(ASI) L'Ecuador avrebbe speso 5 milioni di dollari in un'operazione di intelligence "per controllare e proteggere" Julian Assange, fondatore di Wikileaks, cui nel 2012 ha concesso lo status di rifugiato politico nella propria ambasciata di Londra.
Lo sostiene il giornale britannico "Guardian" che ha sostegno della propria tesi ha pubblicato alcuni documenti riservati inerenti questa operazione nome in codice "Operazione ospite". Da quanto si apprende i fondi sarebbero stati utilizzati per pagare agenti sottocopertura, gli avvocati di Assange ed altri personaggi che hanno agito in questa vicenda.
I nomi di chi è entrato in contatto con l'informatico sono stati registrati in un elenco: vi figurano membri di gruppi nazionalisti europei, persone collegate al Cremlino, ma anche hacker, attivisti, avvocati, giornalisti e, segnala il Guardian, persino Nigel Farage, ex figura del partito britannico eurofobo Ukip e "campione" della Brexit. Secondo i documenti consultati dal quotidiano, l'operazione sarebbe stata convalidata da Rafael Correa, figura della sinistra sudamericana ed ex presidente dell'Ecuador fino allo scorso anno, oltre che dal ministro degli Esteri Ricardo Patino. Nel 2010, WikiLeaks ha pubblicato informazioni trapelate dal soldato statunitense Bradley Manning, che denunciava crimini di guerra commessi dalle forze Usa in Iraq e in Afghanistan, oltre a migliaia di documenti diplomatici segreti.
Negli utlimi tempo, stando ai più recenti rumors di stampa, il rapporto tra Assange e l'Ecuador si sarebbe deteriorato, anche a causa del cambio di amministrazione nel paese indiolatino tanto che Quito potrbbe a breve revocare lo status di rifugiato politico.
In febbrario il governo dell'Ecuador aveva confermato la sua volontà di mantenere la protezione internazionale sull'informatico australiano rifugiato a Londra. Quito annunciava la sua posizione dopo aver appreso che la giustizia britannica aveva confermato il mandato di arresto contro il fondatore di Wikileaks.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia
Foto: David G Silvers. Cancillería del Ecuador.