(ASI) Mosca – Vladimir Putin, poco prima del calcio d’inizio dei Mondiali di Calcio made in Russia nel 2018, ha dovuto annunciare al popolo russo una triste notizia: l’innalzamento dell’età pensionabile da 60 a 65 anni per gli uomini, e da 55 a 63 anni per le donne.
Una riforma annunciata ma che sembrava non avesse mai luogo, tant’è che in passato il Presidente russo aveva dichiarato che non avrebbe mai toccato l’età pensionabile, immutata tra l’altro da 90 anni, puro retaggio dell’epoca sovietica.
La realtà pensionistica russa è sempre stato una delle migliori al mondo per i lavoratori, grazie ai numerosi regimi speciali, sebbene l’importo delle pensioni non sia mai stato affatto elevato (al massimo qualche centinaio di Euro al mese). Proprio per questo motivo, il Premier Dmitri Medvedev ha precisato che si dovrà aumentare l’importo degli assegni, e che la legge dovrà essere sottoposta al vaglio del parlamento.
I russi sono ovviamente contrari alla riforma. Quasi un milione e 700 mila le firme raccolte on line dal sindacato “Confederazione del lavoro”, per contrastare la legge. E oltre alla petizione su Change.org, promossa dal presidente del sindacato Boris Kravchenko, potrebbero (a sua detta) seguire proteste pacifiche.
A causa della crisi demografica degli anni ‘90, la Russia deve fronteggiare la scarsità di giovani lavoratori e le previsioni indicano un calo della popolazione, entro il 2050, da 146 a 123 milioni. Anche l’aspettativa di vita non è punto a favore della riforma: si stimerebbe che il 40% e il 20% delle donne non vivrebbe abbastanza per godere della pensione. L’aspettativa di vita russa attualmente è 66 anni per gli uomini e 70 per le donne.
Vladimir Putin cerca di tirarsi fuori dal provvedimento impopolare. Il suo portavoce, Dmitrij Peskov, ha dichiarato che il presidente “non si occupa del processo di riforma delle pensioni, è una questione di competenza del governo”.
Valentino Quintana – Agenzia Stampa Italia