, però, dalla Russia che avrebbe già invitato gli Usa a non attuarla poiché Mosca sostiene, insieme a poche altre capitali, Maduro. Sta emergendo, con sempre maggiore chiarezza, una pericolosa regionalizzazione e internazionalizzazione della crisi in corso a causa delle posizioni divergenti, delle nazioni dell’America Latina e delle grandi potenze, relative al sostegno di un leader piuttosto che dell’altro. C’è il rischio inoltre di una vera e propria guerra civile, i cui germogli si avvertono in tutto il paese interessato dagli eventi. Sono già 14 infatti i morti a causa dei primi scontri tra i sostenitori dei due esponenti politici, diversi i feriti e 218 gli arresti avvenuti in molte città.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia