(ASI) Nuove preoccupazioni si affacciano su tutta la comunità internazionale. La Russia ha consegnato all’alleata Siria i missili S300 che “blindano”, di fatto, lo spazio aereo del paese.
Lo ha annunciato, nella serata di ieri, il ministro della Difesa di Mosca, Sergej Shoigu. E’ stata durissima, poche ore più tardi, la reazione di Washington: “Non possiamo confermare la notizia, ma se fosse vera ci sarebbe il pericolo di escalation”. Il capo del pentagono, James Mattis, ha annunciato intanto, nelle ultime ore, che aumenteranno i consiglieri militari nel paese di Bashar al – Assad, ma Putin ha risposto nel pomeriggio che questa mossa è tutt’altro che gradita. Il portavoce della coalizione occidentale, anti Isis, ha cercato di rassicurare specificando che la situazione non cambierà poiché rimarrà attivo, sul suolo siriano, il canale di prevenzione dei conflitti con i russi. Il potente sistema di difesa di questi ultimi, secondo quanto si è appreso, diminuirà le probabilità di azioni ostili nella zona in questione, avviando quelle di guerra elettronica contro mezzi militari desiderosi di colpire bersagli in Siria. La misura è stata adottata in seguito all’abbattimento accidentale causato dalla contraerea di Damasco, che ha provocato il decesso di 15 soldati, di un jet di Vladimir Putin a Latakia nella notte tra il 17 e il 18 settembre scorso. La paternità dell’azione è stata attribuita a Israele, poiché i 4 caccia di Tel Aviv si erano nascosti, per ripararsi dal fuoco nemico, dietro il velivolo di Mosca. Sarà più difficile ora, per lo Stato ebraico che però non pare essere particolarmente preoccupato e per altre nazioni, realizzare ulteriori iniziative offensive nell’area senza causare incidenti che minerebbero ancora di più le già fragili relazioni internazionali. Le evoluzioni geopolitiche potrebbero generare, però, profondi benefici all’Iran (paese ostile a Gerusalemme) che rischia di finire, persino, nel mirino della Francia. L’Eliseo ha accusato infatti ieri il direttore dei servizi segreti del paese dei Pasdaran, Hashemi Moghadam, di aver ordinato l’attentato sventato, vicino a Parigi lo scorso luglio, in occasione di un evento organizzato da un gruppo di oppositori che vorrebbe rovesciare il governo di Teheran. La nuova crisi si situa in un contesto globale che richiama le vecchie logiche della guerra fredda. Uno dei sintomi che conferma questa tendenza è stata la dichiarazione, delle ultime ore, dell’ambasciatrice americana alla Nato, Kay Bailey, che ha comunicato che la Casa Bianca è pronta a “eliminare” i nuovi missili del Cremlino con gittata intermedia, in grado di trasportare testate nucleari, in quanto il loro sviluppo sta violando il trattato che punta ad abolire tali vettori. E’ alta anche la preoccupazione oltreoceano per la ricina, una sostanza che può portare fino al decesso di chi ne viene a contatto, posta in alcune lettere datate primo ottobre e indirizzate, ma bloccate dai servizi di sicurezza, al presidente Donald Trump, al suo ministro della Difesa James Mattis e al Comandante della marina militare John Richardson. L’Fbi ha aperto un’inchiesta su quanto è accaduto lunedì scorso.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia