(ASI) Il Senato di Buenos Aires ha respinto la possibilità di inserire l’interruzione volontaria di gravidanza nell’ordinamento statale.
Il progetto di legge che avrebbe introdotto l’aborto è infatti stato respinto con 38 voti contrari e 31 favorevoli. A giugno la Camera aveva invece approvato la proposta.
La decisione ha scatenato pesanti proteste fuori dall’aula parlamentare con alcuni manifestanti pro-aborto, circa 30, che hanno iniziato a lanciare bottiglie ed altri oggetti verso i “pro-vita”. L’intervento delle forze di polizia ha causato il ferimento di alcuni manifestanti.
Gli analisti da subito avevano anticipato che la Camera alta avrebbe respinto il provvedimento, anche se il voto finale è arrivato dopo ben 16 ore di dibattito nel corso delle quali hanno preso la parola 61 senatori su 72.
Oltre alle motivazioni etiche e morali, a far pendere il voto contro la legge anche l’alto costo che la sua applicazione comporterebbe. Rimane quindi in vigore la legge del 1921 che autorizza l’interruzione di gravidanza solo quando questa sia causa di stupro oppure sia in pericolo la salute della donne.
Tra i senatori che hanno votato a favore della legge anche l’ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner che in passato aveva espresso parere contrario. L’attuale presidente Mauricio Macri ha invece preferito non prendere posizione direttamente pur dicendosi “a favore della vita”.
Secondo le organizzazioni locali attualmente in Argentina vengono praticati annualmente circa mezzo milioni di aborti illegali, anche se la cifra viene stimata per difetto.
Attualmente gli unici paesi indiolatini dove l’aborto è lecito sono Cuba e l’Uruguay.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia