(ASI) Ancora un grido di allarme. L’ennesimo tentativo di accendere i riflettori mediatici sulle violenze è giunto, questa volta, dall’inviato speciale degli Stati Uniti per il dialogo siriano in una conferenza stampa, tenuta oggi a New York, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
“Dieci giorni fa – ha ricordato James Jeffrey ai giornalisti presenti al palazzo di vetro della Grande Mela – le forze israeliane attaccavano probabilmente obiettivi militari iraniani” in Siria. Damasco ha provato a respingere l’incursione, attuata dai velivoli con la Stella di David, contro il proprio territorio abbattendo accidentalmente, nella notte tra il 17 e il 18 settembre, il jet russo nei cieli di Latakia. Il diplomatico americano ha evidenziato la necessità di fermare immediatamente le tensioni esistenti, in quanto potrebbero generare situazioni pericolose. E’ opportuno a tale scopo, a suo parere, “congelare il conflitto”, in corso dal 2011 e che ha provocato oltre mezzo milione di morti nel paese mediorientale, agendo con la massima rapidità. L’esponente di Washington ha ricordato infatti che ben 5 eserciti si stanno fronteggiando, l’uno contro l’altro, in quella zona calda del mondo e che eventuali altri incidenti potrebbero innescare effetti incontrollabili. I militari del presidente Bashar al – Assad e coloro che vi si oppongono non sono dunque gli unici coinvolti nelle ostilità, in quanto vi è la presenza anche di quelli del pentagono, di Tel Aviv, di Teheran, di Mosca e di Ankara che detengono interessi apparentemente divergenti tra loro. Ci troviamo davanti, pertanto, a uno scontro tra grandi potenze, regionali e globali, che potrebbero mettere a repentaglio la vita di moltissimi altri civili e scardinare l’ordine internazionale costruito faticosamente dal dopoguerra ad oggi. Le notizie che continuano a giungere intanto, dai campi di battaglia, paiono contrastare con i presunti tentativi delle cancellerie di cessare l’immane sofferenza di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini. Alcune fonti, al momento non confermate, hanno riportato la notizia dell’arrivo in loco di alcuni elementi del temutissimo sistema antimissile S300, di Mosca, che punta a blindare l’intero spazio aereo siriano, non consentendo ulteriori incursioni di caccia ostili. Lo Stato ebraico, che continua a godere dell’appoggio della Casa Bianca, non ha nascosto però di essere pronto a continuare le sue azioni offensive, per annientare le minacce nei propri confronti, alimentando così incubi che stanno tenendo l’umanità, da più di una settimana, col fiato sospeso.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia