(ASI) Una sentenza della Corte di Giustizia Europea ha stabilito lo scorso 31 maggio, interpretando così il regolamento di Dublino III, il divieto per i paesi del vecchio continente di realizzare i respingimenti immediati dei migranti ai propri confini.
Secondo i giudici, infatti, “quando una persona si reca in uno stato membro, dopo aver presentato una domanda di protezione internazionale in un altro” – hanno spiegato i magistrati – , “il primo non può decidere di trasferirla verso il secondo”, senza che “quest'ultimo abbia dato il suo accordo alla richiesta di ripresa in carico". La tematica in questione è diventata di strettissima attualità, dopo la decisione dell’Italia di chiudere, lunedì scorso, i propri porti alla nave Aquarius che aveva soccorso alcuni migranti. Il provvedimento era stato criticato fortemente dalla Francia e ciò aveva generato una crisi diplomatica tra Roma e Parigi. La recente telefonata del capo dell’Eliseo,Emmanuel Macron, al suo omologo di palazzo Chigi, il professor Giuseppe Conte, ha consentito di superare lo scontro verbale che avrebbe potuto infliggere una pericolosa rottura, dei rapporti bilaterali, tra le due nazioni.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia